Il 2 giugno scorso è stata la giornata Internazionale del Sex Work, sì, anche loro hanno un giorno appositamente dedicato, ed hanno assunto un nome inglese… in italiano si chiamano operatori del sesso.
I sex workers si sono evoluti, hanno altri mezzi per offrire le loro prestazioni sessuali sia in modo stabile sia occasionalmente. Siamo abituati a vederli per strada, ma oggi possono esercitare l’attività a domicilio o in albergo, così come via Internet, ovvero, mediante una chat erotica o tramite Facebook, Instagram, YouTube ecc.
Ottengono il loro guadagno mediante una prestazione sessuale fisica oppure virtuale. Fisicamente, mediante un contatto diretto: fisico. La prestazione avviene casualmente, lavorando sulla strada, come siamo abituati a vedere da anni, l’operatore del sesso abborda il cliente passato di lì per caso. Altro modus operandi è su appuntamento: il sex worker può lavorare per un’agenzia e offre le proprie prestazioni ad una determinata persona, in un luogo preciso e per un certo periodo di tempo che può variare da una notte ad una settimana o più.
Per quanto riguarda la prestazione virtuale generalmente avviene mediante chat erotiche o di siti dichiaratamente a luci rosse che chiedono dei soldi in cambio di incontri a distanza. Oppure si tratta di uomini o donne che «agganciano» dei clienti su Facebook o su altri social facendosi garantire un qualsiasi tipo di guadagno (soldi su un conto, ricariche, ecc.) in cambio di foto o video ad alto contenuto erotico o pornografico.
Anche se modernizzato dall’evoluzione del web, questo è il mestiere più antico del mondo: il termine prostituzione proviene dal latino “prostituere” che vuol dire esporsi al pubblico.
Ne abbiamo traccia nell’antica Mesopotamia, nel regno di Babilonia, i diritti delle prostitute furono trascritti nel Codice di Hammurabi, si ritenne che la prostituzione fosse sacra e il rapporto sessuale fu considerato un gesto di ospitalità verso lo straniero. Molti templi furono dedicati alle dee protettrici dell’amore e furono chiamati dal popolo: “case del cielo”.
Anche nella Bibbia si trovano tracce di quest’attività, le cananee furono famose prostitute, ricevevano il pagamento delle loro prestazioni in natura. Nel libro dell’Apocalisse si parla della più grande meretrice, “Babilonia la Grande”.
Anche la parola pornografia proviene da una lingua antica: dal greco porne, il cui verbo è pernemi, tradotto in italiano: vendere.
Siamo informati del prezzo di questa vendita da Ateneo di Naucrati, scrittore egizio di lingua greca, vissuto tra il 170 e il 223 d.C.: l’obolo, corrispondente ad un sesto di dracma, era lo stipendio giornaliero della meretrice. In quel tempo era ammessa anche la prostituzione maschile.
I romani legalizzarono la prostituzione, ritenuta libera, pubblica e diffusa. Il diritto romano regolava questa attività, la prostituta era registrata ufficialmente ed era chiamata meretrice. Famosissimi i lupanari, luoghi di appuntamenti dedicati al sesso, posti all’incrocio di due strade secondarie e segnalati con una luce rossa posta sulla porta d’ingresso, da qui il modo di dire “case a luci rosse”: ne abbiamo testimonianza a Pompei, sono perfettamente conservati.
Nei lupanari le prostitute, schiave orientali, esercitavano la professione facendosi pagare dai due agli otto assi, per avere un’idea, una coppa di vino costava un asse.
La meretrice o tenutaria era colei che gestiva il lupanare, l’uomo, proprietario, si chiamava gestore.
Con l’avvento del Cristianesimo, si introdusse l’idea che la prostituta, schiava del peccato grave, si potesse salvare mediante la Fede. La Maddalena, infatti, è la prostituta che Gesù liberò da sette legioni di demoni e si convertì diventando sua discepola.
Nel XV secolo si diffusero la peste e la sifilide che furono considerate malattie sessualmente trasmissibili, la prostituzione era libera, ma diventava reato qualora fosse associata ad un reato quale l’omicidio o la trasmissione di malattie.
In tempi più moderni, durante la Seconda guerra mondiale le prostitute erano chiuse nei bordelli, avevano un medico che le controllava dal punto di vista sanitario.
64 anni fa, è stata promulgata l’unica legge che in Italia desse loro un minimo di regolamentazione, la n. 75/1958 “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui” proposta dalla senatrice socialista Lina Merlin nel 1948, e, solo dieci anni dopo fu approvata ponendo fine al modello regolamentarista delle case di tolleranza: si chiusero le case chiuse e si vietò il controllo diretto sulla prostituzione da parte dello Stato ma anche da parte di soggetti privati e pubblici rendendo quindi perseguibile di sfruttamento e favoreggiamento anche una qualsiasi persona che faciliti il lavoro di chi sceglie deliberatamente di prostituirsi.
Questa l’unica Legge che rende libera la prostituzione, ha introdotto i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. ma, il legislatore non si è più occupato di promulgare regolamentazioni in merito lasciando il vuoto normativo.
Gli operatori del sesso hanno denunciato tale situazione da decenni e infine si sono organizzati fondando un sito di recensioni denominato Escort Advisor, il primo che raccoglie le recensioni delle escort in Europa, tramite il quale si ha notizia che 120mila persone lavorano nel campo del lavoro sessuale.
Il Comunicato di Escort Advisor ha sottolineato il punto che in Italia anche le sentenze emesse negli anni legate ai fatti di cronaca che hanno interessato gli intrecci tra politica e sesso a pagamento, continuano a sostenere la legislazione risalente a 64anni fa. Infatti, il 7 giugno 2019 la Corte costituzionale ha difeso la legittimità della legge Merlin, con la sentenza 141, sottolineando che una donna non sia davvero libera se sceglie di prostituirsi. L’organizzazione lamenta che il sesso a pagamento resta un tabù nella società, ma è anche un fenomeno di cui la politica non si sta occupando. Dalla Legge Merlin del 1958 non si è più intervenuto sulla materia, tranne che nel 2008 con la Legge Carfagna che puniva il reato di prostituzione per strada, neanche un emendamento, però, affrontava l’argomento dal punto di vista dei diritti lavorativi, solo penale.
Inoltre, Escort Advisor dà notizia che ci sono stati alcuni tentativi di riforma della prostituzione e di regolamentazione del lavoro delle sex workers, per cui, in Parlamento, nelle ultime tre legislature, sono stati presentati, tra Camera e Senato, 56 disegni di legge che affrontano l’argomento, ma nessuno è stato approvato.
“L’attuale normativa non permette alle escort di avere tutele legali o ritorni fiscali- ha spiegato Mike Morra, ceo e fondatore di Escort Advisor- I dati e le ricerche confermano che nei Paesi in cui la prostituzione è legale e regolamentata dalle leggi nazionali i tassi di crimini e pericoli legati ad essa siano di molto inferiori sia per le escort sia per i clienti. In Europa i modelli sono per esempio la Germania o la Svizzera. L’Italia ancora una volta si dimostra retrograda sul tema e vive dal secondo Dopoguerra in un limbo”.
La nota di Escort Advisor prosegue lamentando che il vuoto normativo provoca quotidianamente discriminazioni e potenziali pericoli per i cittadini che hanno scelto di essere sex worker, che se avessero un ordine professionale a loro dedicato sarebbero la quarta categoria lavorativa più numerosa dopo medici e odontoiatri, avvocati e procuratori, ingegneri e architetti. Per fare degli esempi, il contratto che regola le prestazioni non è vincolante: un cliente non soddisfatto non ha strumenti legali per rivalersi, come una escort non pagata non può fare causa. Non ci sono nemmeno riconoscimenti del libero professionismo, sindacati e previdenza sociale.
Per i lavoratori del sesso è quasi impossibile accendere un mutuo per l’acquisto di una casa o accedere agli aiuti statali.
L’esempio più recente è quello del bonus Inps Covid da 600 euro del 2020: a cui le escort non hanno avuto accesso proprio per la mancanza di regolamentazione, nonostante la loro professione sia stata interrotta per quasi due anni per evitare i contatti e il diffondersi della pandemia.
Il vuoto normativo a livello nazionale conclude il comunicato di Escort Advisor, spinge organi amministrativi, come Comuni o Regioni, a disincentivare il fenomeno del sesso a pagamento sul proprio territorio con norme che si appellano al codice della strada o a una applicazione stringente della legge Merlin, ma mai omogenee tra loro.
di Francesca Caracò