Purtroppo contrarre il Covid non ha più copertura per la malattia, le quarantene del 2020 erano pagate dall’Inps con i fondi stanziati dallo Stato, ma quelle di quest’anno sono pagate dalle tasche dei lavoratori.
E’ stato infatti scoperto che i fondi dello Stato non bastano più e restare a casa, a seguito del contagio Covid, equivale a non essere considerati in malattia. Infatti, quei 14 giorni saranno considerati metà mese di sospensione non retribuita o di aspettativa, quindi un lavoratore e la sua famiglia dovrà fare a meno per quel mese della metà dello stipendio.
Non finisce qui! Si deve tener conto che, non essendo più il periodo della quarantena da contagio Covid considerato come malattia, il relativo periodo di comporto non equivale più alla garanzia del mantenimento del posto di lavoro. Pertanto, oltre a veder volar via metà dello stipendio, il lavoratore rischia anche il licenziamento per assenza ingiustificata.
Chi rischia:
La normativa sul Covid impone la quarantena con sorveglianza attiva o l’isolamento fiduciario nel proprio domicilio a chi:
- è entrato in contatto con casi confermati di Coronavirus;
- è entrato in Italia da una delle zone a rischio epidemiologico, identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità o dal Ministero della Salute.
Come sopra detto fino al 2020 tutte le quarantene hanno avuto la copertura dei periodi dall’Inps, ma da Gennaio 2021 non è più così.
Paradossalmente chi vuole mantenere il posto di lavoro se è impiegato pubblico o nelle aziende private dovrebbe continuare a lavorare in modalità di lavoro agile nella propria abitazione. Questo però non vale per chi ha un altro mestiere come quello dell’elettricista, del cuoco, della cassiera del supermercato … costoro dovranno prendere le ferie per evitare il licenziamento.
I sindacati stanno cominciando a battersi per affrontare questa situazione anomala e ingiusta e alcuni hanno già scritto al Governo chiedendo un incontro urgente per sollecitare lo stanziamento dei fondi per il 2021 che possano coprire i periodi di quarantena, infatti, giustamente sostengono che non si possono né scaricare interamente sui lavoratori i costi e la responsabilità della prevenzione del virus, né tantomeno costringere i lavoratori interessati a scegliere tra la salute collettiva e il salario necessario a sostenere la famiglia, con il rischio di non rispetto della quarantena.
di Francesca Caracò