Una delle voci più importanti della narrativa italiana torna in libreria con il suo libro più intimo, il racconto di un tempo terribile tenuto chiuso per decenni in un cassetto della memoria. Dacia Maraini e Pino Strabioli hanno offerto al pubblico una cronaca vivida, dolorosa, commista a speranza ed incredulo stupore, ripercorrendo, il 10 marzo 2024 presso Casa dei diritti e delle differenze in Roma, attraverso gli occhi di una bambina, i lunghi mesi della prigionia di Dacia e dei Maraini nel campo di concentramento giapponese. Per non dimenticare gli orrori del Novecento, e per celebrare il coraggio, la fedeltà alle idee, il rifiuto del razzismo di una famiglia che ha lasciato il segno nella Storia e di chi come loro ha lottato per la libertà di tutti. Una lectio magistralis che, purtroppo, oggi più che mai, continua ad essere di un’attualità sconvolgente. È l’anno 1943, Dacia Maraini ha sette anni e vive in Giappone con i genitori e le sorelline Toni e Yuki. Suo padre, Fosco, insegna all’università di Kyoto, sua madre, Topazia Alliata, è felicemente integrata nel tessuto della città. Il sogno è la pace, si pensa che la guerra finirà presto. Tutto precipita, invece, quando Fosco e Topazia decidono di non giurare fedeltà al governo nazifascista della Repubblica di Salò. La coppia e le figlie vengono portate in un campo di concentramento destinato ai traditori della patria. Per la famiglia Maraini iniziano gli anni più difficili della loro esistenza: con pochi grammi di riso al giorno, tra fame, malattie, attesa, gelo e vessazioni, dovranno imparare a sopravvivere rinchiusi in un luogo ostile insieme ad altri prigionieri. L’evento si è tenuto nel quadro del progetto “Nessuno Assente” prodotto da Alt Academy per la direzione artistica di Pino Strabioli, che è risultato vincitore dell’Avviso Pubblico “Raccolta di Proposte progettuali per la realizzazione di eventi, manifestazioni, iniziative e progetti di interesse per l’Amministrazione capitolina di rilevanza cittadina” promosso da Roma Capitale in collaborazione Zètema Progetto Cultura.
di Eleonora Marino