Da troppo tempo ormai i pubblici dipendenti, per i quali sono stati adottati provvedimenti che li hanno penalizzati, sono al centro del mirino e costretti a pagare oneri notevoli senza alcun giustificato motivo.
Si sta vivendo un lungo periodo di blocco dei contratti del quale è difficile prevederne la fine, stante la conclamata decisione della politica di considerare il pubblico impiego come un peso per la collettività e non una risorsa.
Il sistema previdenziale oramai non è assolutamente riconoscibile come coacervo di norme volte ad assicurare al lavoratore una tranquilla e dignitosa vita da pensionato. Per il pubblico dipendente è ancora più vessatorio perché anche la normativa che disciplina la previdenza complementare per il pubblico impiego, oltre ad essere ampiamente virtuale e, quindi, suscettibile di essere un ennesimo onere per lo Stato con le presumibili conseguenze, è profondamente sperequata rispetto alla struttura adottata per i lavoratori privati.
La informatizzazione, seppur con notevoli ritardi, ha fatto il suo ingresso nella P.A., e i benefici per i cittadini si palesano giorno dopo giorno. Troppo spesso, però, si è dimenticato che la professionalità dell’esperto funzionario non è sostituibile con un programma, mentre il perdurante blocco delle assunzioni sta provocando non poche difficoltà alle amministrazioni, in quanto la continua perdita di personale estremamente qualificato, che non ha potuto trasmettere a nessuno quanto è riuscito ad accumulare in termini di esperienza e capacità, si traduce sovente con una perdita secca di funzionalità delle strutture operative.
Non si è proceduto ai licenziamenti, così come qualcuno adombrava guardando altri paesi europei, però nei fatti il blocco delle assunzioni che oramai dura da anni, antecedenti alla attuale crisi economica, ha spopolato gli uffici, al punto tale da rendere in taluni casi virtuale anche il processo di decentramento, volto ad implementare i servizi per la collettività, adottato delle amministrazioni.
Lo stesso blocco dei rinnovi contrattuali, se tradotto in termini economici complessivi è ben equivalente a una riduzione forzosa del numero dei dipendenti pubblici.
Insomma, nessuno sconto è stato fatto ai lavoratori pubblici ed è stato preso tutto ciò che si poteva prendere.
Il problema del Paese, che sta apparentemente raschiando il fondo del barile per sopperire alle richieste imperiose per fronteggiare la crisi economica, si riferisce all’azione dei tagli che ha riguardato solo alcuni elementi, lasciando praticamente le vere magagne, i mille rivoli di sprechi e di posizioni comode e redditizie, che allignano ovunque. Quindi manovre inique e fortemente sbilanciate.
Il processo di “riforma” della pubblica amministrazione, ha portato con sè anche un poderoso attacco al sindacalismo autonomo ed alla contrattazione. La riduzione dei comparti di contrattazione non risponde ad alcuna reale esigenza di velocizzare le procedure di contrattazione, esse hanno da sempre avuto rallentamenti imputabili solo ai ritardi della messa a disposizione delle risorse necessarie. Quello che, però, è evidente è il tentativo di sopprimere organizzazioni sindacali autonome, che nella specificità dei singoli settori evidentemente hanno da sempre costituito per qualcuno un “disturbo” da eliminare, tentando di giungere a questo risultato con la riduzione dei comparti di contrattazione e la speranza che questo portasse alla dissoluzione di tali elementi.
Questo lo scenario, estremamente preoccupante, che si presenta.
Un primo dato importante da mettere in campo è quello riferito alla esperienza dei lavoratori che devono fronteggiare quotidianamente un’ utenza sempre più preda di una legislazione di difficile lettura. Basti pensare agli interventi sull’età pensionabile e rendersi conto che per un cittadino è difficile orientarsi in tale ginepraio al fine di comprendere se e quando maturerà il suo diritto alla pensione. I colleghi devono quotidianamente fare fronte a carenze di personale, di strumenti, e alle necessità produttive pur avendo subito continue mortificazioni; eppure continuano a svolgere il loro lavoro magari cercando di supplire alla carta che manca, alle stampanti che non funzionano, al toner esaurito delle copiatrici ed altre amenità simili, figlie della esigenza delle amministrazioni di operare risparmi. Come parimenti si devono confrontare con modelli organizzativi che non sempre sono adeguati alla bisogna. I cittadini devono essere informati di queste cose, devono sapere che molti disservizi dipendono anche da questi fattori che non sono assolutamente governabili dai lavoratori, ma imputabili a scelte gestionali ed economiche che non hanno tenuto conto della funzionalità delle amministrazioni.
Gli aspetti contrattuali, ovvero la scelta del Governo avallata dal Parlamento, di bloccare i rinnovi contrattuali, lasciando esposte le retribuzioni alla erosione della inflazione, all’aumento delle tasse sia a livello centrale che locale, sono una materia delicatissima per la quale al di là delle consuete azioni di lotta occorre utilizzare strumenti diversi volti a ristabilire il buon diritto a ripristinare i rinnovi contrattuali.
I provvedimenti di legge sono difficilmente contrastabili, ma è questo l’obiettivo che bisogna perseguire per riportare nel normale alveo della contrattazione e quindi anche dello scontro se necessario, le dinamiche che invece sono stare interrotte con un vero e proprio colpo di mano.
Anche la questione della previdenza, sia obbligatoria che complementare deve essere un punto centrale della azione da sviluppare in coerenza con quanto fatto sinora, cercando di fare contro-informazione rispetto al comune sentire, in modo da ristabilire anche nelle coscienze di tutti la certezza che il diritto a un trattamento pensionistico equo non è una regalia del Governo di turno, bensì un diritto costituzionalmente previsto e ampiamente pagato dai lavoratori!
Su tale argomento occorre proseguire con azioni mirate, che portino a un “allargamento” delle conoscenze su questa materia complicatissima riguardante tutti i lavoratori, a volte ignari degli effetti pratici sulle loro situazioni personali, promuovendo ove possibile azioni collettive dal punto di vista legale e insinuandosi tra le evidenti forzature delle norme di legge con azioni sindacali di lotta, allo scopo di ripristinare una situazione accettabile e rispettosa del dettato costituzionale.
Questi grandi temi costituiscono una precisa carta di identità della nostra organizzazione che ha da sempre conservato la propria autonomia e ha denunciato e contrastato, senza esitazione, le violazioni dei diritti dei lavoratori, ricevendo dagli stessi un ampio consenso e sostegno .