La mezzanotte di giovedì 14 luglio ha visto la luce di un insolito scenario hollywoodiano: un vasto sciopero degli attori. Questa mossa segue il fallimento dei negoziati tra l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP) e il potente sindacato attoriale statunitense, Sag-Aftra (Screen Actors Guild–American Federation of Television and Radio Artists). E così, le strade di Hollywood sono punteggiate di attori che partecipano a picchetti di protesta, unendosi ai loro colleghi sceneggiatori, in un fronte unito che non si vedeva da oltre sei decenni.
L’impatto di questo sciopero sull’industria cinematografica e televisiva è innegabilmente enorme. Già in passato, lo sciopero degli sceneggiatori ha avuto ripercussioni significative su produzioni e attività connesse al mondo dello spettacolo, incluso il blocco di eventi di premiazione e pubblicitari. Tuttavia, uno sciopero degli attori, con la portata globale del sindacato attoriale Sag-Aftra, promette di scuotere ancora di più l’industria. Non appena lo sciopero ha avuto inizio, qualsiasi film o show con un attore di Hollywood si è trovato a dover riorganizzare in maniera massiccia le proprie attività, se non addirittura sospendere completamente la produzione.
Lo sciopero degli sceneggiatori ha già messo a dura prova il settore, costringendo molte delle principali serie televisive americane a chiudere i battenti. Il blocco ha già comportato ritardi su serie di successo come The Last of Us, Blade Runner 2099 e The Mandalorian, mentre progetti futuri, come il sequel di Spider-Man: No Way Home e il remake di Blade della Disney, sono bloccati. Anche produzioni in corso come Thunderbolts e Captain America: Brave New World, hanno subìto posticipi nelle date di uscita.
Ora, causa lo sciopero degli attori, persino le produzioni con sceneggiature già pronte si trovano in un limbo. Ciò vale non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’Europa e altre regioni. Secondo Deadline, serie televisive come House of the Dragon, Andor e Industry rischiano di essere colpite, così come la seconda stagione di Bad Sisters di Sharon Horgan che potrebbe dover rinviare le riprese. Anche Doctor Who, prodotta in collaborazione con il servizio di streaming Disney+, rischia di essere interessata dall’azione di sciopero.
Nel frattempo, le produzioni cinematografiche degli studi, come Gladiator 2 diretto da Ridley Scott e il sequel di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part Two, sono in bilico. Per film di alto profilo che sono ancora in fase di riprese, le ripercussioni potrebbero essere economicamente devastanti per i produttori se non si riescono a completare in tempo le riprese.
Per i film a basso budget e indipendenti, la situazione è ancor più complessa. Per questo settore (dove i produttori non hanno le disponibilità economiche e le dimensioni delle grandi major di produzione) il sindacato Sag-Aftra potrebbe permettere la ripresa dei lavori anche se ad oggi non vi sono accordi in questo senso. Lo sciopero degli attori e sceneggiatori sta ricevendo anche la solidarietà di altri sindacati, tra cui il Teamsters (sindacato degli autotrasportatori) e l’Iatse (sindacato dei lavoratori non attori dello spettacolo), che hanno dato disposizioni ai propri iscritti di rifiutarsi di attraversare i picchetti del sindacato degli sceneggiatori, rendendo ancora più difficile la produzione.
Lo sciopero rischia di produrre le proprie ripercussioni anche al di fuori del mondo cinematografico, infatti altri eventi di alto profilo potrebbero dover essere modificati o addirittura annullati. Ad esempio, l’evento Comic-Con a San Diego, previsto per il 20-23 luglio, potrebbe subire pesanti contraccolpi. Le uscite di fine estate come Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutant Mayhem, Haunted Mansion e Blue Beetle dovranno probabilmente rivedere le proprie attività promozionali.
Sembrerebbe che i principali festival cinematografici internazionali, tra cui Venezia e Toronto, che si svolgono quasi contemporaneamente alla fine di agosto e all’inizio di settembre, dovrebbero essere in grado di proiettare film disponibili, ma rimangono in dubbio le attività del red carpet come le apparizioni promozionali degli attori.
Oltre alle retribuzioni un altro elemento che infastidisce gli attori e soprattutto le comparse è legato alle innovazioni tecnologiche nell’industria cinematografica. L’uso di avatar digitali, scansionati da attori reali, sta diventando sempre più comune. Questa pratica, tuttavia, pone questioni delicate riguardanti la retribuzione e i diritti d’immagine. Gli attori (prevalentemente comparse) vengono pagati una sola volta per la scansione del loro aspetto fisico, ma poi il loro avatar digitale può essere utilizzato all’infinito in una miriade di contesti.
Questa tendenza sta alimentando preoccupazioni riguardanti l’equità e i diritti degli attori. Il pagamento una tantum per la scansione del volto non tiene conto del fatto che la loro immagine, trasformata in un avatar digitale, può essere utilizzata in un numero illimitato di progetti per sempre. Ciò solleva questioni non solo relative alla retribuzione, ma anche al controllo dell’immagine personale e al consenso sull’uso di tale immagine. Pertanto, questa questione rappresenta un altro motivo significativo per lo sciopero indetto dai sindacati di Hollywood, che cercano di rivendicare condizioni di lavoro più eque e più rispettose dei diritti dei lavoratori nel settore dell’intrattenimento.
La portata dello sciopero ad Hollywood ha attirato l’attenzione del Presidente Joe Biden, che ha infatti espresso la sua posizione in merito alla questione attraverso il suo portavoce. “Il presidente ritiene che tutti i lavoratori, compresi gli attori, meritino una giusta retribuzione”, ha affermato il portavoce della Casa Bianca, Robyn Patterson. Evidenziando l’atteggiamento pro-sindacale di Biden, Patterson ha continuato: “Il Presidente appoggia il diritto di sciopero dei lavoratori e spera che le parti coinvolte possano raggiungere un accordo vantaggioso per tutti”. È chiaro, quindi, che il peso di questo sciopero – il primo coinvolgimento congiunto di sceneggiatori e attori dal 1960 – ha risonanza non solo nel mondo dell’intrattenimento, ma anche in ambito politico.
di Massimiliano Merzi