A Ferrara XVIII Biennale Donna. Attraversare l’immagine: donne e fotografia tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta

Fino al 31 ottobre 2020 alla Palazzina Marfisa d’Este sono in mostra le opere di 13 fotografe, italiane ed internazionali, grazie all’organizzazione del Comitato Biennale Donna dell’UDI e delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea ed al sostegno della Regione Emilia- Romagna. Il tema di questa diciottesima edizione della Biennale Donna di Ferrara riguarda i tre decenni del ‘900, che furono fondamentali per la conquista dei diritti e dell’affermazione individuale della donna.

Con un taglio di tipo antropologico, la mostra prende l’avvio dagli anni Cinquanta, quando iniziano a prendere corpo le rivendicazioni per cambiamenti radicali della cultura e della società, che si muovevano in direzione di maggiore libertà individuali e conquiste democratiche. Gli anni Settanta, segnati da drammatici conflitti e da una estremizzazione del rapporto tra politica e cultura, sono interpretati nella dimensione collettiva di azione, lotte e conquiste, che li caratterizzò. A quell’epoca fanno da contraltare gli anni Ottanta, gli anni di reflusso ed edonismo, in cui le grandi battaglie per i diritti civili, per l’emancipazione delle classi sociali e delle donne si affievoliscono e le pratiche collettive si volgono in un sentire sempre più individuale.

Le fotografe dell’esposizione hanno registrato questi cambiamenti, concentrando lo sguardo sui temi scottanti, che investivano sia la dimensione sociale che quella psicologica.

La mostra si apre con l’artista Diane Arbus, che con crudezza e realismo, pone a soggetto i mondi negati, paralleli alla normalità, realizzando scatti tra i più iconici dei nostri tempi. Chiara Samugheo, con un taglio neorealista, dedica una serie di foto alle tarantate salentine della fine degli anni Cinquanta. Lori Sammartino, con testi di Ennio Flaiano, racconta l’Italia che precede il boom economico. È presente una selezione di opere di Carla Cerati, che erano state pubblicate in Morire di classe nel 1969 con Berengo Gardin.

Potenti le immagini di Letizia Battaglia, che nell’arco di oltre mezzo secolo ha indagato il potere criminale, la prepotenza e la corruzione in Sicilia, di cui sono esposte una serie di scatti dedicati al mondo femminile.

La mostra propone anche le riflessioni dedicate a mondi extraeuropei. Della francese Françoise Demuler, prima donna a vincere nel 1977 il World Press Photo, due reportage di guerra dal Libano e dalla Cambogia. La finlandese Leena Saraste presenta immagini di desolazione e distruzione umana ed architettonica del conflitto israelo-palestinese agli inizi degli anni ’80, mentre Paola Agosti, che si è molto dedicata a documentare il mutamento della condizione femminile, presenta un reportage sull’apartheid, realizzato sempre nella decade degli Ottanta in Sudafrica. Non meno interessanti le opere delle altre fotografe partecipanti alla mostra, che si chiude con una selezione di immagini di Francesca Woodman, dedicate al disagio femminile, ritratto con potenza e poesia.

Il racconto fotografico ancora una volta cattura con la sua forza evocativa e con la delicatezza dell’arte.

di Eleonora Marino