Soltanto oggi Monti, con la sua ascesa ad attuale capo del governo italiano in qualità di affermato tecnico di acclamata fama europea, si è accorto che il pubblico impiego è stato nel passato inquinato da alcune scelte politiche da parte dei governi che l’hanno preceduto, come a dire c’è del marcio in Danimarca, tali da comprometterne la gestione in termini di economicità, produttività e rispondenza ai reali fabbisogni dell’utenza.
In effetti l’ex ministro della Funzione Pubblica Brunetta aveva messo mano ad una ipotetica riforma della amministrazione pubblica, che però non ha sortito l’esito sperato, anzi ne ha aggravato le anomalie e le contraddizioni, con tutta una serie di barriere a scapito della tutela dei lavoratori e mirate ad accrescere la centralità del potere governativo in questo settore.
Ora siamo ancora all’origine del problema e abbiamo il timore che si continuerà per un pezzo a tormentarci sulle soluzioni da adottare, in quanto convinti che questo Governo nell’attuale fase transitoria, impegnato com’è ad affrontare le congiunture che la recessione sta provocando, non abbia l’assillo di ricercare subito una via di uscita che soddisfi ambedue le parti contraenti. sia sindacale che datoriale.
Allora affermiamo che ciò deve rientrare nei compiti che si sono voluti assegnare a tale Governo, preposto a sanare anche le situazioni conflittuali determinatesi in precedenza. Qualora la risposta sia affermativa, sarebbe opportuno che venisse adottato un sollecito condiviso provvedimento che risolva tale questione. In effetti un tentativo è stato fatto con la definizione di una Intesa sul pubblico impiego, che se da una parte sconfessa le palesi incongruenze legislative sulla materia dell’ ex ministro Brunetta per gli stessi motivi che hanno spinto la nostra organizzazione a contrastarle, dall’altra però non dà alcuna indicazione sul complesso delle misure da adottare, con le quali realizzare la giusta collocazione del pubblico impiego nel nuovo assetto organizzativo strutturale, connesso ai servizi e alla attività del personale in ordine di occupazione e valorizzazione dei compiti assegnati.
A questo punto non si può transigere sulle soluzioni che vengono rinviate sine die, così come avvenuto con i passati regimi, che nei periodi preelettorali promettevano più di quanto richiesto salvo poi a dimenticarsi degli impegni assunti una volta conquistato il potere. Questo sistema di fare politica ci fa risalire alle raccomandazioni che Quinto Tullio Cicerone, questore in Asia, faceva al fratello Marco Tulio candidato al Senato: durante il periodo delle elezioni prometti molto e non ti crucciare se in seguito alla tua nomina non sei nella condizione di mantenere le promesse.