Avrei voluto da tempo pubblicare queste notazioni ma non ho trovato alcun Editore disposto a farlo.
Le osservazioni riguardano un argomento che ritengo fondamentale per la vita di un Paese ed interessa, direi, la generalità delle persone per quanto si riferisce alla loro presente e futura situazione economica.
Tutti quanti, quali cittadini, siamo tenuti al pagamento delle tasse, che hanno lo scopo di finanziare i servizi che lo Stato o gli Enti pubblici forniscono a tutti, quali ad esempio quello di “nettezza urbana”.
Queste costituiscono le spese correnti che riguardano il presente e quindi, per la loro funzione, i denari acquisiti per tale scopo vengono immediatamente utilizzati e non possono produrre dei frutti.
Ma nel nostro sistema, la stragrande maggioranza delle persone, in quanto lavoratori, è tenuta ad accantonare, quale salario differito, presso gli Enti di previdenza, attualmente, la terza parte della propria retribuzione per i bisogni che si presenteranno in un lontano futuro quando non saranno più in grado di poter provvedere col proprio lavoro alle loro quotidiane necessità.
Ora, questi denari cioè le contribuzioni previdenziali, esclusiva proprietà di coloro che lavorano e non quindi della generalità dei cittadini, versati in aggiunta alla comune, generale tassazione che, come detto, rappresenta il corrispettivo dei servizi ricevuti, vengono a seguito dell’art. 24 della legge 843/78 incamerati in un conto istituito presso il Ministero dei Tesoro dal 1 gennaio 1979, conto reso “infruttifero” da un decreto ministeriale del febbraio dello stesso anno, quasi si trattasse di denari da utilizzare subito per spese correnti, come le tasse, mentre si tratta di risorse, come detto, destinate a soddisfare bisogni che si presenteranno in un lontano futuro.
Se a questo punto si osservano i dati acquisiti da l’ISTAT si rileva che dal 1 gennaio 1979 al 31 dicembre 2007 la nostra moneta si è deprezzata di 5,57919 volte, cioè un milione di lire accantonato allora, adesso, dopo 28 anni nei quali, per legge, non ha fruito di alcun incremento, vale 179.237 lire, ossia 92,56 Euro.
Naturalmente la medesima sorte è toccata a quei capitali, resi infruttiferi, che devono provvedere al pagamento di tutte le pensioni che sono state e che saranno assegnate.
Per me è di tutta evidenza che, così operando, si avviliscono sempre di più le risorse della Previdenza, che non potranno più far fronte agli oneri derivanti dalle future immancabili prestazioni, senza alcuna possibilità di recupero della situazione deficitaria nella quale sono stati per legge relegati, determinando il ricorso a prestiti da parte di altri Stati, come ormai si verifica da tempo, con le nefaste conseguenze che da questo modo di operare derivano per l’Economia nazionale, con rilevante danno per tutti.
A questo punto si deve osservare anche che, un qualunque rapporto pensionistico dura mediamente sessant’anni, diciamo quaranta di contribuzione e venti di prestazioni e spero che, alla fine, ci si renderà conto dell’impossibilità di continuare ad operare con il “sistema finanziario” attuale per gestire la pensione della stragrande maggioranza dei cittadini. (sempre dai dati forniti dall’Istat dal 31-12-1947 al 31-12-2007, dopo 60 anni, il deprezzamento è stato di 32,58440 volte, il milione di cui sopra oggi vale 30.689 lire, ossia 15,85 Euro !)
Credo di avere fornito, sia pure grossolanamente la prova dell’enorme importanza del problema proposto, nonché fatto toccare con mano quale sia stata e qual è la causa efficiente del dissesto della Previdenza e con essa quello dello Stato, problema al quale le Istituzioni, i Partiti, le parti sociali, datori di lavoro e sindacali dovrebbero porre, almeno io ritengo, la massima attenzione.
Si tratta infatti di non disperdere, mettendo a frutto il valore che ora possiede, più del 40 % (33% contribuzione + come minimo un altro 7% fatto accantonate quale TFR) del reddito da lavoro di tutta la Nazione per un periodo di tempo mediamente di 60 anni, perché, altrimenti, i capitali, per quanto grandi possano essere, si azzerano!
La conseguenza dell’attuale modo di operare è palese: la recente. cocente svendita dell’enorme “Patrimonio immobiliare”, proprietà esclusiva degli Enti di previdenza, (e, quindi, dei lavoratori) Patrimonio che era stato acquisito in tanti anni di risparmi a garanzia delle future prestazioni.
I lavoratori italiani viaggiano ora su di una nave privata delle “scialuppe di salvataggio” ed auguriamoci, non rimanga senza carburante…
A questo proposito si rilevi la differente attenzione posta dalle legislazioni in materia dai vicini Stati, spagnolo, francese, lussemburghese.
Su questo specifico punto avrei tanto piacere che le Istituzioni, i Partiti, le parti sociali, datori di lavoro e sindacati fornissero chiarimenti in ordine al loro modo di operare e se e quali variazioni intendano adottare per il futuro.
Di seguito tenterò di illustrare i vari titoli dello spazio telematico occupato, che sono, in buona sostanza, documenti e dimostrazioni matematiche che conducono alle presenti osservazioni.
Naturalmente le mie sono opinioni, sia pure suffragate da precisi conteggi, e proprio per questa ragione il presente spazio potrà essere integrato da altri elementi, oppure alcuni di quelli esposti potranno essere eliminati.
Il mio indirizzo e-mail è io_giubba@alice.it; lo spazio è invece: http://www.webalice.it/io_giubba