Lo scrittore Hanif Kureishi ha presentato al MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, in Roma, sabato 5 febbraio, la sua opera teatrale The Spank, nella traduzione italiana di Monica Capuani, anche in occasione del debutto mondiale del testo, al Teatro Parioli in Roma, in una produzione per la regia di Filippo Dini, in scena con Valerio Binasco.
Nato il 5 dicembre 1954 a Bromley, in Inghilterra, da padre indiano e madre inglese, Hanif Kureishi è cresciuto vivendo in prima persona gli scontri razziali e culturali, tematica che affronta nella maggior parte dei suoi lavori. L’ispirazione per il suo lavoro gli è venuta spesso dalle prove e tribolazioni della sua stessa vita, come individuo culturalmente ibrido di due culture diverse. Kureishi decise che voleva diventare uno scrittore sin dalla giovane età e iniziò a scrivere romanzi che furono presi in considerazione per la pubblicazione mentre era ancora un adolescente.
Ha studiato filosofia al King’s College, Università di Londra, e in quel periodpo si guadagnò da vivere anche scrivendo materiale pornografico sotto lo pseudonimo di Antonia French. Dopo un umile inizio come usciere per il Teatro Reale, Kureishi ne divenne in seguito “writer in residence”. La sua prima opera teatrale, Soaking Up the Heat, fu prodotta nel 1976 al Theatre Upstairs di Londra. La sua seconda opera per il teatro, “The Mother Country”, vinse il Thames Television Playwright Award nel 1980. La svolta della sua vita giunse, però, con il suo primo lavoro teatrale per il Royal Court Theatre, “Borderline”, sugli immigrati che vivevano a Londra. Successivamente il suo lavoro, Outskirts, fu interpretato dalla Royal Shakespeare Company di Londra.
I primi sforzi di Kureishi con il cinema ebbero successo e gli fecero guadagnare un pubblico più ampio, soprattutto in America. La sua sceneggiatura per ”My Beautiful Laundrette” fu scritta nel 1985 e racconta la storia di un giovane immigrato pachistano che apre una lavanderia a gettoni con il suo amante bianco e gay. I critici di entrambe le sponde dell’Atlantico hanno elogiato Kureishi, ma nonostante le recensioni entusiastiche, alcune organizzazioni pakistane hanno ritenuto di essere descritte in modo negativo come omosessuali e spacciatori di droga. Per tali associazioni, un personaggio di origine pakistana rappresentava l’intera comunità pachistana e avrebbe dovuto mostrare uno stereotipo positivo al pubblico americano e britannico. Kureishi preferì non assumere il ruolo di rappresentante di una minoranza, preferendo narrare le più dure realtà del razzismo e delle divisioni di classe.
Dopo il successo di “My Beautiful Laundrette”, Hanif Kureishi si è aggiudicato diversi premi, tra cui il premio per la migliore sceneggiatura del New York Film Critics Circle. Nel suo film “Sammy e Rosie Get Laid” lo scrittore si spinse ad esplorare il mondo di una coppia di mista a Londra durante le rivolte razziali.
Nel 1990, il suo primo romanzo semi-autobiografico, The Buddha of Suburbia (Il Budda delle periferie), che racconta della vita di un giovane uomo bisessuale, metà indiano e metà inglese, cresciuto a Londra, fu accolto con successo e vinse il Whitbread Book of the Year Award per la prima categoria di romanzi della Booksellers Association of Great Britain and Ireland. The Buddha of Suburbia fu trasformato in una serie televisiva drammatica in quattro parti prodotta e trasmessa dalla BBC nel 1993, con la colonna sonora omonima ad opera di David Bowie.
Nel 1991, Kureishi ha debuttato alla regia con “London Kills Me” di cui scrisse anche la sceneggiatura. In questo film, estrinsecò il suo interesse per la vita di strada concentrandosi sul mondo della droga e delle bande tornando anche su uno dei suoi temi ricorrenti: quello dei senzatetto. Figlio di un immigrato, Kureishi ha scritto molto sul concetto di casa, descrivendo le complessità legate alla ricerca di un posto a cui appartenere. Tra le altre sue opere vanno ricordate: “Midnight all day” (1999; trad. it. 2000), brillante excursus romanzesco nella società inglese del XX secolo; “Gabriel’s gift” (2001; trad. it. 2001), storia di un adolescente che trova in sé stesso, e nel proprio talento artistico, le risorse per contrapporsi alla crisi del mondo degli adulti; “Sleep with me” (1999); “Dreaming and scheming: reflections on writing and politics” raccolta di racconti, saggi brevi e frammenti di diario (2002; trad. it. Otto braccia per abbracciarti, 2002); “The mother”, da cui R. Michell ha tratto l’omonimo film presentato al festival di Cannes (2003); l’autobiografia “My ear at his heart” (2004; trad. it. 2004); “Something to tell you” (2008; trad. it. 2008); “The decline of the West” (2009; trad. it. 2010); “Collected stories” (2010; trad. it. 2011); “The last word” (2013; trad. it. 2013); “A theft: my con man” (2014; trad. it. Un furto. Come il mio consulente finanziario mi ha truffato, 2015); “Love + hate. Stories and essays” (2015; trad. it. 2018); “The Nothing” (2017; trad. it. Uno zero, 2017).
di Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency