Nei giorni scorsi i nostri media si sono occupati del viaggio a Mosca del presidente cinese Xi Jinping, fresco di terzo mandato, il quale ha trascorso tre giorni nella capitale russa per un ciclo di incontri col collega russo Vladimir Putin, assieme ad altri dirigenti politici ed economici. Si tratta del quarantesimo incontro tra i due leader, preceduto nei giorni scorsi dai due editoriali paralleli – quello di Xi sulla Rossijskaja Gazeta, e di Putin sul Quotidiano del Popolo – nei quali sono stati ribaditi i legami speciali tra le due nazioni. L’attenzione del nostro mainstream è stata catalizzata dal piano di pace cinese per il conflitto ucraino, che Putin ha definito una buona base di discussione[1], mentre agli occhi degli occidentali – in particolare degli USA[2] – la proposta non ha suscitato particolare entusiasmo.
In un suo recente intervento Lucio Caracciolo[3], direttore di Limes, ha parlato del confronto sino-americano come di una delle possibili cause per un prolungamento del conflitto, visto che ben difficilmente Washington consentirebbe a Pechino di intestarsi la pace, a maggior ragione dopo il successo diplomatico dell’accordo Iran – Arabia Saudita. Non si discosta più di tanto la lettura del prof. Francesco Strazzari[4], professore di Relazioni Internazionali alla Scuola Sant’Anna di Pisa, secondo il quale “Una Russia non troppo debole, un partner secondario ma allo stesso tempo abbastanza solido da permetterle di puntare a una riorganizzazione del sistema mondiale in versione multipolare. È un gioco di equilibri quello intrapreso dalla Cina da quando ha deciso di intervenire in maniera più attiva nel conflitto esploso il 24 febbraio 2022 per volere di Vladimir Putin” aggiungendo che “i due Paesi hanno obiettivi ben diversi. Mentre la Russia, potenza in declino, vuole tentare di rigiocare la partita persa della Guerra Fredda riaffermandosi come entità di primo piano nel panorama internazionale, il gigante asiatico vuole arrivare a una riorganizzazione del sistema mondiale che rompa lo schema unipolare imposto da Washington”, il che presuppone inevitabilmente una solida partnership con Mosca. Resterebbe da chiedersi se qualche novità per la pace possa arrivare da Joe Biden, vuoi con l’intento di per non lasciare troppo spazio a Xi, vuoi per garantirsi la rielezione nel 2024[5]. Nella consueta rubrica sempre su Limes, Giorgio Cuscito parla di un accordo che favorisce soprattutto Pechino, ma che rischia allo stesso tempo di compattare di più il fronte occidentale in funzione antirussa [6]. Oggi, però, più che entrare nel merito dei famosi 12 punti per la pace in Ucraina[7] [8], cercheremo di entrare nel cuore dei temi al centro dei colloqui, che al di là delle frasi di circostanza e della rinnovata promessa di amicizia e partnership, pare destinata a investire una molteplicità di settori (politici, economici, culturali, strategici), e che potrebbe segnare una importante svolta negli assetti internazionali[9].
Le relazioni tra le due nazioni non sono state nella storia sempre idilliache, ma crediamo che ora sia giunto il momento di lasciarsi alle spalle il passato, per pensare al presente e soprattutto al futuro, specie per valutare se o quanto detti incontri potrebbero preludere al famoso nuovo ordine mondiale. Cominciamo, non a caso, dalle intese siglate a Mosca tra il 20 e il 22 marzo 2023. In primis, si è convenuto il completamento del nuovo gasdotto “power of Siberia 2”, che significherà che la Russia fornirà ogni anno al suo vicino centinaia di metri cubi e tonnellate del suo gas, in parte trasportato anche via mare. L’industria cinese ne trarrà, come ovvio, enormi benefici, che si aggiungono a quelli derivanti dagli accordi con i paesi del Golfo, i quali in cambio di investimenti nel settore energetico, hanno garantito a Pechino nuovi e importanti forniture di idrocarburi, che saranno commerciati in yuan (o in altre valute, diverse dal dollaro), presso la borsa di Shangai. Vantaggi arriveranno anche per la Russia, nella direzione di una sempre più marcata de-dollarizzazione dei traffici internazionali, che vedranno sempre di più nella Cina un importante intermediario, specie per i commerci che coinvolgono i paesi che “sanzionano” la Russia. Inoltre, il fatto di ottenere forniture di risorse energetiche a prezzi favorevoli, renderà il “dragone” sempre più appetibile per gli imprenditori occidentali: se già alcune aziende, come la Volkswagen, stanno progettando di trasferirvi parte delle proprie filiere produttive[10] – come del resto in America, attratti dalla cosiddetta Inflation Reduction Act -IRA, misura che prevede sussidi e agevolazioni per chi investe e/o produce negli States[11] – attratti dai costi più bassi per l’energia, è fin troppo chiaro che questo potrebbe significare per il vecchio continente un aumento della disoccupazione per effetto del rischio della “deindustrializzazione”, più volte denunziato da molti esperti[12]. Nonostante in Europa non sembra che si pensi ad altro che alla guerra in Ucraina, il viaggio del leader cinese a Mosca non ha avuto il conflitto al centro dell’attenzione: Xi ha detto solo che “la risoluzione del conflitto in Ucraina sarà possibile se le parti seguiranno le linee guida del concetto di sicurezza collettiva”[13]. Questo non vuol dire che non se sia parlato – impossibile pensarlo – ma il punto centrale è che gli accordi economici sono stati di gran lunga i veri protagonisti. Diversi organi d’informazione occidentali hanno parlato di una Russia definitivamente caduta nelle braccia della Cina e/o di un matrimonio di convenienza tra le due potenze[14], senza celare una serie di diffidenze e zone d’ombra che permarrebbero tra le due parti[15]. Ora che un notevole rafforzamento delle relazioni tra Russia e Cina fosse già in corso e che in tale meeting le stesse abbiano trovato una sorta di ulteriore consacrazione ufficiale sarebbe difficile negarlo. Quanto poi al discorso dell’opportunismo insito dietro certi accordi, forse basterebbe rivolgere lo sguardo a qualunque patto o alleanza sottoscritto nella storia dei rapporti internazionali per trovarne traccia. E, in tutta onestà, ci sembra che le stesse considerazioni valgano quando si volesse ipotizzare che uno dei due contraenti (nel caso di specie la Cina) ne potrebbe trarre i maggiori vantaggi. L’aspetto più preoccupante – non certo dal punto di vista americano, che fa affari d’oro vendendoci a caro prezzo il suo gas scisto[16] – è la perdita subita dal vecchio continente in termini di risorse energetiche a basso costo: per molti paesi, tra i quali la Germania, questo fattore ha rappresentato uno dei principali motori di crescita e sviluppo, ora in gran parte venuto meno. Come scriveva lo scorso febbraio Difesa On Line[17]: “ll divieto dell’Unione europea sugli acquisti di prodotti petroliferi russi ed i limiti di prezzo del petrolio stanno davvero complicando il mercato russo? Sicuramente possiamo dire che il tetto al prezzo del petrolio sono riusciti a diminuire gli incassi russi ma senza bloccare le forniture russe a livello globale causando un incremento notevole del prezzo. Pare che Mosca non stia avendo troppe difficoltà nel reindirizzare il proprio greggio prima destinato in Europa in altri Paesi come Cina, India e Turchia. Dall’inizio del conflitto e la perdita del mercato con l’Europa, Mosca ha operato forti sconti sui prodotti petroliferi stipulando accordi con, in particolare, Cina ed India diventando i massimi acquirenti di petrolio russo. In India, per esempio, a gennaio le importazioni di petrolio russo hanno raggiunto il livello record del 27% del totale ovvero 1,4 milioni di barili al giorno e rappresenta un incremento del 9,2% rispetto a dicembre 2022. Negli Stati Uniti, invece, la produzione di greggio ha registrato una tendenza al rialzo nel 2022.” [18] Tornando alle intese sino-russe, l’ammontare degli investimenti di Pechino potrebbe non solo portare una importante boccata d’ossigeno all’economia russa, ma forse persino (magari non in toto) ripianare la perdita dei rapporti economici con l’Occidente, peraltro mai interrotti del tutto grazie all’aggiramento delle sanzioni, reso possibile con la complicità dei tanti paesi che non applicano le misure[19] (circa il 75 per cento degli stati, vedi i 40 capi di stato africani presenti a Mosca negli stessi giorni[20]) e le stesse imprese occidentali (anche italiane) che mettono in atto una serie di escamotage per conservare i loro lucrosi affari [21]. Ci restano da esaminare gli ulteriori punti dell’accordo russo cinese, che in tutta onestà ci sembrano piuttosto distanti da quello scenario di presunti “imbarazzi” cinesi denunziati nei giorni scorsi da alcuni media nostrani[22], perfettamente in linea semmai con quella “amicizia senza limiti” più volte ribadita a Mosca [23]. Nel documento finale[24] si leggono, tra gli altri, i seguenti aspetti. Le parti pur non parlando esplicitamente di una alleanza militare, preso atto dei cambiamenti in corso nel mondo verso un ordine multipolare, si impegnano per soluzioni che rigettino principi come unilateralismo, protezionismo o egoismi nazionali. Per Pechino e Mosca non esistono valori (o stati che li incarnino) superiori tra i diversi sistemi politici ed economici, pertanto, nessuno ha il diritto di imporre un modello agli altri[25]. Ribadito il principio che esiste una sola Cina (con un chiaro riferimento a Taiwan), come esiste un diritto russo di difendersi da attacchi o aggressioni esterne (leggi Nato). La cooperazione militare e le esercitazioni congiunte, già non infrequenti, proseguiranno, in linea con il dato di fatto dell’aumento della spesa militare cinese, specie nell’ultimo decennio [26]. Saranno favoriti contatti e cooperazione in campo politico e sanitario (con un accenno al ruolo delle organizzazioni internazionali, che sarà contrastato quando ritenuto lesivo dei rispettivi interessi), come nel campo culturale, imprenditoriale, cinematografico, tecnologico, intelligenza artificiale e dei media. Le parti promuoveranno un’indagine indipendente e imparziale sulle esplosioni gasdotti (Nord Stream) e sui tentativi per “politicizzare” la presunta origine del virus Covid-19. Riguardo le armi chimiche e batteriologiche le parti ne chiedono la distruzione in linea con gli accordi internazionali vigenti, con un chiaro riferimento a USA e Giappone. Per l’Indo Pacifico (e di riflesso, per il mondo intero) le parti invitano gli Stati Uniti a smettere di creare problemi ai valori della pace e della stabilità mondiale. Analoghi impegni vengono assunti per la pacificazione nella penisola coreana e in Medio Oriente, mentre riguardo allo spazio le due nazioni chiedono la convocazione di un tavolo di confronto in vista di un accordo internazionale chiamato a regolare l’eventuale posizionamento di armamenti. Per quanto concerne economia e finanza, verrà favorito l’uso di valute nazionali a cominciare dallo yuan (leggi, de-dollarizzazione) e la cooperazione nei mercati: l’interscambio tra i due paesi vedrà novi sviluppi, incrementandosi significativamente da qui al 2030. Le parti collaboreranno con varie organizzazioni internazionali – G20, BRICS, Organizzazione per la cooperazione di Shangai – creando i presupposti per un grande spazio economico euro asiatico. Se ve lo steste chiedendo, una rapida battuta è stata dedicata anche alla recente incriminazione del presidente Putin da parte della Corte Penale Internazionale: il ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, si è limitato a dire: “La Cpi deve assumere una posizione obiettiva e giusta, rispettare l’immunità giurisdizionale di un capo di Stato ai sensi del diritto internazionale, esercitare prudentemente il suo mandato in conformità con la legge”[27]. Per la cronaca, ricordiamo che Russia, Cina e Stati Uniti non riconoscono la giurisdizione della Corte, e che a Washington reagirono molto male quando furono loro militari americani a finire sotto indagine per presunti crimini in Afghanistan[28]. Concludendo sulla eventuale la nascita del famoso mondo multipolare, probabilmente ancora non ci siamo, ma di sicuro accordi di questo genere, associati a una serie di ulteriori segnali – la crescita dei BRICS, gli accordi di pace tra Iran e Arabia Saudita (mediato dalla Cina), le nuove relazioni in corso di definizione – potrebbero quantomeno accelerarne l’avvento. Nel frattempo, la Cina non ha nessuna intenzione di assistere a un eventuale crollo della Russia, che non le conviene e non sarebbe per nulla funzionale ai suoi interessi[29]. Si tratta casomai di vedere se o quando la vecchia Europa comprenderà portata e significato di certi cambiamenti, pena il rischio di perdere il treno (e non solo quello).
di Paolo Arigotti
[1] www.china-files.com/in-cina-e-asia-vladimir-putin-studiera-proposta-ucraina-cina/
[2] www.ilfattoquotidiano.it/live-post/2023/03/21/ucraina-la-diretta-il-premier-giapponese-kishida-in-visita-a-kiev-incontrera-zelensky-oggi-nuovo-vertice-xi-putin-a-mosca/7103626/
[3] www.limesonline.com/rubrica/il-confronto-tra-usa-e-cina-allunga-la-guerra-in-ucraina-lucio-caracciolo; www.remocontro.it/2023/03/23/mosca-kiev-prigioniere-in-guerra-nella-sfida-strategica-washington-pechino/
[4] www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/21/vertice-putin-xi-jinping-lanalista-a-pechino-serve-una-russia-stabile-ma-controllabile-gli-usa-hanno-interesse-a-frenare-il-ruolo-cinese/7103032/
[5] www.remocontro.it/2023/03/18/xi-a-mosca-doppia-sfida-alleanza-strategica-euro-asiatica-con-putin-e-tregua-in-ucraina/; www.limesonline.com/rubrica/usa-sostegno-ucraina-guerra-russia-cina-abrams-f16
[6] www.limesonline.com/rubrica/xi-putin-incontro-cina-russia-usa-ucraina
[7] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2023/02/24/ucraina-il-piano-della-cina-in-12-punti-no-alluso-di-armi-nucleari-_5b542980-50f2-462e-b5d9-c36f9f72aa78.html
[8] www.bloomberg.com/news/articles/2023-03-23/us-fears-a-war-weary-world-may-embrace-china-s-ukraine-peace-bid
[9] www.lantidiplomatico.it/dettnews-global_times__la_visita_del_presidente_xi_in_russia_dimostra_la_giusta_via_per_le_interazioni_tra_stati/39602_49117/
[10] insideevs.it/news/625052/volkswagen-produzione-tavascan-fabbrica-cinese/
[11] www.auto.it/news/green/2023/03/07-6168990/incentivi_usa_minacciano_la_produzione_di_batterie_in_europa
[12] www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cultura/demostenes-floros-osimo-1.8267756
[13] www.china-files.com/in-cina-e-asia-prima-della-visita-xi-riafferma-la-partnership-con-la-russia/; www.china-files.com/xi-jinping-a-mosca-mediatore-o-amico-senza-limiti-forse-padrone/
[14] www.rainews.it/maratona/2023/03/washington-c5657607-9667-4920-a7c8-0aae39edd7c2.html; www.aljazeera.com/news/2023/3/23/blinken-dismisses-putin-xi-ties-as-marriage-of-convenience; www.nytimes.com/2023/03/21/world/europe/xi-putin-russia-china-ukraine.html
[15] it.insideover.com/politica/il-vero-tallone-dachille-della-partnership-sino-russa.html
[16] www.difesaonline.it/geopolitica/analisi/le-sanzioni-dellue-ed-i-mega-profitti-degli-usa
[17] www.difesaonline.it/geopolitica/analisi/le-sanzioni-dellue-ed-i-mega-profitti-degli-usa, cit.
[18] www.reuters.com/business/energy/russian-oil-output-fall-14-mln-bpd-next-year-eu-ban-takes-effect-iea-2022-11-15/
[19] www.limesonline.com/carta-sanzioni-russia-aggirate/131178
[20] www.lindipendente.online/2023/03/22/dopo-xi-jinping-putin-riceve-40-governi-africani-mosca-e-tuttaltro-che-isolata/
[21] europa.today.it/attualita/sanzioni-russia-elusione-proposta-olanda.html
[22] www.repubblica.it/esteri/2022/09/22/news/xi_jinping_putin_dubbi_rapporti_cina_russia-366661675/
[23] it.euronews.com/2023/03/21/la-nostra-amicizia-non-ha-limiti-xi-jinping-incontra-vlaimir-putin-per-secondo-giorno-di-v
[24] www.youtube.com/watch?v=HIQ4q80JaNY (Canale Francesco Carrino); www.cnbc.com/2023/03/22/china-and-russia-affirm-multi-year-economic-cooperation.html
[25] www.china-files.com/trattare-con-putin-la-via-cinese-alla-sicurezza-globale/
[26] it.insideover.com/difesa/xi-prepara-la-grande-muraglia-dacciaio-della-cina-con-laiuto-di-putin.html
[27] www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-21-marzo-cina-russia-xi-putin-guerra-ucraina-giappone-francia-siria-eau-serbia-kosovo/131554
[28] www.ilsole24ore.com/art/trump-decide-sanzioni-contro-corte-penale-internazionale-AD3ElJX?refresh_ce=1
[29] www.thinkchina.sg/what-russias-possible-collapse-could-mean-china