Il mondo dello sport italiano conta oltre 11 milioni di tesserati, 1 milione di operatori e 95.000 società, e genera il 2% del PIL nazionale.
Premessa necessaria per capire cosa effettivamente rappresenti questo settore complesso e variegato, sia dal punto di vista sociale che economico e come funzioni in generale lo sport nel nostro Paese.
A gestirlo è il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), la massima istituzione pubblica che coordina, gestisce e finanzia tutte le discipline e le attività sportive ai diversi livelli. Emanazione del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), ad esso sono demandati organizzazione e potenziamento dello sport nazionale che realizza attraverso la promozione e la massima diffusione delle varie attività sportive.
Il CONI può definirsi, cioè, la Confederazione delle FSN (Federazioni Sportive Nazionali) e delle DSA (Discipline Sportive Associate), nonché degli Enti di Promozione Sportiva Nazionali e territoriali e delle Associazioni Benemerite.
Dal 2002, per effetto di una riforma voluta dal Legislatore, il CONI ha mantenuto la propria natura giuridica di Ente pubblico, ma per l’espletamento dei propri compiti, si avvale di una società di servizi – la CONI servizi spa – alla quale ha conferito tutto il proprio personale e i beni di proprietà.
Nel 2019, CONI servizi spa ha assunto la denominazione di Sport & Salute spa acquisendo nuovi ed ulteriori compiti, fra cui la responsabilità del finanziamento alle Federazioni Sportive, Dsa ed Eps, prima di competenza del Coni pubblico.
L’intero e complesso apparato istituzionale è finalizzato a supportare il movimento sportivo nazionale che conta, come abbiamo detto, 95.000 società sportive per un totale di 11 milioni di tesserati (fonte Istat e Censis).
Va anche sottolineato che, se a questi numeri si aggiungono coloro che dichiarano di svolgere attività fisica sportiva nel loro tempo libero, il totale assoluto raggiunge gli oltre 15 milioni di praticanti, distribuiti fra le varie discipline sportive!
Sono numeri significativi che, probabilmente, meriterebbero più attenzione ed una maggiore considerazione. Ed infatti, nonostante gli organismi preposti operino al massimo delle possibilità, non sempre si riesce ad assicurare a tutti i cittadini l’accesso alla pratica sportiva, a causa della cronica carenza d’infrastrutture.
Il nostro Paese, cioè, difetta ancora di una organica politica di investimenti in grado di garantire un effettivo diritto allo sport, intimamente legato al diritto alla salute, sia attraverso la realizzazione su tutto il territorio nazionale di impianti pubblici e la riqualificazione e messa in sicurezza di quelli esistenti, sia attraverso il concreto sostegno a quei privati che, spesso con non poche difficoltà e a costo zero, sopperiscono con mezzi propri alle carenze del sistema pubblico.
Eppure lo sport, è opportuno sottolinearlo, svolge una funzione fondamentale per lo sviluppo psicofisico dell’individuo e per la sua salute, oltre a costituire un formidabile strumento pedagogico, educativo e culturale.
La drammatica situazione che sta attraversando il nostro Paese, a causa del covid-19, e le misure straordinarie adottate da Governo e Parlamento per il contenimento del rischio contagio, non ha di certo lasciato indenne il mondo dello sport.
Le restrizioni imposte, infatti, hanno impattato violentemente sul mondo sportivo con l’annullamento di manifestazioni, di gare, di campionati e financo delle sessioni di allenamento degli atleti, compromettendo l’economia di un settore altamente strategico per il Paese. Senza contare le limitazioni alla stessa pratica sportiva imposte ad ogni cittadino. Va ricordato, infatti, come nell’ambito di questo settore nevralgico, operino, fra gli altri, centinaia di migliaia di tecnici, istruttori, addetti agli impianti sportivi, molto spesso giovani a rischio disoccupazione e precariato sistematico, con conseguente possibile dispersione di professionalità acquisite, tra l’altro, attraverso specifici percorsi formativi, diplomi di laurea, master specialistici. Senza dimenticare le intuibili conseguenze sull’indotto dell’intera filiera (attrezzistica, abbigliamento sportivo, manutenzione e sicurezza degli impianti ecc.). Vanno inoltre considerati gli attori, i promotori e i veri fautori di tutto il sistema sportivo e nazionale, nonché il volontariato sistematico di dirigenti, di accompagnatori, di istruttori, allenatori, addetti agli impianti e, soprattutto, l’aiuto ed il sostegno morale ed economico di padri, madri, nonni e nonne, in special modo nei settori giovanili e scolastici delle 45 discipline sportive.
Il Ministro dello sport, Spadafora, il Presidente e Amministratore Delegato di S&S spa, avv. Vito Cozzoli e il Presidente del CONI, Malagò si sono impegnati ad assumere ulteriori provvedimenti legislativi ed ordinamentali, oltre che per le Società ed i tesserati delle Leghe dei professionisti, anche per le Società ed i tesserati affiliati alle Leghe dei dilettanti e dei settori giovanili e scolastici di tutte le discipline sportive, anche degli sport cosiddetti “minori”!
Impegni che ci auguriamo vengano rispettati. A meritarlo, l’esercito di cittadini di tutte le età, che sacrifica il proprio tempo libero e le proprie risorse economiche per il bene dello sport e degli sportivi a tutti i livelli e che intanto attende dalle Istituzioni e dai massimi vertici dello Sport una riapertura delle attività con regole e protocolli intelligenti e, ancor di più, con risorse certe e consistenti per le ASD/SSD e per le famiglie, che già contribuiscono significativamente al mantenimento ed alla crescita fisica e morale di questa grande filiera di 15 milioni di italiani giovani e adulti.
Giuseppe Parisi
foto dal sito wikipedia