La responsabilità di avere vicino un animale con cui condividere la propria vita, non di rado viene raggirata con una discontinuità drammatica: l’abbandono del cane, atto dissennato e con risvolti criminali al quale possono concorrere differenti motivazioni, ma che trova nel cane la vittima certa.
L’abbandono è un reato ed è sempre l’ultimo atto di una serie di azioni scriteriate che sconfessano il concetto di rispetto e familiarità responsabile con gli animali. Per impedire e combattere l’abbandono dei cani e lanciare un forte messaggio di sensibilizzazione sull’argomento, Dog Film Festival e FNOVI, Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione ideata da Artix e in programma sui rispettivi canali social. Quella messa in campo da Dog Film Festival e FNOVI è un’azione di responsabilizzazione, motivata dalla sempre più angosciosa situazione che ha visto crescere l’affluenza in canili e rifugi di creature maltrattate e abbandonate.
Le principali cause di abbandono di un animale domestico sono imputabili in parte al proprietario – per problemi economici, trasferimenti, problemi di salute, separazioni dei coniugi – e in parte a problemi comportamentali dell’animale manifestati tramite aggressività, paure/fobie o ansia da separazione. Nel canile rifugio sono ammessi i cani che, trascorsi dieci giorni nel canile sanitario, non sono stati restituiti al proprietario: tra questi ci sono cani ritrovati vaganti sul territorio privi di microchip, cani prelevati dalle forze dell’ordine e sottoposti a sequestro sanitario, amministrativo o penale, ma anche cani ceduti in modo temporaneo o definitivo dal proprietario.
Il canile dovrebbe essere un luogo nel quale il cane rimane per un periodo limitato di tempo in previsione del suo reinserimento in una nuova famiglia. Purtroppo, non sempre le cose vanno in questo modo. Ci sono casi in cui i cani rischiano di rimanere per molti anni, se non addirittura per tutta la vita, in un luogo che può essere per loro fonte di grande stress, in quanto privati di punti di riferimento e di figure di attaccamento, senza routine e relazioni intra e interspecifiche, oltre all’impossibilità di espletare il proprio repertorio comportamentale. Un cane che ha perso il proprio contesto entra così in una condizione di sofferenza psico-fisica che finisce per avere ripercussioni a lungo termine.
I dati registrati nel 2020, fortunatamente, parlano di un incremento delle adozioni nei canili che va dal 3 al 15%: è forse una conseguenza della situazione di chiusura pandemica a cui l’intera popolazione è stata sottoposta, ma è anche un dato auspicabile per il futuro e che conforta, facendo assegnamento, però, in una maggiore responsabilizzazione, soprattutto quando le porte della normalità di viaggi e vacanze si riapriranno.
Un animale da affezione arricchisce la vita, offre compagnia, dà consolazione e sostegno psicologico, funge da facilitatore sociale, consente al proprietario di mantenere una routine (legata al suo accudimento) e di uscire all’aria aperta.
Secondo FNOVI, un colloquio con il medico veterinario è indispensabile, prima di far entrare nella propria vita un cane, per capire meglio non solo le responsabilità che aspettano chi desidera un cucciolo o un cane più cresciuto, ma anche la giusta scelta da fare sulla specifica tipologia di animale, come prevenire possibili malattie e soprattutto porre le basi per una serena convivenza.
Le basi del possesso responsabile di un amico a quattro zampe si fondano sulla conoscenza di un linguaggio comune e sull’educazione al rispetto. Per un orientamento di base, è utile consultare il materiale didattico realizzato da FNOVI in collaborazione con il Ministero della Salute e disponibile sul portale
https://www.fnovi.it/sites/default/files/Patentino%20FNOVI%202020_0.pdf
di Eleonora Marino