SALVAGUARDARE L’AUTONOMIA GESTIONALE DI INPS ED INAIL PER SALVARE DECENNI DI IMPEGNI E SACRIFICI DEI LAVORATORI. Un governo indaffarato a tentare di fare riforme che non ci servono e che potrebbero segnare anche la sua fine, un governo che smonta il sistema di vigilanza colpendo le strutture di INPS ed INAIL, un governo che promette mancette in lungo ed in largo, un governo che non trascura alcuna occasione per attaccare le Organizzazioni Sindacali ed i diritti dei Lavoratori, un governo che è incapace di affrontare i guasti provocati della legge Monti Fornero, un governo (come tutti gli altri) che non riesce a mettere a fuoco il drammatico problema della previdenza che a breve popolerà il paese di pensionati indigenti, un governo che arzigogola anche di fronte ai pronunciamenti della Corte Costituzionale, un governo che vara l’ennesima inutile riforma della P.A., un governo che non ha nella sua agenda una revisione del provvedimento di scioglimento della CRI (e la lista sarebbe ancora molto lunga): questo è l’interlocutore che abbiamo di fronte!
Abbiamo sentito tanti dotti “parlatori” disquisire sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego, con interviste, dichiarazioni, libelli e grida di manzoniana memoria.
Ci chiediamo cosa sarebbe accaduto se non ci fossimo attivati noi della FIALP con il vittorioso ricorso alla Corte Costituzionale contro i ripetuti blocchi dei contratti del pubblico impiego.
Ora, volere o volare, si deve aprire la stagione contrattuale e chiaramente ognuno dovrà fare la sua parte. Il governo si barricherà dietro la decisione della Corte, che sembra voler dire che non vi sono le possibilità per il recupero dei famosi “arretrati”.
Ha ben altri pensieri il governo, non considera il pubblico impiego come un redditizio bacino elettorale anzi, probabilmente, ritiene che è più pagante continuare l’impresa avviata dall’ex ministro Brunetta di demonizzazione del pubblico dipendente e cerca di pescare nello stagno mediante la promessa di altre mancette ai cittadini, ma anche e soprattutto alle imprese.
A nostro avviso, la tornata contrattuale del pubblico impiego potrebbe portare in evidenza una questione fondamentale, che dettaglieremo in fase di illustrazione della nostra piattaforma rivendicativa nei prossimi giorni.
C’è lo scoglio delle varie eredità della riforma Brunetta, come quella relativa alle astruse modalità di distribuzione del salario accessorio, cosi come l’esclusione dal confronto sull’organizzazione del lavoro e, non ultima e molto importante, quella della costituzione di nuovi e in numero ridotto, Comparti di contrattazione.
Non possiamo nascondere la nostra preoccupazione in proposito, perché appunto questa balorda norma può portare una serie di notevoli danni.
Il Comparto EPNE ha sviluppato dinamiche contrattuali molto specifiche, ha percorso e continua a percorrere strade che hanno visto il dipanarsi della adozione di vari modelli organizzativi finalizzati a fornire ai cittadini risposte sempre più immediate e soddisfacenti.
Il Comparto ha visto fenomeni di fusione di Enti di notevole rilevanza, con problemi che ancora non sono risolti e che richiedono molto impegno per venirne a capo.
Nel Comparto molte risorse del salario accessorio sono state destinate alla corresponsione di indennità volte a compensare funzioni connesse (anche se talvolta discutibili) allo sviluppo organizzativo delle amministrazioni, supplendo così anche al perdurare del blocco delle assunzioni.
C’è un vasto e drammatico fenomeno di mansionismo che deve necessariamente trovare una risposta in sede legislativa prima e, poi, in sede contrattuale, ed è un fenomeno che è originato appunto dallo sviluppo dei modelli organizzativi degli Enti subiti dal personale.
E consideriamo anche la specificità degli Enti che, dal punto di vista concettuale e strutturale, hanno ben poco a vedere con altre realtà delle pubbliche amministrazioni. L’idea della costituzione dei Compartoni, così come da più parti viene tratteggiata, ha insito il rischio di un blocco, se non un passo indietro, dei processi virtuosi che invece si sono impiantati nei nostri Enti, anche e soprattutto grazie alla contrattazione e all’impegno dei lavoratori in un contesto ambientale difficilissimo.
Il prezzo sarà ovviamente posto a carico dei Lavoratori, perché nel “mare magnum” dei Compartoni si perdono specificità e valenze, c’è un appiattimento se non annichilimento degli Enti come datori di lavoro (e ne abbiamo avuto un assaggio concreto in occasione della creazione della agenzia unica ispettiva), entrano in ballo altre dinamiche che avranno sicuramente un effetto “appiattente” a prescindere da ciò che si è fatto e si fa, senza tener conto di peculiarità e quant’altro.
E’ una storia vecchia e l’abbiamo già vissuta con l’imposizione dei costi dei passaggi di qualifica a carico dei fondi incentivanti, introdotta per legge nei Ministeri e contrattualmente nel nostro Comparto, (motivo per il quale la FIALP CISAL decise di non siglare quel contratto).
Questo dovrebbe essere un punto di riflessione per tutte le rappresentanze sindacali dell’INPS e dell’INAIL.
Ed è un aspetto molto rilevante sul quale la nostra attenzione è altissima e sul quale stiamo mettendo a punto le iniziative che assumeremo nel caso ci dovessimo trovare di fronte alla pretesa del Governo, dell’ARAN o di altri, di procedere su questa strada, soprattutto se ciò dovesse procurare ulteriori ritardi alla definizione del contratto scaduto nel 2009.
F.to Davide Velardi – SEGRETARIO GENERALE FIALP CISAL