Il 20 dicembre è stata presentata l’ultima edizione dell’Annuario dell’Agricoltura italiana dal Commissario Straordinario del CREA Mario Pezzotti e dalla Direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia Alessandra Pesce. Lo studio del 2022, sullo stato dell’agricoltura nel nostro paese, vanta una lunga tradizione, che si occupa da 76 anni di analizzare tale settore chiave dell’economia.
Come sottolinea il Commissario Pezzotti: “Conoscere, comprendere ed interpretare, attraverso la ricerca, i processi evolutivi in agricoltura è indispensabile per supportare la sostenibilità e la competitività non solo del nostro agroalimentare, ma dell’intero Sistema Paese.”
Da sempre l’Annuario si pone come valido strumento per il mondo scientifico, istituzionale e operativo. Il Volume coniuga un’ampia mole di dati e indagini di durata ultradecennale con temi di attualità. Le analisi condotte e le tendenze in atto consentono di evidenziare la centralità e la rilevanza del settore agro-alimentare nazionale nelle sue diverse componenti e con riferimento alle singole Regioni. L’attenzione rivolta alla dimensione territoriale, della quale vengono approfondite le specificità, fa emergere un quadro nazionale composto da molte agricolture, fornendo spunti di riflessioni importanti sia per gli attori dell’intero sistema sia per i decisori politici.
Particolare enfasi viene rivolta, in questa edizione, all’andamento agro-meteo-climatico nell’ultimo ventennio e alle ricadute dei cambiamenti in atto sull’agricoltura nei diversi ambiti regionali.
Il sistema agro-alimentare si conferma un settore cardine della nostra economia, con un fatturato di quasi 621 miliardi di euro, circa il 15% del fatturato globale dell’economia nazionale, grazie alle buone performance di agricoltura, dell’industria alimentare e delle bevande (40% del totale). Le singole Regioni italiane contribuiscono in maniera differente al risultato. Tre Regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) producono oltre il 42% del valore totale e altre tre (Campania, Lazio e Piemonte) insieme sommano un ulteriore 22%. Rilevanti sono le differenze a livello regionale anche riguardo alla sua composizione: l’industria alimentare e delle bevande gioca un ruolo maggiore al Nord, agricoltura e sistema distributivo rivestono un peso più significativo al Sud.
Per quanto concerne gli scambi con l’estero, il 2022 segna un nuovo primato, sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+ 29,3%), sia per le esportazioni, che si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%). Tali dinamiche sono fortemente influenzate dalla crescita dei prezzi internazionali, ma gli aumenti in valore spesso si accompagnano ad incrementi dei volumi scambiati, sebbene di minore intensità. Da segnalare, anche in questo caso, le forti differenziazioni territoriali con le Regioni settentrionali che coprono il 70% del totale nazionale dei flussi in entrambe le direzioni (import ed export), mentre l’area meridionale e insulare importa appena il 16%
ed esporta il 18,6% dei prodotti agro-alimentari scambiati sui mercati esteri. I dati dei primi nove mesi 2023 evidenziano un ulteriore aumento degli scambi in valore (+7% circa), sebbene più contenuto di quello riscontrato nel 2022. Durante il terzo trimestre 2023 la bilancia agroalimentare torna positiva nel mese di settembre.
Un grande contributo si riscontra, circa il 60%, dell’agricoltura e dell’industria alimentare alla bioeconomia, che rappresenta l’11% dell’intero sistema della produzione nazionale con un aumento dell’1% rispetto al 2021.
L’Annuario segnala, dal punto di vista strutturale, una ristrutturazione del tessuto imprenditoriale verso forme organizzative più complesse con una fuoriuscita di aziende dal settore che prosegue. Fanno eccezione le società di persone e di capitale, in controtendenza rispetto alle imprese individuali e alle altre forme giuridiche, registrando un incremento del 2,4%. Anche l’industria alimentare e delle bevande vede una riduzione del numero di imprese (-2%) trainata da quelle individuali, mentre contemporaneamente aumentano le unità di lavoro occupate (+3%), con un conseguente aumento della dimensione media delle imprese. Sull’intero settore ha esercitato un effetto positivo la crescita dei fenomeni aggregativi, come testimonia l’andamento positivo dei dati sulle forme di organizzazione e cooperazione tra imprese.
Lo studio ha registrato i buoni risultati delle attività di diversificazione dell’agricoltura, che interessano poco meno del 6% delle aziende agricole italiane, valore che si raddoppia se condotte da giovani agricoltori, e che realizzano circa 1/5 dell’intero valore della produzione agricola italiana. Anche in questo caso si conferma la spinta della concentrazione territoriale, con il Nord e il Centro in cui si collocano i 3/4 delle aziende agricole, che generano i 2/3 del valore della diversificazione.
Dal punto di vista ambientale si rileva il contributo del settore agricolo alla produzione di energia da fonti rinnovabili (FER), in particolare solare, biomassa e biogas, il cui valore della produzione dal 2010 ad oggi si è duplicato. Il margine di sviluppo dei diversi segmenti delle rinnovabili è ampio, sia per quelle legate all’uso di prodotti e sottoprodotti del sistema agroalimentare, sia per quelle legate a sistemi innovativi, come l’agrivoltaico, che comporta una riduzione dei costi di produzione per le stesse aziende produttrici, diversificazione dei redditi provenienti dalla vendita di energia e l’importante contributo alla minore dipendenza energetica del Paese. Il settore agricolo ha realizzato anche una riduzione delle proprie emissioni climalteranti (-2,7% rispetto al 2021).
Per quanto riguarda le foreste, queste sono protagoniste nella manutenzione del territorio, nel presidio delle aree interne, nella conservazione della biodiversità, oltre che nella regolazione delle emissioni climalteranti e nei servizi ecosistemici. Negli ultimi 36 anni la superficie forestale nazionale è cresciuta del 37% e triplicata rispetto a 100 anni fa.
La spesa pubblica per il settore agricolo si conferma rilevante: circa 12 miliardi di euro nel triennio 2020-2022, ma dall’UE provengono i due terzi di questo sostegno, seguiti dai fondi nazionali e da quelli regionali.
L’edizione dell’Annuario 2022 si focalizza sull’analisi di medio-lungo periodo delle condizioni agro-meteo-climatiche in Italia, che hanno evidenti ricadute su rese e qualità delle produzioni agricole. Si rileva un allarmante aumento delle temperature, dal 2011 infatti le ondate di calore sono in aumento rispetto al passato, investendo ampie aree territoriali. Altro segnale preoccupante sono gli accumuli di calore, necessari allo sviluppo delle colture, sempre più precoci e che espongono le piante al rischio di gelate tardive e gli animali d’allevamento allo stress da caldo.
Dai dati emerge che l’agricoltura italiana, al di là della tradizionale funzione di produzione di cibo, è sempre più fortemente orientata a dare risposte e contributi insostituibili per il soddisfacimento di alcuni bisogni fondamentali espressi dalla società civile.
La direttrice Alessandra Pesce sottolinea che il quadro che l’Annuario ci restituisce pone l’accento sui temi della sostenibilità ma anche della capacità del settore di trovare nuove strade di eccellenza per primeggiare sullo scenario internazionale.
di Rosaria Russo