La Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche con 180 Stati e con altre organizzazioni internazionali e oggi il ruolo della diplomazia vaticana è cambiato e Papa Francesco ha esortato i futuri diplomatici, citando Giovanni XXIII, già diplomatico prima di diventare Pontefice, che aveva affermato «nella vita diplomatica per un sacerdote vi sono tanti pericoli per la vita spirituale» per cui è necessario non «farsi coinvolgere nelle tante forme, nelle tante maniere di mondanità spirituale».
I rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Mongolia stanno vivendo un’ottima fase suggellata anche dalla recente nomina a cardinale del giovane vescovo Giorgio Marengo, avvenuta durante il Sinodo di agosto 2022.
Tra la metà del XIII secolo e l’inizio del XIV vennero effettuati molti tentativi per formare un’alleanza tra Mongoli e Cristiani. Le trattative cominciarono tra il 1248 e il 1254, poco prima della Dinastia Yuan/khanato mongolo (1279-1368) in Cina. Gli storici hanno evidenziato che un’alleanza tra Mongoli e Ifranj (cristiani di cultura latina) era una scelta logica per opporsi ai musulmani. I Mongoli erano vicini al cristianesimo poiché molti di essi erano convertiti al cristianesimo nestoriano della Chiesa Orientale e sebbene credessero nell’unità del potere regale, essi coltivavano e difendevano la tolleranza nelle cose religiose.
I cristiani di rito latino erano aperti all’idea di un aiuto proveniente dall’Oriente poiché i luoghi in cui era nato il cristianesimo erano stati occupati dai musulmani. Per motivi diversi, quindi i Mamelucchi d’Egitto erano un nemico comune per Mongoli e Ifranj. Ci furono numerosi scambi di lettere, regali ed emissari tra Mongoli ed Europei, così come offerte di varie forme di cooperazione. Tuttavia, nonostante i molti tentativi, non fu mai stabilita una duratura collaborazione militare. Nel 1260 ci fu il momento di maggior successo della collaborazione tra Mongoli e cristiani, quando la maggior parte della Siria musulmana fu brevemente conquistata grazie agli sforzi congiunti di Mongoli e cristiani d’Armenia e d’Antiochia.
Le prime comunicazioni ufficiali tra l’Europa e l’Impero mongolo furono tra Papa Innocenzo IV ed il Gran Khan, attraverso lettere ed inviati che viaggiavano via terra e potevano impiegare anni per arrivare.
Le comunicazioni tra cristiani e mongoli assunsero presto uno schema ricorrente: gli europei chiedevano ai mongoli di convertirsi al cristianesimo, ed i Mongoli rispondevano chiedendo semplicemente la sottomissione del Papa.
La lettera del 1246 di Güyük a Papa Innocenzo IV, scritta in lingua persiana. La lettera è conservata nell’Archivio segreto vaticano. (Photo Wikipedia).
Il francese papa Giovanni XXII fu l’ultimo a chiedere l’aiuto dei Mongoli nel 1322. Nel 1336 Toghun Temür, l’ultimo imperatore mongolo in Cina (dinastia Yuan), inviò al francese papa Benedetto XII, in Francia, un’ambasciata guidata da un genovese al servizio dell’imperatore mongolo, Andrea di Nascio, ed accompagnata da un altro genovese, Andalò da Savignone. Questi portavano lettere con le quali il sovrano mongolo comunicava che da otto anni (dalla morte di Giovanni da Montecorvino) era senza una guida spirituale e ne desiderava ardentemente una.
Il Papa rispose alle lettere e nominò quattro ecclesiastici suoi legati alla corte del Khan. Nel 1338 il Papa inviò a Pechino un totale di 50 ecclesiastici, tra questi Giovanni de’ Marignolli. Nel 1353 Giovanni tornò ad Avignone (Francia) e consegnò una lettera del Gran Khan a Papa Innocenzo VI. Ben presto, i Cinesi si sollevarono e scacciarono i Mongoli dalla Cina, avviando così la dinastia Ming (1368). Dal 1369 tutti i cristiani, sia cattolici sia siro-orientali, furono espulsi dalla dinastia Ming.
Si è discusso molto tra gli storici sul perché l’alleanza tra Mongoli e Crociati non fu mai suggellata ma, nonostante tutti i contatti diplomatici, rimase una fantasia.
Il 28 Maggio 2022 Papa Francesco ha ricevuto in Udienza in Vaticano la Delegazione di Autorità del Buddismo della Mongolia, in occasione della commemorazione del trentesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Mongolia e di presenza della Chiesa Cattolica nel Paese asiatico . Il Papa ha parlato di pace, oggi ardente anelito dell’umanità e che attraverso il dialogo a tutti i livelli: è urgente promuovere una cultura della pace e della nonviolenza e lavorare per questo. Questo dialogo deve invitare tutti a rifiutare la violenza in ogni sua forma, compresa la violenza contro l’ambiente. Purtroppo, c’è chi continua ad abusare della religione usandola per giustificare atti di violenza e di odio, ha sostenuto Francesco ai Delegati buddisti mongoli.
La grande opportunità di esplorare le vie per promuovere ulteriormente il dialogo buddista-cristiano in Mongolia e nella regione è stata data durante l’incontro con i Cardinali denominato Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di nuovi Cardinali del 27 agosto 2022 e tenutosi in Roma. Durante questo solenne evento Papa Francesco ha nominato il nuovo Cardinale per la Mongolia: Giorgio Marengo nato il 7 giugno 1974 a Cuneo, in Italia. Dal 1993 al 1995 Marengo ha studiato Filosofia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e dal 1995 al 1998 Teologia nella Pontificia Università Gregoriana (Roma).
Intervista al Cardinale Giorgio Marengo di Carlo Marino
Con questa nomina Papa Francesco ha voluto dare grande rilievo alle relazioni diplomatiche con la Mongolia paese dove i cristiani – di tutte le confessioni – presenti in quel Paese, affascinante ma culturalmente lontanissimo da Roma, rappresentano poco più del 2% della popolazione che è, a stragrande maggioranza, di fede buddista mischiata con credenze sciamaniche della tradizione locale. Le relazioni diplomatiche tra Vaticano e Mongolia puntano quindi ad aumentare la già positiva relazione di dialogo, di collaborazione e di mutua collaborazione che in questi anni è sempre stata molto positiva.
di Carlo Marino
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