Coorganizzato dal CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) il Congresso nazionale SISS ha mobilitato il mondo della Ricerca per essere pronto alle sfide della transizione ecologica e per affrontare la crisi ambientale, per quanto riguarda in particolare il suolo, nella consapevolezza che le sempre più frequenti alluvioni si possono contenere con una seria politica di gestione dei suoli.
Il Congresso è stato l’occasione per fare il punto su una risorsa talvolta ancora misconosciuta e sottovalutata, in un contesto fortemente influenzato dai cambiamenti climatici, affrontando temi che spaziano dallo sviluppo sostenibile, alla biodiversità, alla gestione agricola e forestale, fino ad arrivare alla digitalizzazione delle informazioni pedologiche.
Come ha dichiarato Carlo Gaudio, Presidente del Crea, è da auspicare che siano sempre più frequenti i momenti, come il congresso appena conclusosi, per condividere e sviluppare le conoscenze su una materia dalle molteplici ricadute sulla vita del pianeta e sull’intera umanità. Senza suolo, infatti, non ci sarebbero né cibo né molte materie prime, non si avrebbe la depurazione dell’acqua e dell’aria né molti dei cosiddetti servizi ecosistemici, indispensabili per la vita sulla Terra.
Al Congresso sono state presentate 32 relazioni scientifiche e 5 relazioni ad invito, che hanno fatto emergere che, malgrado gli ormai 100 anni di studi effettuati, il suolo costituisce ancora una materia in gran parte inesplorata. Occorre incrementare le conoscenze sulla mitigazione dell’erosione, sulle modalità di reintrodurre funzionalmente la sostanza organica, sul ruolo dei suoi microorganismi e sul riutilizzo delle biomasse, derivate dal processo agroalimentare, per migliorare la salute del suolo. Queste conoscenze sono indispensabili non solo per il settore agroforestale, ma anche per il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici e per il mantenimento degli ecosistemi terrestri e marini. Per questo al suolo è stata riconosciuta un’importanza economica e politica di primo livello.
Oltre il 95 % della produzione di cibo e quindi la vita dell’uomo dipende dal suolo che, nei suoi primi 5 centimetri, ospita il 90% della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi, in grado di regolare i nutrienti indispensabili per le colture. È un bacino di carbonio globale, riduce le emissioni di anidride carbonica e di altri gas ad effetto serra, oltre a purificare e regolare le acque. Si tratta pertanto di una risorsa preziosa e non rinnovabile, dato che per formare un solo cm di terreno fertile sono necessari dai 100 ai 1000 anni. Purtroppo, oggi oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti ed ogni mezz’ora si perdono 500 ha, con gravi ricadute ambientali ed economiche.
Il Direttore del CREA Agricoltura e Ambiente, Giuseppe Corti, ha dichiarato che molti dei problemi economici e sociali a cui assistiamo a livello globale e nazionale dipendono proprio dal suolo. In Italia i suoli in 50-70 anni hanno perso a causa dell’erosione decine di centimetri di spessore e di conseguenza il 35% della loro capacità di ritenere acqua. Parallelamente, la riduzione di sostanza organica del suolo si andava trasformando in anidride carbonica. Conclude Corti che ciò sta a significare che le più frequenti alluvioni che registriamo negli ultimi due decenni, oltre che a cattiva gestione del territorio e degli alvei dei fiumi, sono dovute anche alla ridotta capacità del suolo di contenere acqua.
La Commissione Europea, nel report “Caring for Soils is Caring for life” del 2020, evidenzia che il 60-70% dei suoli europei non gode di buona salute a causa delle attuali pratiche di gestione, dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico. Il 25% dei terreni dell’Europa meridionale, centrale ed orientale è ad alto o molto alto rischio di desertificazione, mentre l’odierno tasso di riutilizzo del suolo è fermo al 13%. La salute di questa preziosa risorsa non rinnovabile è stata identificata dall’Unione Europea come una delle 5 Mission – A Soil Deal for Europe – lanciate dalla Commissione per indirizzare scienza ed innovazione verso le sfide che la società affronta.
Il suolo diventa elemento centrale del Green Deal per sostenere la crescita dell’Europa, con l’obiettivo del conseguimento entro il 2050 di un consumo del suolo netto pari a zero. La tutela del suolo contribuisce anche al raggiungimento di altri obiettivi, quali la riduzione dell’immissione nell’atmosfera di gas serra del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. Nel contesto economico e geopolitico sempre più incerto, in cui l’Europa e l’Italia stanno andando incontro ad una crescente scarsità di materie prime, ripristinare la salute dei nostri suoli, frenare il loro degrado ed il loro consumo, diventa cruciale per l’incremento della nostra autosufficienza ed il rilancio industriale del nostro Paese. A breve saranno convocati gli Stati Generali per la Salute del Suolo, per elaborare una piattaforma programmatica, volta a sostenere lo sviluppo di una Strategia Italiana per il Suolo. Essi si riuniranno pubblicamente per la prima volta il 10 novembre, con l’obiettivo di presentare la cornice legislativa europea e lo stato dell’arte a livello nazionale.
La prima riunione si terrà a Rimini con i principali esperti ed interlocutori nazionali ed internazionali, per tracciare la rotta della rigenerazione del suolo, risorsa limitata e non rinnovabile, fondamentale per garantire la vita sulla Terra, sempre più a rischio.
di Rosaria Russo