Nel corso degli ultimi tempi sono stati rivelati nuovi pericolosi casi di interferenza straniera nell’Unione Europea (progetto Pegasus, attacco informatico operato da APT31).
Per ovviare a tali attacchi cosiddetti “ibridi”, sono state varate di recente importanti proposte da parte della Commissione, come il Piano d’azione europeo per la democrazia e le leggi sui servizi digitali nonché altri strumenti dell’UE per contrastare l’interferenza straniera e la disinformazione.
L’esercitazione ‘Pace’, un’operazione che, vista oggi, sembra anticipare quello che sarebbe stato il futuro prossimo del conflitto tra Russia e Ucraina, fu effettuata nel novembre 2021 e fu appunto pensata per migliorare e rafforzare la capacità di risposta a crisi complesse. L’Unione europea aveva messo alla prova i suoi strumenti per rispondere ai cosiddetti attacchi ibridi, una combinazione dell’uso di armi convenzionali e di tecnologia. La simulazione, la più grande del genere mai lanciata dal Servizio europeo per l’azione esterna, prevedeva l’invio di una missione mista militare-civile (Csdp), per aiutare un Paese che si trovasse ad affrontare una grave minaccia alla sicurezza.
L’esercitazione fu condotta in parallelo con una simulazione della Nato, per sviluppare ulteriormente l’interazione tra le due organizzazioni. Anche la Norvegia partecipò come Paese terzo, mentre la Svizzera fu invitata come osservatore. L’operazione riguardò varie aree critiche che potevano essere colpite da attacchi ibridi, come le infrastrutture energetiche, quelle delle comunicazioni, il web, o la salute. Nell’iniziativa furono coinvolti esperti della Commissione europea, del Servizio europeo per l’azione esterna, del segretariato generale del Consiglio europeo, gli Stati membri e le agenzie dell’UE, come Frontex ed Europol.
È fondamentale avere una notevole esperienza nell’affrontare problemi di disinformazione e libertà dei media ed è sempre più opportuno far aumentare i costi per quegli attori che interferiscono nei processi democratici dell’Unione europea, perché, attualmente, tali costi sono ancora troppo bassi, cosa che rende, per così dire, “gratificante” portare avanti interferenze contro l’Unione Europea. Tuttavia, visto l’aumento delle conseguenze dell’interferenza è necessaria un’analisi legale approfondita per identificare quali azioni sono punibili o meno.
L’interferenza straniera è diventata una grave minaccia alla sicurezza per le democrazie. L’Unione Europea (UE) non fa eccezione e, negli ultimi anni, ha notevolmente intensificato i suoi sforzi per contrastare tale minaccia. Un tipo specifico di interferenza straniera è costituita, per esempio, dal finanziamento straniero dei partiti politici.
A livello nazionale, nella maggior parte degli Stati membri sono attualmente in vigore normative che vietano o controllano i finanziamenti esteri, ma vi sono ancora differenze degne di nota tra i singoli Stati membri. Le recenti riforme del regolamento sul finanziamento dei partiti europei e delle fondazioni associate, a livello comunitario, hanno vietato i contributi dall’estero. Sebbene ci siano state tali modifiche alle normative dei partiti, casi di finanziamenti esteri sono ancora segnalati in diversi Stati membri, con attori stranieri che sfruttano le ambiguità normative per convogliare fondi o fornire altri tipi di supporto. Per affrontare tale problema in modo più efficace, occorre sostenere la convergenza normativa a livello nazionale, rafforzare la trasparenza dei conti dei partiti e rafforzare i poteri sanzionatori e di monitoraggio delle autorità di controllo competenti.
“Investire nella destabilizzazione: come il denaro straniero viene utilizzato per minare la democrazia nell’UE” è il titolo di un interessante studio originariamente richiesto dalla Commissione speciale sull’interferenza straniera in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione.
Secondo tale importante studio: «Il finanziamento dei partiti politici è solo uno degli strumenti utilizzati dagli Stati stranieri per interferire nella politica democratica. Spesso fa parte di un insieme più ampio di operazioni di influenza svolte per interrompere le elezioni, minare la fiducia nelle istituzioni e polarizzare il dibattito pubblico. Le azioni politiche per frenare il finanziamento estero dei partiti politici dovrebbero essere integrate in un ‘approccio globale’ per affrontare le minacce ibride. Sarebbe opportuno varare una legislazione per una maggiore trasparenza della pubblicità politica, così come azioni volte a migliorare la sicurezza informatica, comprese le infrastrutture elettorali, per contrastare la disinformazione, in particolare online, e per promuovere la verifica indipendente dei fatti e un giornalismo di qualità. A tale proposito, la tempestiva attuazione del piano d’azione europeo per la democrazia rappresenta una pietra miliare molto importante».
Tenendo conto di quanto accaduto di recente, è sempre più importante esplorare e discutere possibili soluzioni che rendano le democrazie europee impenetrabili all’interferenza straniera.
di Carlo Marino