Sergio Bonato, la lingua cimbra e Ratzinger

La lingua cimbra (nome nativo Zimbar, o Zimbar zung) è un idioma germanico di origine bavarese meridionale diffuso storicamente in alcune zone del Veneto e, più tardi, anche del Trentino. Pur essendo una lingua in via di estinzione, la lingua cimbra ha lasciato una forte eredità culturale e tracce di sé anche nel linguaggio comune del Triveneto.

L’occasione di parlare della lingua cimbra è data, purtroppo, dalla recente scomparsa del Professor Sergio Bonato, Fondatore dell’Istituto di Cultura Cimbra di Roana nel 1973.

 Negli anni Novanta, Sergio Bonato, grande esperto di Pierre Teilhard de Chardin, creò un museo con testimonianze del mondo del passato, richiamando numerosi studiosi del tedesco antico dalle università del mondo accademico germanico. Tra i molti studiosi che si avvicinarono all’Istituto, il più illustre è stato senza dubbio il cardinale Joseph Ratzinger, successivamente Benedetto XVI, che dimostrò il suo interesse verso la cultura cimbra tanto da ricevere in segno di amicizia l’onorifica collana cimbra. Il teologo Joseph Ratzinger era divenuto di casa sull’altopiano dei Sette Comuni, grazie all’amicizia con mons. Luigi Sartori, presidente dei teologi italiani, docente presso il seminario di Padova.

Uno dei fiori all’occhiello dell’Istituto sono i Quaderni di Cultura Cimbra ed i corsi di lingua cimbra.

“Cimbro” è una parola utilizzata in maniera non proprio corretta da alcuni secoli per indicare la lingua parlata nei Sette Comuni Vicentini, nei Tredici Comuni Veronesi e a Luserna (TN). Si tratta di una lingua che si collega all’antico alto tedesco, sopravvissuta nei monti fra Veneto e Trentino, protetta dall’isolamento territoriale e da una secolare economia di sussistenza. Per tale motivo l’uso di questa lingua che si è andato lentamente perdendo, sotto la spinta dei dinamismi moderni, lasciando pochi documenti scritti. Una parte degli studiosi sostiene che il nome della lingua derivi dagli antichi antenati degli attuali parlanti, cioè quei Cimbri sconfitti dai Romani nel II secolo a.C. Si tratta tuttavia probabilmente di un caso di omonimia, nonostante diversi storici antichi (fino allo scrittore contemporaneo Mario Rigoni Stern) vi facciano riferimento.

Foto credit Istituto di Cultura Cimbra di Roana

Al dialettologo tedesco Johann Andreas Schmeller (1785-1852), uno dei moderni fondatori della ricerca sul campo, va attribuito il primo studio scientifico della lingua cimbra : nel 1833 e nel 1844 lo studioso salì sull’Altopiano di Lavarone, quindi nei VII Comuni vicentini e poi sui XIII Comuni, (Draitza Kamoündar in cimbro, Trèdase Comuni in veneto) area della provincia di Verona localizzata grossomodo al centro della Lessinia, territorio montano delle Prealpi Venete, intervistando le persone che ancora parlavano il cimbro, e fu il primo a riconoscere il cimbro come un’evoluzione del tedesco bavarese del XII e XIII secolo: oggi la maggioranza della comunità scientifica vede negli attuali Cimbri una diretta discendenza da popolazioni di origine bavarese meridionale che nel medioevo migrarono dalla zona dell’Ammersee e del lago di Starnberg.

Per approfondire alcuni tratti della poliedrica personalità di Sergio Bonato si può partire da un fatto recente – come hanno dichiarato Michele G. Bianchi e Fausto Sartori Graser S.K. amici e collaboratori di Bonato. Il 5 settembre del 2023, durante la Messa ad Ulaanbaatar, in Mongolia, Papa Francesco ha ripreso una preghiera di Pierre Teilhard de Chardin, recitata esattamente un secolo prima in Cina, nel 1923, sull’altopiano desertico dell’Ordos.

Padre Teilhard, nel corso delle sue ricerche geologiche asiatiche, senza mezzi per celebrare la Messa, aveva scritto la “Messa sul mondo”, prendendo come dimensione della sua patena ‘Il cerchio infinito delle Cose’ ed estendendo il momento comunitario (necessario ad ogni impresa scientifica) a tutte le cose, ed estremizzando il criticismo kantiano degli anni della riflessione sul nesso religione-ragione paradigmaticamente rappresentato da Das Ende aller Dinge e ripreso in modo importantissimo in Der Geist der Liturgie. Eine Einführung di J. Ratzinger: «Il punto non sono delle teorie su Dio, ma la vera strada per incontrarLo […] Si potrebbe dire, parafrasando un’espressione di Kant: la liturgia riferisce tutto dall’Incarnazione alla Resurrezione, ma sulla via della croce […] Il rito ha, dunque, il suo luogo primario nella liturgia, ma non solo in essa. Esso si esprime anche in un modo determinato di fare teologia, nella forma della vita spirituale e negli ordinamenti giuridici della vita ecclesiale» (dall’edizione originale dell’introduzione allo spirito della liturgia pubblicata nel 1999 in lingua italiana, pp. 155-56).

Come per la teologia è importante esaminare dal punto di vista pragmatico, quello che la scienza fa di sé stessa, o che può o deve fare di sé stessa, ed è decisivo esaminarlo dal punto di vista pragmatico, per distruggerne elementi ideologici e antiscientifici. Era questa la prospettiva di Sergio Bonato, ed in tale prospettiva Michele G. Bianchi e Fausto Sartori Graser S.K. hanno collaborato con lui lungo un filone di ricerca antropologico sulla singolarità del dolore, tra salute e malattia, come studio posturologico sul movimento centrale dell’essere umano che non può evitare né dolore né malattia, se non a prezzo di un dolore e di una malattia più grandi.

Per F. Sartori Graser S.K.: «Dobbiamo forse scendere dal piedistallo mentale che abbiamo costruito sopra al mondo e sul quale ci siamo posti, per poter camminare in modo libero entro di esso, oltre le barriere dell’antropocentrismo». La tesi della materialità a matrioska di Sartori Graser S.K. promette di spingere il pensiero oltre le barriere dell’antropocentrismo, in linea con la ripresa speciale della filosofia di Kant proposta da J. Ratzinger in Der Geist der Liturgie. Eine Einführung. In “Neurognatologia psicodinamica-inerziale dell’alimentazione. Ontogenesi dello spaziotempo neurognatologico” del 2019 e in “Denti. Odissea nello spazio: una ouverture solaristica”, in via di pubblicazione, Michele G. Bianchi e Fausto Sartori Graser S.K. propongono una revisione etica dell’intero campo medico ispirata, in chiave non necessariamente confessionale, alla ripresa dell’antropologia teilhardiana, sulla via della croce come ripeteva l’amico Sergio Bonato.

di Carlo Marino

#carlomarinoeuropeannewsagency