Incontrare Sabrina Zuccalà è un’esperienza davvero particolare che offre una luce di speranza sulla conservazione delle bellezze uniche dell’Italia. Le nanotecnologie costituiscono, infatti, la specificità della sua azienda che ne studia gli applicativi a tecnologie ed ecosistemi paralleli. Il continuo interesse per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo di nuove tecnologie, coniugato con responsabilità, rischio, merito ed etica, ha portato Sabrina Zuccalà a creare un’azienda in assoluto unica ed esclusiva, oggi eccellenza italiana e internazionale, proiettata verso il futuro: la 4Ward360.
Colmare il divario tecnologico tra la ricerca scientifica e l’ingegneria applicata è quello che ha fatto l’imprenditrice italiana considerata, a livello internazionale, all’avanguardia nel campo delle nanotecnologie. Le nanotecnologie prevedono l’impiego di sostanze su scala molto piccola. Un nanometro (nm) è un miliardesimo di metro (il termine deriva dalla parola greca nanos, nano). In generale, una sostanza chimica è considerata “nano” quando le sue dimensioni sono dell’ordine di 100 nm o inferiori.
La nanotecnologia è l’insieme di metodi e tecniche per la manipolazione della materia su scala atomo-molecolare ed ha l’obbiettivo di realizzare prodotti e processi totalmente nuovi che durano nei secoli.
Il primo riferimento alla nanotecnologia risale al discorso tenuto da Richard Feynman nel 1959 mente il termine nanotecnologia fu coniato nel 1986 da Kim Eric Drexler, che definì la sua scienza: “Una tecnologia a livello molecolare che ci permetterà di porre ogni atomo dove vogliamo che esso venga posizionato”.
Oggi l’azienda di Sabrina Zuccalà progetta di applicare le tecniche conservative messe a disposizione dalla nanotecnologia alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale italiano, rimanendo saldamente nell’ambito di quanto recita l’articolo 9 della Costituzione della Repubblica, inserito nei primi 10 articoli che ne costituiscono i principi fondamentali.
La Repubblica Italiana, infatti, sancisce, tra i suoi principi legislativi, che i beni culturali e ambientali costituiscono il patrimonio culturale italiano, definito anche patrimonio storico artistico. I beni culturali sono, quindi, identificati come un patrimonio nazionale e vanno considerati come eredità culturale intangibile nella cui tutela, conservazione e valorizzazione, le tre azioni fondamentali che guidano una corretta gestione dei beni culturali, l’utilizzo della nanotecnologia si inserisce a pieno titolo. Le nanotecnologie hanno la potenzialità — in quanto settori multidisciplinari— di arrecare enormi vantaggi alla società grazie allo sviluppo di nuovi prodotti, materiali, applicazioni e servizi e al conseguente miglioramento della produttività e della qualità della vita.
Conservare la materia di cui sono fatte ville, abbazie, castelli, altri luoghi e opere d’arte per sempre. Questo è reso possibile oggi dall’azienda di Sabrina Zuccalà che detiene uno dei quattro brevetti a livello mondiale di applicazione delle nanotecnologie. Grazie a una donna, capace e amante dell’innovazione, l’Italia ha la possibilità di essere protagonista, a livello globale, della conservazione del proprio patrimonio culturale e di quello di altri paesi.
Ho avuto occasione di porre qualche domanda a Sabrina Zuccalà che riporto di seguito:
- Si vuole presentare?
Grazie per avermi dato l’opportunità di parlare di nanotecnologie e di cosa vuol dire essere imprenditori in Italia. La mia azienda si occupa di nanotecnologie. Produciamo nanomateriali. Nanomateriali è tutto, non solo ciò che può essere specifico per un settore. Produciamo nanomateriali a trecentosessanta gradi e siamo convinti di prenderci cura del nostro pianeta.
- Cosa l’ha portata ad occuparsi di nanotecnologie?
La voglia e la volontà di mantenere inalterato nel tempo ciò che i nostri occhi possono vedere e godere. Quindi far sì che chi verrà dopo di noi possa avere l’opportunità di godere delle bellezze monumentali e artistiche che abbiamo avuto la possibilità di ammirare noi. Se ci riferiamo ai beni culturali, sarebbe bellissimo poter tramandare intatto quanto abbiamo ereditato dal passato.
- La nanotecnologia può, appunto, servire a mantenere inalterate nel tempo, le bellezze immense del nostro paese anche dal punto di vista culturale?
Certo, diciamo che la nanotecnologia ferma il tempo. Usata nel modo giusto. Riusciamo a fermare il tempo sul bene e non solo. Si riesce a far sì che gli agenti atmosferici non deteriorino il bene. E, soprattutto, per quanto riguarda i nostri beni culturali essi devono sopportare una pressione antropica imponente. La nanotecnologia protegge appunto da tali attacchi, volontari e involontari, dell’uomo e del suo ambiente urbanizzato.
D.Quindi, il futuro del nostro paese è nelle mani della nanotecnologia? Lei lo vede così, almeno per quanto riguarda la protezione dei beni culturali?
Sì. Diciamo che abbiamo scoperto che la nanotecnologia può dare un bel futuro a tutti e spero di essere una pioniera nel campo della sua applicazione ai beni culturali.
di Carlo Marino
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