Siamo nel pieno della seconda ondata pandemica, al ridosso della terza!
Prevalgono polemiche e diatribe in ordine alla facoltà e necessità di vaccinarsi contro il Covid-19 in relazione ai conseguenti possibili rischi per la salute.
È vero tutto e il contrario di tutto, questo è quello che pensa la media degli italiani, stando ai social e ai comuni mezzi di informazione mediatica.
Sicuramente i più sono in preda ad un panico, che è generale e sottostimato.
Vi è un riciclo di notizie fondate sulla disinformazione, legate, prevalentemente, ai rischi (non provati), susseguenti alle vaccinazioni da farsi, paventati, prevalentemente, dai “negazionisti”, sparuta minoranza di disinformati.
Si tratta di una piccola percentuale di individui, poco scolarizzata, che riesce a coinvolgere una parte infinitesimale della popolazione, comportando una deframmentizzazione della fiducia nella medicina.
Sembrano, oggi, invece, finalmente maturi i tempi per garantire a tutti un vaccino sicuro, che si prevede possa essere obbligatorio solo nei casi di assoluta emergenza.
In ordine a quelli che sono ritenuti essere gli aspetti significativi, più salienti, per comprendere i tempi di realizzo, i costi e le problematicità dei tempi di ricerca, forniti dal Comitato nazionale per la bioetica, lo stesso evidenzia che “l’emergenza pandemica non debba portare a ridurre i tempi della sperimentazione, indispensabili sul piano scientifico, bioetico e biogiuridico, per garantire la qualità e la protezione dei partecipanti”.
Il Cnb è orientato nell’azione di rendere il vaccino un “’bene comune’ la cui produzione e distribuzione a favore di tutti i Paesi del mondo non sia regolata unicamente dalle leggi di mercato” .
In ordine ai criteri da seguire si tende a catalogare le classi di individui per conferire priorità a determinate categorie di persone, evidenziando che occorre, comunque, che “ ogni scelta di distribuzione si richiami al principio morale, deontologico e giuridico generale della uguale dignità di ogni essere umano e di assenza di ogni discriminazione, oltre che al principio integrativo della equità, ossia della particolare considerazione di vulnerabilità per specifici bisogni”.
Sicuramente la priorità va ai soggetti “fragili” per condizioni di età e di salute, non escludendo, il Comitato, la possibilità che “non vada esclusa l’obbligatorietà, soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione di virus.”
Comunque, in questi ultimi giorni dell’anno, che richiamano gli animi agli incontri familiari occorre, maggiormente, adottare tutte le misure di controllo raccomandate dal governo al fine di scongiurare il dilagarsi e la diffusione del fenomeno pandemico:
- mantenendo il distanziamento fisico e la limitazione dei contatti sociali, maggiormente frequenti, nel periodo delle festività natalizie;
- garantendo la massima tracciabilità dei contatti, per scongiurare l’immediata veicolazione della trasmissione del virus.
di Angela Gerarda Fasulo