Permeata da univocità e straordinarietà, introdotta dalla legge di Bilancio 2022, l’eccezionale universalizzazione delle tutele degli ammortizzatori sociali, in iure ed in facto ha permesso di poter estendere la tutela e protezione reddituale ad un’articolata congerie di categorie occupazionali amplificando ad ampio raggio il dovuto beneficio istituzionale a sostegno del reddito di una vasta platea di lavoratori occupati nel mondo del lavoro.
Per la prima volta nella storia si assiste ad un importante allargamento delle frontiere reddituali, che apre lo scenario all’implementazione delle tutele ed ha il principale obiettivo di voler rivalutare e supportare adeguatamente la rispettabilissima classe impiegatizia-operaia nella sua unitarietà, non rimanendone escluso nessuno.
L’universalizzazione delle tutele è un funzionale supporto all’ampliamento e sostegno delle aziende e finalmente varca la soglia dell’accessibilità globale per conferire ampio respiro in momenti di crisi aziendale per sostenerne il recupero finanziario in condizioni in cui la classe datoriale, per motivazioni di ordine prevalentemente oggettivo – ovvero che non dipendono da fatti imputabili a negligenza di gestioni, dolo, colpa o mera negligenza gestionale – sono costretti a sospendere l’erogazione degli emolumenti.
E’ questo un contesto in cui la platea di assicurati avverte il maggiore sostegno dello Stato, non più depauperata – anche solo per brevi periodi – della minima fonte di sostentamento utile alla propria sopravvivenza, in tempi di crisi e di limitazioni sempre più stringenti, che allargano la congerie delle problematiche non solo economiche ma individuali e spirituali del lavoratore e quindi questo intervento legislativo di vasta portata, unico ad oggi, ha voluto tener conto di tutto lo scenario, che ruota intorno al dramma occupazionale permeato da miriadi di casistiche, che il più delle volte riconducono a rattristanti perdite del posto di lavoro incuneandosi verso episodi insanabili che puntualmente registrano morti provocate dai momenti di crisi, che imbarazzano rimbalzando in maniera preponderante nello spirito della collettività, percepiti in tutta la loro criticità, come cupa ed insanabile stasi occupazionale, vissuta come sconfitta, il più delle volte come ingiustizia, un momento che non offre le forze per paventare un’ ombra di replica né uno spirito di rivincita, con un’invasiva, intima, percezione di incapacità di ripresa vitale.
A tutto questo oggi il legislatore ha cercato di porre rimedio grazie all’introduzione di una performante fase di universalizzazione delle tutele che, sostanzialmente, si proietta verso una migliore e più prolifera speditezza di fruizione del sostegno offerto e garantito dall’intervento della CIG – CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI.
La riduzione dei margini temporali ancorati intorno alla formazione dei minimi requisiti previsti – utili a poterne avere accesso (oggi sono richiesti solo 30 giorni di lavoro, non più i canonici 90 giorni di attività occupazionale pregressa alla formulazione della domanda) semplifica le procedure ed agevola una maggiore e più proficua proliferazione ed estensione del beneficio di accessibilità.
La circolare n.1 del 3 gennaio 2022 del Ministero del Lavoro, sul punto, precisa che ormai siamo in un clima di protezione sociale universale con un accresciuto grado di equità generale del sistema.
In estrema sintesi lo spirito del dispositivo normativo è sostanzialmente quello di offrire il giusto ausilio alle aziende ed alla complessiva classe lavorativa occupata, cercando di intervenire con dinamismo e tempismo, per poter fronteggiare le molte problematiche, correlate, che puntualmente si presentano e ripresentano con una frequenza oltremodo spasmodica.
Stiamo vivendo una grave crisi economica, ora allargata degli aspetti negativi dei deleteri effetti dell’imponente deterrenza belligerante.
In questo drammatico scenario il legislatore non poteva non prodigarsi al fine di introdurre un sistema di tutele più adeguate ai tempi e commisurate alle accresciute esigenze aziendali ed alle dinamiche di involuzione economica imprenditoriale, a causa di bilanci sempre più negativi e sempre meno adeguati a sostenere le spese di produzione – di gestione – e di tenuta del personale occupato.
L’accresciuto andamento sempre più negativizzante ai danni della collettività delle imprese ha consentito di saggiare al meglio l’intervento legislativo, avviato, offerto ed attuato dalla Legge di Bilancio 2021: lo stesso ha creato una ben articolata e progressiva rete di protezione che avanza progressivamente verso un sistema universalistico di tutele reddituali.
Il complessivo processo di universalizzazione delle tutele in atto, esteso agli ammortizzatori sociali, ha il grande compito di introdurre un innovato modello di welfare definito inclusivo, in quanto non intende escludere nessuno e si proietta verso un articolato sistema di universalismo differenziato, che tende ad un maggiore accrescimento del grado di equità generale del sistema.
A monte vi è ogni legittima speculare esigenza di dover coniugare il sistema degli ammortizzatori sociali con il sostegno di mirate politiche industriali, integrandolo con efficaci politiche attive del lavoro.
A ragion veduta non sono, né potrebbero non essere, legittimamente contemplate, nella legge di riforma strutture di sostegno al reddito prive di un nesso funzionale tra le politiche attive e la formazione.
Tra gli obiettivi dell’innovato spirito di universalizzazione protezionistica vi è quello di poter garantire tutele adeguate ad introdurre misure di sostegno, che vanno ben oltre le forme assistenziali mirando ad essere funzionali ad una adeguata ricollocazione e mobilità professionale per un effettivo collocamento e più celere reinserimento nel dinamismo, sempre più impellente del mercato del lavoro.
L’attuale riforma intende, dunque, garantire a tutti i lavoratori, in costanza di rapporto di lavoro, un sistema di tutele strutturato che, comunque, sia in grado di cogliere l’elasticità delle dinamiche dei diversi settori produttivi, consentendo, in tal modo, un adeguamento al livello dei trattamenti offerti, differenziandoli secondo le caratteristiche settoriali e dimensionali delle aziende.
Le nuove disposizioni legislative mirano ad una più diretta azione di semplificazione delle misure di sostegno al reddito proprio nell’attuale fase di calo economico, legittimate dal tentativo di voler sanare l’economia fortemente danneggiata dagli eventi pandemici e bellici, azione che si proietta verso una più spedita digitalizzazione e spinge verso l’allargamento dell’innovazione tecnologica, con l’intento di trasformare gli attuali sistemi di protezione sociale attraverso i rituali processi di transizione.
Si consideri che vi è ancora una grande fetta di nuclei familiari monoreddito e quindi garantire le fasce deboli, maggiormente risonanti nella platea dei lavoratori occupati anche e specialmente in mansioni operaie, è un compito necessario ed utile a sostenerne le minime fonti di umana sopravvivenza.
di Angela Gerarda Fasulo