Nel 2024 si celebrerà il Millenario della consacrazione della Basilica abbaziale di Santa Maria di Grottaferrata, scrigno di tesori artistici e letterari.
Il 19 settembre scorso si è svolta la conferenza stampa di presentazione del Millenario alla presenza dell’Egumeno (abate) Padre Francesco De Feo, il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi e Amministratore Apostolico dell’Abbazia di San Nilo, il sindaco di Grottaferrata Mirko Di Bernardo e numerose autorità civili anche in rappresentanza del Ministero della Cultura e della Regione Lazio.
Da tempo è in corso una intensa attività scientifica per l’individuazione dei temi che saranno oggetto di quattro convegni in preparazione, che si svolgeranno tra il 2024 e il 2025. Sono stati coinvolti i maggiori studiosi di bizantinistica a livello artistico, storico-filologico e liturgico delle Università Pontificie e di altri Atenei internazionali e nazionali, tra i quali la Cà Foscari di Venezia e Roma Tor Vergata.
Per l’evento è stato costituito un Comitato, con diverse articolazioni, che curerà l’organizzazione di convegni e la pianificazione di eventi finalizzati a testimoniare la vitalità dell’Abbazia. Un posto privilegiato all’interno delle celebrazioni occuperanno i programmati concerti di melurgia bizantina, di cui è stato offerta un’anteprima in occasione della conferenza stampa, nonché le letture di testi sacri volti alla riscoperta del tesoro spirituale e culturale dell’Oriente in dialogo con l’Occidente.
Papa Leone XIII (1878-1903) definì la Basilica di Santa Maria di Grottaferrata “una gemma orientale incastonata nella tiara pontificia” e questo costituirà il motto per le celebrazioni del Millenario. Nel 1894 il Papa emanò la costituzione apostolica Orientalium dignitatis con cui reinserì il culto bizantino.
L’Abbazia di Grottaferrata, insieme all’Eparchia (diocesi) di Lungro in Calabria e all’Eparchia di Piana degli Albanesi è un raro esempio di chiesa bizantina cattolica in Italia, nota anche come Chiesa italo-greca o italo-bizantina o italo-albanese. Si tratta di una chiesa sui iuris in comunione con il vescovo di Roma, ma che conserva strutture, disciplina, tradizioni e liturgia propria ovvero bizantina, come praticato dalla Chiesa ortodossa, senza però avere un metropolita.
L’Abbazia di Grottaferrata fu fortemente voluta da San Nilo, dopo l’apparizione della Vergine al termine della sua vita terrena e fu fatta erigere da San Bartolomeo. Venne consacrata da Papa Giovanni XIX il 17 dicembre del 1024. Sorta sui terreni donati nel 1004 dal Conte Gregorio I di Tuscolo, la Basilica riunì i monaci guidati da San Nilo di Rossano. Oggi è l’ultimo dei numerosi monasteri bizantini che nel Medioevo erano diffusi in tutta l’Italia meridionale e nella capitale romana. Si tratta di un unicum storico perché fu fondata cinquanta anni prima dello scisma che condusse alla separazione delle Chiese di Roma e Costantinopoli, ma mantenne sempre lo stato di comunione e obbedienza al Vescovo di Roma, pur conservando il rito bizantino-greco e la tradizione monastica orientale delle origini. Tante le leggende che avvolgono la sua storia millenaria. Una di queste vorrebbe che Federico I di Svevia, nel saccheggiare l’abbazia nel 1241, avrebbe portato via un pregiato gruppo bronzeo, attribuito al famoso scultore greco Mirone, raffigurante un uomo ed una giovenca. Secondo tale racconto a questo evento farebbe riferimento lo stemma stesso dell’Abbazia, che presenta una giovenca con le lettere ON.
L’abate Nilo, nato nella Calabria bizantina e quindi greco di origine e rito, fu fondatore di vari monasteri e sui ruderi di una grande villa romana sui colli di Tuscolo, dove secondo la tradizione gli era apparsa la Madonna, fondò un monastero. San Nilo non vide il compimento dell’Abbazia, in quanto morì al Tusculum, mentre fu il cofondatore San Bartolomeo che portò a compimento l’opera. La tradizione vuole che nell’Abbazia dovrebbero trovarsi le reliquie di entrambi i santi che però non sono mai state rinvenute.
Altro prezioso patrimonio custodito nel complesso abbaziale di Grottaferrata è la Biblioteca, che fu presente sin dalla fondazione. Strettamente connessa alla vita religiosa della comunità monastica e alla sua storia, il primo nucleo della Biblioteca era costituito dai testi già posseduti dal fondatore San Nilo e dai suoi compagni, prima di stabilirsi nel Tuscolano. A questi si sono aggiunti i testi legati alla intensa attività dei copisti criptensi, durata fino alla metà del XX secolo e quelli entrati in seguito a scambi con altri monasteri dell’Italia meridionale, oltre a donazioni ed acquisti. Intorno al 1770 tutti i libri, eccetto quelli già trasferiti alla Biblioteca Vaticana, furono collocati in una sala destinata alla Biblioteca, nella fabbrica nuova del Monastero e dotata alla fine del ‘700 di una scaffalatura lignea di grande valore artistico e architettonico, per complessivi 256 metri lineari. L’Abbazia, insieme alla Biblioteca, alla fine dell’800 passò ai beni demaniali dello Stato italiano, venendo riconosciuta come Monumento nazionale. Oggi la Biblioteca è stata trasferita negli ambienti restaurati del palazzo rinascimentale degli abati commendatori ed è sottoposta alla cura diretta del Governo, ma affidata alla custodia dei monaci.
La celebrazione del Millenario è un’occasione, soprattutto in questo momento di grave crisi con il mondo slavo, di riscoprire e rivalutare questi luoghi che, nella loro storia secolare, hanno custodito e unito le due tradizioni culturali e spirituali dell’Oriente greco e dell’Occidente latino.
di Rosaria Russo