Domenica 8 agosto, alle ore 21, è andato in scena al Castello di Santa Severa – Santa Severa (RM). “Agamennone” di Ghiannis Ritsos e Eschilo con Massimo Venturiello, Carlotta Procino, Carolina Sisto, Carmine Cacciola, Antonio Carella, Francesco Nuzzi, Giacomo Rasetti, con le scene di Alessandro Chiti, le musiche di Germano Mazzocchetti, i costumi di Silvia Polidori per la regia di Massimo Venturiello.
Agamennone di Ghiannis Ritsos e Eschilo per la regia di Massimo Venturiello, che è stato anche interprete nel ruolo protagonista insieme ai giovani attori della sezione teatro di Officina Pasolini, il laboratorio creativo di alta formazione e HUB culturale della Regione Lazio, è stato un bellissimo evento nell’ambito della rassegna estiva “Vivi il Castello delle Meraviglie”, promossa dalla Regione Lazio e organizzata dalla società regionale LAZIOcrea in collaborazione con il Comune di Santa Marinella.
Dopo i dieci anni della guerra di Troia, Agamennone torna a Micene, dove trova sua moglie Clitennestra, che intanto ha intessuto una relazione con Egisto e maturato un odio profondo nei suoi confronti per aver sacrificato sua figlia Ifigenia, tanto da predisporne l’assassinio.
Partendo da questi fatti mitologici narrati da Eschilo, Ghiannis Ritsos, straordinario drammaturgo e poeta neoellenico del secolo scorso, torturato e perseguitato per le sue idee progressiste e rivoluzionarie, ha compiuto un lavoro di modernizzazione e umanizzazione, mettendo in evidenza nuove prospettive nelle azioni dei protagonisti, portando alla luce elementi sconosciuti dei loro caratteri e disvelando la loro natura universale, che non può prescindere da un discorso di protesta politica. Agamennone, nostro contemporaneo, la cui ben nota arroganza ha ora ceduto il passo a una dolente umanità, riflette sulle conseguenze della guerra, sull’ineluttabilità del destino, sul senso della Storia.
Partendo dai fatti già conosciuti, Ritsos modificò l’età, l’aspetto, le motivazioni dei personaggi e mise in evidenza nuove prospettive nelle loro azioni, portò alla luce elementi sconosciuti dei loro caratteri e in sostanza propose un’altra interpretazione del mito.
La visione politica è al centro del lavoro poetico di Ghiannis Ritsos, protagonista assoluto del panorama letterario ellenico del XX secolo. Il poeta utilizzò il mito come lente di ingrandimento per descrivere il mondo che lo circonda. Come Pasolini che trasportava la vita delle borgate nel tempo mitologico.
Nella sua rivisitazione dei personaggi, Ritsos utilizzò i protagonisti di poemi come l’Iliade o di tragedie come l’Orestea non solo per mostrarne gli aspetti più umani e più prettamente poetici, ma anche e soprattutto per disvelarne la natura universale che non può prescindere da un discorso di protesta politica. Da questo punto di vista i monologhi (forma suprema di riflessione, che sottintende una solitudine fortemente autobiografica) riflettono sulle conseguenze della guerra, sull’ineluttabilità del destino e sul ruolo dell’individuo al suo interno, sulle passioni umane e sul senso della Storia come flusso che salva e distrugge con la stessa imparzialità.
di Eleonora Marino