Save the Children, chi non ha sentito questo nome? Come tutti ormai sanno è un’associazione famosissima che si occupa di aiutare il più possibile i bambini che sono in situazioni di grave disagio nel mondo.
Non appartengono ad alcun partito politico, sono indipendenti. Operano in Italia e in tutte le altre Nazioni per dare aiuto, anche su larga scala e in caso di emergenza.
Il loro sito conduce il cybernauta nella vasta visione degli interventi a tappeto.
Interessante la sezione, salute e nutrizione, si apre con la frase “Sviluppiamo progetti di nutrizione, prevenzione, assistenza materno-infantile e informazione sulla salute per assicurare le cure necessarie a madri e bambini, per combattere la malnutrizione e assistere le donne e i neonati prima, durante e dopo il parto, affinché nessun bambino muoia per cause prevenibili”. Si sviluppa poi con le notizie relative alle Campagne fra cui, fra le altre, per la vastità e la meticolosità degli interventi qui si analizza “ImPossibile 2022”, intitolata all’impegno dedicato all’evento organizzato nelle giornate dal 19 al 22 maggio scorso a Roma, dove Save the Children si è confrontata con altre organizzazioni per la costruzione del futuro di bambini, bambine e adolescenti che hanno visto peggiorare le loro situazioni durante la pandemia. Il confronto è stato diviso in 6 tematiche specifiche, sul sito c’è una relazione esplicativa di questi punti:
- Conflitto
- Ambiente e clima,
- Risorse,
- Migrazioni,
- Povertà educativa
- Povertà educativa digitale.
Per quanto concerne i conflitti sono visti insieme al Covid 19 e al cambiamento climatico come causa di gravi difficoltà e peggioramento delle situazioni dei bambini. Si assiste, infatti, allo sfruttamento dei bambini soldato, bambini feriti e mutilati e, soprattutto con gravi traumi psicologici.
Inoltre, mancano i beni di prima necessità, i bambini sono malnutriti e questo comporta la fame cronica e la denutrizione, che creano problemi gravissimi di crescita.
Secondo Save the Children, garantire l’ingresso in queste zone degli aiuti umanitari potrebbe creare stabilità sociale e pace.
Il collegamento tra fame e conflitti è anche riconosciuto dalla Risoluzione 24177 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di maggio 2018 che conveniva come, senza pace, il mondo non sarebbe riuscito ad eliminare la fame. La relazione, prosegue la sua analisi del contesto specificando che i genitori dei bambini, in situazioni di conflitto, spesso perdono la loro capacità economica, i loro beni e questo aggrava la situazione dei bambini che subiscono situazioni drastiche come la vendita, a volte finiscono in organizzazione di traffico di esseri umani o di organi, per non parlare della costrizione a vendere droga o ad arruolarsi nelle fila dei bambini soldato.
L’aggravarsi della situazione climatica porta ad una guerra di sfruttamento delle risorse naturali, come l’acqua, terreni coltivabili (Corno d’Africa e Sael).
La scuola in questi casi svolge un ruolo importante, perché nelle situazioni di conflitto i bambini si sentono sicuri, ma la pandemia ha ritardato il rientro in classe e questo certamente ha influito negativamente.
La relazione prosegue dando i dati del Secondo rapporto annuale delle Nazioni Unite su minori e conflitti armati (CAAC)12. I bambini hanno subito un totale di 26.425 gravi violazioni nel 2020.
Per il quarto anno consecutivo abbiamo visto un aumento nel numero di gravi violazioni, raggiungendo un nuovo record da quando vengono monitorate, nello specifico:
– 8.432 bambini sono stati uccisi o mutilati;
– 8.521 bambini sono stati reclutati o impiegati nelle forze armate o nei gruppi armati;
– 1.268 bambini sono stati stuprati o hanno subito altre violenze sessuali gravi;
– 3.202 bambini sono stati rapiti;
– 856 tra attacchi a scuole (536) o ospedali (320).
– 4.144 casi di diniego dell’accesso umanitario per i bambini – un aumento del 308% negli ultimi 5 anni.
I bambini disabili hanno maggiori difficoltà in queste situazioni.
Il Report continua analizzando la situazione in varie Nazioni e osserva che l’Afghanistan è uno dei Paesi in cui i minori rischiano moltissimo: i bambini uccisi nell’ultimo anno si aggirano al 32% in più di tutte le vittime.
In Ucraina la relazione specifica che “tutti i 7.5 milioni di bambini in Ucraina sono a grave rischio di abusi fisici, severo stress emotivo, e sfollamento a causa dell’ampio impatto del conflitto. Secondo l’OHCHR (United Nations Human Rights Council) dal 24 febbraio scorso al 10 aprile ci sono state 4.335 vittime civili, principalmente a causa di armi esplosive in aree densamente popolate.
Tra questi:
– 1.842 uccisioni di cui 474 uomini, 301 donne, 28 bambine e 50 bambini, a cui si aggiungono 70 bambini e 919 adulti, di cui non si conosce il sesso;
– 2.493 ferimenti di cui 287 uomini, 216 donne, 49 bambine e 50 bambini, a cui si aggiungono 134 bambini e 1.757 adulti, di cui non si conosce il sesso.
Dall’inizio dell’escalation 210 strutture educative sono state danneggiate o distrutte secondo il Ministero dell’Educazione e della Scienza Ucraino – questi dati non sono stati ancora verificati da organismi indipendenti (Education Cluster)”.
Per affrontare tutto questo Save the Children propone le tematiche da affrontare, ponendo l’accento sulle azioni di prevenzione e su nuove normative da proporre, per rafforzare la posizione dei minori nei conflitti armati.
La Relazione prosegue specificando che “le Nazioni Unite hanno prestato costante attenzione alla prevenzione, al monitoraggio e alla risposta alle violazioni dei diritti dei bambini in conflitto ormai da oltre due decenni, ma non è stata data un’attenzione simile da parte delle corti, dei tribunali penali internazionali, degli organismi investigativi e di accertamento dei fatti”.
I bambini sono considerati vulnerabili, invisibili, e questo finora ha comportato il fallimento nell’includerli dei meccanismi di accountability internazionale.
Inoltre, mancano i finanziamenti, anello debole per il raggiungimento degli obiettivi.
Save the Children auspica che gli Stati facciano una migliore raccolta dati, per la tutela dei diritti dell’infanzia nei processi penali internazionali e dare maggiori finanziamenti.
Per tutelare i bambini dai conflitti armati Save the Children nel rapporto propone che “dovrebbero essere supportati dalla costruzione di una rete inclusiva di sostegno alle attività degli eterogenei attori, coinvolti nel sistema Italia. I bambini nei conflitti armati sono in prima istanza vittime. Vivono la guerra, bombardamenti, deprivazioni acute e necessitano di cure specifiche”.
In definitiva, Save the Children chiede al Governo italiano di:
- “ottenere che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituisca un meccanismo imparziale, indipendente e internazionale, che possa essere attivato per raccogliere, consolidare, preservare e analizzare le prove di violazioni del diritto umanitario internazionale e violazioni e abusi dei diritti umani, in particolare dei bambini;
- allargare la possibilità di istituire sistemi simili all’International,Impartial and Independent Mechanism IIIM utilizzato per la crisi siriana o l’Independent InvestigativeMechanism for Myanmar (IIMM).
- supportare una risposta internazionale unitaria alle gravi violazioni dei diritti dei bambini nei conflitti: dalla registrazione delle violazioni al sistema di monitoraggio, dalla raccolta dati disaggregati per età e genere all’identificazione dei casi a rischio;
- schierare esperti di protezione dell’infanzia nelle missioni internazionali delle Nazioni Unite, dell’Unione europea, della NATO di cui fanno parte le Forze Armate Italiane;
- riivedere gli approcci nella lotta al terrorismo e alla prevenzione dell’estremismo violento per garantire che siano rispettati i diritti dei bambini e che, indipendentemente da qualsiasi associazione effettiva o percepita con gruppi armati, siano trattati prima di tutto come bambini e vittime di violazione dei loro diritti;
- regolamentare e migliorare la trasparenza sui trasferimenti e sulle consegne internazionali di armi e sulla fornitura di altri servizi militari, subordinandoli esplicitamente al rispetto degli standard legali e normativi internazionali nella protezione dell’infanzia e del diritto internazionale umanitario;
- sviluppare e utilizzare sistemi nazionali, come il sequestro di proprietà, il congelamento dei conti bancari e l’imposizione di divieti di viaggio, per agire contro i singoli autori di violazioni dei diritti dei bambini nei conflitti;
- promuovere canali di finanziamento flessibili e pluriennali, visto il protrarsi delle situazioni di conflitto, nell’ottica Nesso Umanitario Sviluppo Pace”.
di Francesca Caracò