Per la Festa delle Donne a Tivoli nei giorni 8 e 11 marzo alle ore 11.30, è andato in scena, alle Scuderie Estensi, il DocuTeatro “Suad”.
Si tratta di una rappresentazione che rientra nel quadro del progetto “Voce & Resilienza – tributo alle donne forti” dell’Associazione Ariadne – Compagnia Teatro A. La drammaturgia e la regia sono state di Valeria Freiberg, e hanno calcato la scena le attrici Cristina Colonnetti ed Erica Lauro e la danzatrice Giada Negro. L’adattamento multidisciplinare è stato liberamente ispirato al romanzo autobiografico “Bruciata viva. Vittima della legge degli uomini”, della scrittrice cisgiordana Suad (il nome è uno pseudonimo).
I versi sono di uno dei più grandi poeti dell’Azerbaigian che scriveva anche in lingua persiana, Nezami Ganjavi (XII° sec).
Suad racconta la tragica storia di una donna obbligata a subire un sopruso, punita per una gravidanza arrivata prima del matrimonio. Il suo corpo viene cosparso di benzina e le viene dato fuoco su volere della sua stessa famiglia. Si tratta di una vicenda sconvolgente e, purtroppo – basti pensare alla storia di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana uccisa dai suoi stessi familiari – ancora di viva attualità.
Suad non è una, o meglio è la stessa vista da angolazioni differenti portate in scena da tre donne vestite di nero: la Suad di oggi (Cristina Colonnetti) che racconta la storia attuale; c’è la Suad di 20 anni fa, quando uscì il libro (Enrica Lauro) che riflette sulla sua tragica vicenda; c’è una ballerina (Giada Negro) che propone con la danza la vitalità e l’incredibile varietà di sensazioni. Le tre donne narrano la medesima storia, rappresentando l’Anima, la Ragione e il Corpo di Suad, con le loro voci che si inseguono e si sovrappongono, creando un effetto di grande intensità emotiva.
“Suad ha lottato per la sua libertà e per l’emancipazione. Anche nella poesia di Nezami si ritrova questo tema, con personaggi che combattono per la loro libertà e per il loro diritto di scegliere il proprio destino”.«La rappresentazione – conclude Valeria Freiberg – è ideata con un formato narrativo originale, distante dai canoni tradizionali, cercando di far emergere soprattutto i significati più profondi della storia della ragazza. Si avvale di diverse forme espressive per raccontare la storia di Suad, non solo le parole. Il linguaggio del corpo, la musica e i contributi video aiutano a rivelare la parte oscura della sua vita di allora e a dare profondità alla sua esperienza. Ogni movimento di scena è simbolico, integrato nella visione quasi plastica, minimalista della regia» ha scritto la regista.
di Eleonora Marino