Prorogata fino al 1° novembre 2020 la prima mostra monografica, dedicata al pittore del tardo cinquecento Orazio Borgianni, curata da Gianni Papi, uno dei maggiori studiosi di Caravaggio e dell’ambiente caravaggesco a Roma e Napoli.
L’esposizione ha luogo a Palazzo Barberini, dove si conservano due vette dell’arte di Borgianni l’Autoritratto e la Sacra Famiglia con San Giovannino, Santa Elisabetta e un angelo. La vicenda storico-artistica di Borgianni, nato a Roma da padre fiorentino nel 1574, viene tratteggiata attraverso le 18 opere autografe, che compongono la prima parte espositiva e che rimarcano la sua attività romana.
Una seconda sezione della mostra, composta da altri 17 dipinti di eccellenti artisti, vuole mettere in risalto l’influenza che Borgianni ebbe su una nutrita schiera di pittori, fra i quali Carlo Saraceni, Giovanni Lanfranco, Antiveduto Gramatica, Giovanni Serodine.
Ebbe una vita tumultuosa, di pennello e spada potremmo dire, al pari dell’altro genio, Caravaggio, che in parte ne influenzò la cifra stilistica. Ma del tutto autonomo fu il percorso che condusse Borgianni ad essere un innovatore.
Papi sottolinea che il suo genio ebbe bisogno di alimentarsi lentamente e gradualmente. Non ebbe esordi sfolgoranti ma solo a trent’anni, dopo molte esperienze che lo videro attivo anche in Spagna, dove conobbe El Greco, giunse ad un proprio originale linguaggio. Questo suo personale approccio nei confronti del linguaggio caravaggesco veniva a mescolare la cultura cinquecentesca che stava alle sue radici, evidente nei colori smaltati, dal tratto caldo e sfumato, con la forza compositiva che invade il primo piano della tela, propria del Merisi.
Anche la sua fu una vita breve, spegnendosi nel 1616 poco più che quarantenne.
Orazio Borgianni – Cristo tra i dottori
di Eleonora Marino