Il Municipio Roma I Centro, in collaborazione con Bam srl, presenta un progetto di arte pubblica sviluppato da Studio Philip Colbert e Catherine Loewe. Philip Colbert è uno degli artisti più innovatori dello scenario contemporaneo, un pioniere del metaverso, il cui lavoro attraversa con disinvoltura la pittura dei maestri della storia dell’arte, il digitale, e la pop art, con un gusto satirico e provocatorio che gli è valso la consacrazione nel firmamento dell’arte internazionale come il “figlioccio di Andy Warhol”. Nato in Scozia, vive e lavora a Londra, Colbert si è laureato in filosofia presso l’Università di St. Andrews ed ha creato un seguito globale per il suo personaggio con l’aspetto di una aragosta che sembra tratta da un cartone animato assieme ai suoi dipinti storici dal carattere hyper pop. La sua ricerca artistica è stata sostenuta da figure del mondo dell’arte come Charles Saatchi e Simon De Pury.
Pittore, scultore designer di moda e di arredi, sulla scia dei primi pittori pop come Richard Hamilton, Roy Lichtenstein e James Rosenquist, Philip Colbert (Scozia, 1979) approda per la prima volta a Roma dal 6 ottobre dopo aver esposto in importanti istituzioni in tutto il mondo -Tate Modern di Londra, Van Gogh Museum di Amsterdam, Modern Art Museum di Shanghai, Hong Kong Museum of Art, Multimedia Art Museum di Mosca- e note gallerie come la Sejong Gallery di Seoul, la Whitestone Gallery di Taipei, la Saatchi Gallery di Londra e Los Angeles e la Gallery Nichido di Tokyo.
Nella capitale, Colbert ha invaso la città con il suo personaggio più iconico: l’aragosta, “un cartone animato contemporaneo protagonista del Surrealismo”, quasi un alter ego dell’artista, un biglietto da visita, un meme. Soggetto-feticcio, centrale nelle sue opere satiriche e sfacciate, attorno all’aragosta l’artista ha costruito un seguito globale, lanciando nei mesi scorsi un innovativo progetto comunitario sul metaverso: “Lobstars”, una collezione di 7.777 aragoste NFT, tra cui alcune estremamente rare e preziose, acquistando le quali i collezionisti, hanno ottenuto anche la cittadinanza di Lobsteropolis City, l’intera città dedicata all’aragosta, che Colbert ha fondato sulla piattaforma del mondo virtuale in 3D, Decentrentraland. Un progetto virtuale ma con importanti ricadute nel modo reale. La cospicua somma ricavata dall’operazione è stata infatti devoluta alla ricerca a favore del benessere degli animali marini, in linea con le ultime direttive del governo britannico.
Fino all’8 gennaio 2023, le famosissime aragoste di Philip Colbert sono protagoniste di un progetto di arte pubblica sviluppato da Studio Philip Colbert, Cathrine Loewe e Bam srl in collaborazione con il Municipio Roma I Centro e l’Associazione “Via Veneto”. Per quasi tre mesi, dodici opere iconiche dell’artista animeranno Via Vittorio Veneto, simbolo della dolce vita romana. Sculture di grandi dimensioni e diversi materiali -alluminio, bronzo e acciaio- che rimandano a famose opere d’arte “indossate” dalle aragoste- sculture, come l’Orinatoio di Duchamp, i Girasoli di Van Gogh o lo Squalo di Damien Hirst, in un dialogo, a tratti anche fastidiosamente stridente, con la storia dell’arte antica e moderna e con il contesto urbano. Tra queste, per la prima volta sarà esposta la scultura più grande, il King Lobster, alto sei metri, che saluta i suoi seguaci con la corona regale e le chele alzate.
Molti dei lavori più interessanti dell’artista sono nati da un approfondito studio della storia dell’arte, punto di partenza per Colbert per incrociare i temi dell’arte antica e dell’antichità classica con i simboli quotidiani della cultura di massa. Il risultato è uno scontro anacronistico: nelle sue scene di battaglia e di caccia che ricordano Paolo Uccello, si ritrova l’aragosta in posa eroica a combattere il Minotauro, a tagliare la temibile testa di Medusa o a superare valorosamente il serpente come Laocoonte, l’icona prototipica dell’agonia umana nell’arte occidentale.
Questo dialogo tra passato e presente risuona in particolare con l’essenza di Roma eterna, un luogo in cui la vivace vita contemporanea si scontra senza soluzione di continuità con le antiche civiltà. Lavorando spesso su una scala epica degna di qualsiasi artista rinascimentale, la sua inquieta curiosità tocca un nervo scoperto nel nostro mondo iperconnesso, saturo di immagini e di social media, che si proietta verso nuove frontiere future.
di Eleonora Marino