Di fronte all’inquietante aumento dell’antisemitismo, in Europa e altrove, la Commissione Europea ha presentato recentemente la prima strategia per rendere lo spazio europeo libero da ogni forma di discriminazione antisemitica, ponendosi l’ambizioso progetto di guidare la lotta mondiale contro l’antisemitismo.
La strategia definisce una serie di azioni incentrate su tre pilastri: prevenire ogni forma di antisemitismo; preservare e sostenere la vita ebraica; promuovere attività di ricerca, istruzione e commemorazione dell’Olocausto. L’UE propone misure volte a rafforzare la cooperazione con le imprese online per contrastare l’antisemitismo nel web, proteggere più adeguatamente gli spazi pubblici e i luoghi di culto, istituire un polo europeo di ricerca sull’antisemitismo e creare una rete di siti in cui si è consumato l’Olocausto.
La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha dichiarato lo scorso ottobre in occasione della presentazione della strategia: “Oggi ci impegniamo a sostenere la vita ebraica in Europa in tutta la sua diversità. Vogliamo che la vita ebraica torni a prosperare nel cuore delle nostre comunità, come è giusto che sia. La strategia che presentiamo oggi rappresenta una svolta decisa nella nostra risposta all’antisemitismo. L’Europa può prosperare soltanto se le sue comunità ebraiche si sentono sicure e prosperano”.
Margaritis Schinas, Vicepresidente per la Promozione dello stile europeo, ha aggiunto: “L’antisemitismo è incompatibile con i valori europei e con il nostro stile di vita europeo. Questa strategia, la prima nel suo genere, manifesta il nostro impegno a combattere questo fenomeno in tutte le sue forme e a garantire un futuro per la vita ebraica in Europa ed altrove. Lo dobbiamo a coloro che sono morti nell’Olocausto, lo dobbiamo ai sopravvissuti e lo dobbiamo alle generazioni future.”
L’Unione Europea, che si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, libertà, democrazia ed eguaglianza, il ruolo della legge ed il rispetto dei diritti umani, inclusi i diritti degli appartenenti a minoranze, vede nell’antisemitismo una totale incompatibilità con il cuore dei suoi principi. Come ha ricordato la Presidente Von der Leyen, si tratta di un veleno per la nostra società ed è compito di tutti lottare per prevenirlo e sradicarlo.
Purtroppo generazioni dopo la Shoah, ci troviamo di fronte ad una recrudescenza di questo fenomeno, che non è questione che riguardi solo i cittadini di religione ebraica, ma un rischio concreto per una società aperta e democratica.
L’antisemitismo contemporaneo si presenta in molteplici forme, vecchie e nuove: dai discorsi di odio in rete a crimini d’odio, attacchi fisici e alle proprietà e istituzioni, la profanazione di sinagoghe, cimiteri e memoriali. Nella vita quotidiana, in luoghi pubblici, nei media, nello sport, nella cultura, vi sono costantemente espressioni, commenti o discorsi antisemiti. Tutto ciò ha portato negli ultimi anni ad attacchi omicidi come quelli accaduti nel 2012 nella scuola Ozar Hatorah di Tolosa, nel 2014 al Museo Ebraico di Bruxelles, all’Hypercasher a Parigi,o alla Sinagoga di Halle nel 2019.
In casa nostra l’Osservatorio antisemitismo del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea registra costantemente e puntualmente episodi, discorsi e passaggi antisemitici, che si riscontrano nella vita quotidiana e su stampa e media in particolare. Si passa da svastiche sul vano dell’ascensore e sul pianerottolo dell’abitazione di una famiglia appartenente alla locale Comunità ebraica di una importante città del Nord Ovest a siti web tradotti in italiano di matrice islamista, che accusano gli israeliani di rubare gli organi dei bambini palestinesi o alle ricorrenti ingiurie cui è fatto oggetto la Senatrice Liliana Segre. Nel 2019 gli episodi di odio antisemita sono aumentati e per la prima volta si sono anche registrate delle aggressioni fisiche. Ma la piattaforma principale in cui si manifesta e si diffonde l’antisemitismo è il web, l’online, dove si dispiega un contesto particolarmente violento sia nel linguaggio che nelle immagini.
Con la pandemia da Covid-19 nuova benzina è stata gettata con la riproposizione della cospirazione giudaica internazionale o tesi complottiste di ogni tipo. Proprio la comunità ebraica, più di ogni altro gruppo, persino dei cinesi, è stata accusata di aver creato il virus e di aver sviluppato il vaccino a scopo di profitto. Ma mentre discorsi di odio e attacchi antisemiti sono facilmente identificabili, una diffusa ignoranza storica e l’indifferenza nelle nostre società permette all’antisemitismo di svilupparsi ed anche di crescere.
Di qui l’esigenza fortemente avvertita dall’UE di mettere in atto tutta una serie di provvedimenti a partire dal 2015, quando si è insediato il primo Coordinamento per la lotta contro l’antisemitismo. Nel 2018 il Consiglio ha adottato una Dichiarazione relativa alla lotta contro l’antisemitismo, cui ha fatto seguito nel 2019 l’integrazione nel portafoglio del vicepresidente della Commissione responsabile peer la Promozione dello stila di vita europeo, a riprova dell’intenzione di affrontare l’antisemitismo, come priorità trasversale. Nel dicembre 2020 il Consiglio ha adottato un’ulteriore Dichiarazione sull’integrazione della lotta contro l’antisemitismo in tutti i settori di intervento.
Molti dei settori di azione connessi alla lotta contro l’antisemitismo sono principalmente di competenza nazionale. Tuttavia l’UE svolge un ruolo importante nel fornire orientamenti politici, coordinare le azioni degli Stati membri, monitorare l’attuazione dei progressi, fornire sostegno attraverso i fondi dell’UE e promuovere lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri. A tal fine la Commissione trasformerà l’attuale gruppo di lavoro sulla lotta all’antisemitismo in una struttura permanente, che riunirà gli Stati membri e le comunità ebraiche.
I dati raccolti negli ultimi anni, in particolare da studi svolti nei principali paesi europei, mostrano che nove ebrei su dieci ritengono che l’antisemitismo sia aumentato nel loro paese, e l’85% di essi lo considera un problema grave. Per affrontare la spinosa questione la Commissione mobiliterà fondi UE e aiuterà gli Stati membri ad elaborare e attuare le loro strategie nazionali. Si sosterrà inoltre la creazione di una rete europea di segnalatori di fiducia e di organizzazioni ebraiche, per eliminare l’illecito incitamento all’odio online. La Commissione collaborerà con l’industria e le società del settore informatico per prevenire l’esposizione e la vendita illegali di simboli, oggetti commemorativi e letteratura online legati al nazismo.
Il 38% degli ebrei hanno preso in considerazione l’eventualità di emigrare perché non si sentono sicuri in quanto ebrei nell’UE. Ad evitare tale situazione di insicurezza la Commissione accorderà finanziamenti per proteggere più adeguatamente gli spazi pubblici e i luoghi di culto. Nel 2022 sarà pubblicato l’invito a presentare proposte, con la messa a disposizione di 24 milioni di euro.
Attualmente un cittadino europeo su venti non ha mai sentito parlare dell’Olocausto. Per mantenere viva la memoria, la Commissione sosterrà la creazione di una rete di luoghi in cui si è consumato l’Olocausto, che non sempre sono noti, ad esempio, i nascondigli e i luoghi di esecuzione. Giovani ambasciatori europei saranno incaricati di promuovere la memoria dell’Olocausto. Per valorizzare il patrimonio ebraico, la Commissione inviterà le città che si candidano a Capitale europea della cultura ad interessarsi alla storia delle loro minoranze, compresa la storia della comunità ebraica.
L’UE utilizzerà tutti gli strumenti disponibili per invitare i paesi partner a contrastare l’antisemitismo nel vicinato dell’UE e oltre, anche attraverso la cooperazione con le organizzazioni internazionali. Assicurerà che i fondi esterni dell’UE non possano essere indebitamente assegnati ad attività che incitano all’odio e alla violenza, anche nei confronti degli ebrei.
La strategia verrà attuata nel periodo 2021-2030, mentre le misure nazionali dovrebbero essere adottate entro il 2022 e riviste dalla Commissione Europea entro il 2023.
Come ebbe a dire Primo Levi “è accaduto, quindi può accadere di nuovo”, ma soprattutto come chiosò il Premio Nobel Elie Wiesel “Ricordiamoci: ciò che più ferisce la vittima non è la crudeltà dell’oppressore ma il silenzio di chi assiste indifferente.”
di Rosaria Russo