L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2019, con una risoluzione adottata all’unanimità, ha proclamato il 2021 Anno Internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile. Si vuole così rinnovare l’attenzione su questa piaga sociale e sollecitare i governi ad adottare le misure necessarie per promuovere il lavoro dignitoso e raggiungere l’Obiettivo 8.7, previsto dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.
Questo obiettivo chiede agli Stati Membri di adottare misure efficaci ed immediate per eliminare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani, garantire la proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile, come l’uso dei soldati-bambini e di porre termine a tutte le forme di lavoro minorile entro il 2025.
Un progetto ambizioso ma necessario, perché si tratta di un problema di rilevanza globale, che colpisce un bambino su 10.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro considera che negli ultimi 20 anni siano stati affrancati dal lavoro minorile quasi 100 milioni di bambini, con progressi raggiunti però in maniera diseguale nelle varie parti del mondo. Le stime più recenti dell’OIL ci mostrano che ancora 152 milioni di bambini, di cui 68 milioni sono bambine, sono vittime di questo odioso sfruttamento. Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività pericolose che mettono a rischio la salute, la sicurezza ed il loro sviluppo morale. In questi giorni ad esempio alla ribalta delle cronache è arrivata la situazione di molti minori congolesi che lavorano nelle miniere illegali di coltan, cobalto e altri preziosi minerali indispensabili ad alimentare le batterie dei nostri cellulari e tablet. La loro condizione è esemplificativa di quella che è la terribile condizione di questi milioni di minori: lavorano a mani nude, senza nessun equipaggiamento protettivo, per almeno 14 ore al giorno per paghe infime.
Il fenomeno si è inasprito con la crisi economica innescata dalla pandemia del Covid-19, che ha esacerbato le disuguaglianze già esistenti, mettendo a repentaglio i progressi compiuti nella lotta contro il lavoro minorile. Per molti bambini e le loro famiglie la pandemia ha causato l’interruzione dei percorsi di educazione, istruzione e formazione, malattie familiari e perdita del reddito familiare.
I responsabili dei progetti che verranno lanciati nel 2021 sono invitati a documentare i loro sforzi e i progressi compiuti con video, interviste, raccolta di testimonianze, storie ed esperienze. Tutte le parti sociali sono chiamate ad agire concretamente anche con azioni di studio del fenomeno. Le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori sono fondamentali per coinvolgere i lavoratori, i piccoli produttori, le imprese, i lavoratori autonomi nella lotta contro il lavoro minorile, dando loro la possibilità di impegnarsi nel dialogo e nella contrattazione collettiva. I sindacati possono svolgere un’azione rilevante su questo tema, includendo ad esempio la prevenzione del lavoro minorile nella contrattazione collettiva.
L’Anno Internazionale culminerà alla quinta edizione della Conferenza Globale sul lavoro minorile che si terrà in Sudafrica nel 2022, dove si farà il punto dell’azione collettiva a livello mondiale, l’unica che può invertire questa violenza su bambini e ragazzi.
di Rosaria Russo