Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), che con i suoi 12.000 mq. è considerato di importanza mondiale per quanto riguarda l’arte romana, ospita fino al 18 aprile 2022 la mostra sui gladiatori.
Per capire questa mostra bisogna fare un breve excursus storico sui protagonisti della mostra.
Le popolazioni titaniche hanno inventato i giochi gladiatori e i posti dove si vedono le testimonianze sono l’Etruria e l’Italia meridionale in cui gli archeologi hanno trovato rappresentazioni di tombe (alcune sono presenti nel museo) in cui sono scolpiti scene di giochi gladiatori.
Le cerimonie funebri costituiscono l’origine dei gladiatori: tali cerimonie all’epoca erano simili a quelle greche, ma in Italia si sono aggiunti i giochi gladiatori. Inizialmente erano un sacrificio umano sulle tombe, ma a Roma i sacrifici umani erano vietati.
Fino all’imperatore Augusto gli eventi erano organizzati da privati, ma con l’avvento di Augusto, gli organizzatori furono funzionari statali, appartenenti alla classe dei cavalieri o dei senatori che, per avere il favore popolare, offrivano giochi ai cittadini. Gli imprenditori, chiamati Lanisti, costituivano la famiglia gladiatoria, provvedevano a tutto, anche ai contratti.
I gladiatori erano normalmente degli schiavi, di proprietà del lanista, o di altri che li affittavano al lanista per farli combattere nell’arena. Altra tipologia di gladiatore erano persone talmente indebitate che per essere in grado di onorare i debiti, pur rimanendo cittadini liberi, con i propri diritti, facevano un contratto da gladiatore con il lanista per dividere i proventi del combattimento in arena.
Nell’età imperiale gli imperatori si esibirono nell’arena combattendo con i gladiatori per vincerli e gratificare la loro fama agli occhi del popolo (così Commodo e Claudio), era una dimostrazione di forza, per intimidire eventuali attentatori. Un’altra dimostrazione di forza fisica era quella di entrare nell’arena con i cocchi tirati da dieci cavalli.
I lanisti spendevano molto per organizzare gli eventi e la sera prima del combattimento offrivano ai gladiatori una cena di prelibatezze e i vini migliori, che erano tenuti in crateri enormi di argilla, con una base in legno e dipinte con varie scene (nel museo, ce ne sono vari esemplari bellissimi in un salone).
E’ stato trovato un passo di Seneca, nelle fonti, in cui scrive che tutte le prelibatezze che i gladiatori assumevano durante la cena, dovevano poi restituirle il giorno dopo in sangue.
Ma non tutti i gladiatori dovevano per forza morire, non era interesse del lanista spendere tanto per organizzare una famiglia gladiatoria, per poi vederla morire nell’arena, ma la folla comunque voleva vedere scorrere il sangue.
Negli allenamenti infatti, la grande differenza con il legionario, era che il militare veniva addestrato a colpire nei punti vitali, il gladiatore veniva addestrato a colpire nei punti non vitali, quindi sulle guance, sulle braccia, sulle cosce, ma non certo la gola o il torace. Per cui se nel combattimento c’era una sola famiglia gladiatoria, il lanista metteva in campo le sue coppie di gladiatori che si colpivano a vicenda senza uccidersi, se invece le famiglie gladiatorie erano di più i lanisti si mettevano preventivamente d’accordo per non perdere le loro proprietà (gli schiavi gladiatori). Le morti comunque erano molte perché non essendoci antibiotici, a seguito delle ferite, i gladiatori spesso morivano di tetano. Le fonti ci parlano di 12 tipologie di gladiatori.
A differenza dei gladiatori i legionari avevano un’armatura che doveva proteggere, ma doveva essere anche leggera, anche se un’armatura completa pesava non meno di 15 chili. I gladiatori erano o Nubiani, o Galli o Germani o Slavi, perché erano robusti e molto alti e potevano portare questo peso. L’elmo doveva lasciare una visuale ampia e dal tipo di elmo si può capire che stile di guerra doveva affrontare il militare. I greci, usi a fare battaglie di sfondamento, avevano un elmo che offriva poca visuale ai lati, appunto perché dovevano guardare avanti per sfondare le fila nemiche.
I legionari romani facevano invece una guerra di sterminio, vinta la battaglia erano usi inseguire il nemico per ucciderlo, quindi dovevano avere una visuale ampia, gli elmi erano costruiti in modo da non ostruire il lavoro del militare.
I romani non avevano medaglie o altri ornamenti sull’armatura, perché avrebbero potuto costituire punti in cui il nemico poteva puntare la spada e penetrare la lama in un punto vitale. Per questo motivo armature ed elmi erano costruiti lisci. Quando la battaglia era finita e vincenti dovevano fare la marcia trionfale rientrando a Roma, indossavano l’armatura da cerimonia che aveva decorazioni.
I gladiatori avevano armature diverse da quelle dei legionari, nel MANN si possono ammirare varie armature e vari elmi gladiatori, le cui caratteristiche rispondono a criteri logici e pratici: dovendo fare spettacolo e dovendo dare il sangue, le armature erano piene di decorazioni e gli elmi potevano essere a tesa larga, ondulata, e potevano essere talmente grandi da coprire completamente la visuale. Lo schiniere o gambiera, che è quella parte dell’armatura che protegge parte della gamba, dal malleolo al ginocchio e che serviva per proteggere la parte che rimaneva al di fuori dello scudo, per il legionario era liscia, in modo che la spada non si appuntasse, il gladiatore l’aveva decorata.
Interessante vedere anche gli strumenti musicali che accompagnavano i gladiatori mentre combattevano, al MANN si possono ammirare le trombe incurvate, i flauti, i timpani.
Bellissimi anche i pavimenti o le pareti con i mosaici gladiatori, in cui sono rappresentate le belve con cui i gladiatori combattevano per salvarsi la vita.
In una sola manifestazione, al Colosseo, che durava anche due mesi, le fonti dicono che furono uccisi 5000 animali.
Oltre alla mostra sui gladiatori possono essere ammirati reperti delle ville di Pompei, Ercolano, e di Castellamare di Stabia. Mosaici meravigliosi, che sembrano dipinti, fra cui la battaglia di Isso, in cui 40.000 Macedoni si scontrarono contro 100.000 Persiani e rappresenta il momento in cui Alessandro Magno fa impeto, con la sua cavalleria e a cavallo di Bucefalo, contro il re persiano Dario III.
Si possono inoltre ammirare svariate statue, ricche di particolari, fra cui la scultura del satiro dormiente o ubriaco, esposto nella parte dedicata alla Villa dei Papiri, oltre ad una collezione di argenteria, arte funeraria e vasi di vetro molto particolari.
Il Museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19.30 ed è chiuso il martedì. L’ingresso è consentito a 8 persone ogni 5 minuti, che devono mostrare il Green Pass valido per avere l’autorizzazione ad entrare.
di Francesca Caracò