Dopo la recente uscita per l’italo tedesca Rubik, prodotto da Natty Dub (Funk ShuiProject), Bestie feroci degli Icona Cluster ha da oggi anche un video. Attualmente la formazione prevede: Mattia Elmi (lead vocals, guitar), Gianluca Arcesilai (electric guitar), Luca Impellizzeri (percussion, sample), Daniele Cristani (electric bass), Giovanni Tamburini (trumpet), Antonio Rapa (drum), Manuel Goretti (keyboards).
Si tratta del nuovo singolo della band bolognese che sta disegnando, traccia dopo traccia, la propria identità di band indie, che ha scelto di attraversare con una propria decisa personalità i generi per esprimere la propria giovanile, mai giovanilista, denuncia di un mondo che non sa più essere umano. Dopo Aspetta e vedrai, uscito a giugno, in cui si denunciava infatti il malessere di una generazione che non vede più futuro davanti a sé, con Bestie feroci gli Icona Cluster narrano la sempre più drammatica questione del ritmo snaturante della contemporaneità che non lascia spazio al giusto confronto con la propria interiorità e al dialogo profondo con gli altri. È questo, in definitiva, secondo gli autori che uccide la vera libertà di essere persone.
Il videoclip è tratto da un live studio e porta la firma di Paolo Roberto Pianezza nel corso della registrazione della traccia da Groove Factory: la scelta è quella dei colori caldi che restituiscano l’emozione del suono della tromba e dell’impasto generale del brano. Introdotto dalla tromba luminosa e malinconica di Giovanni Tamburini e dal ritmo incalzante, quasi marziale, della batteria di Antonio Rapa avvolta nel suono della chitarra di Gianluca Arcesilai e dal sostegno del basso di Daniele Cristani e dell’elettronica di Luca Impellizzeri (anche alle percussioni) il brano spalanca la sua emozione sul suono della voce calsa di Mattia Elmi: “Ti ricordi questi tempi veloci? Assaggiavamo i nostri corpi come bestie feroci…” che si distende a quel punto su un amalgama pieno di colore che si arricchisce anche delle tastiere di Manuel Goretti.
Il colore musicale di questa traccia ha il profumo e l’intensità della malinconia che rielabora i suggerimenti di un linguaggio rap, ammorbidendone i tratti con i ritmi dell’hip hop, con le influenze del rock, con una spruzzatina di jazz e un carattere un po’ patchanka, un “non genere”, caratterizzato da una commistione di colori, suoni, stili, lingue, musiche e tradizioni diverse.
Dopo 3 anni di concerti in giro tra Italia ed Europa, i Fake Jam hanno cambiato veste, e sono diventati gli Icona Cluster, immergendosi nei mille colori della lingua italiana e nei molteplici colori dei generi musicali che hanno respirato nella propria storia musicale. Ed è così che dalla crisalide dei Fake Jam sono nati gli Icona Cluster. Solidi di un progetto che ha chiari gli obiettivi sia musicali che poetici.
La preistoria di questa formazione risale ormai al 16 ottobre del 2017, data ufficiale della nascita dei Fake Jam: una grande passione per la musica, tanta energia e tanta voglia di buttar fuori la propria creatività. Nati dal funk, i loro testi e il loro groove sono animati da un forte desiderio di dire la propria sulla società contemporanea, sul presente e sul futuro di una generazione che vuole riprendersi dalla vita e dall’anima una prospettiva più autentica e profonda. Da qui il gioco sulla parola Fake: in un mondo fasullo, superficiale e aggressivo, loro, i Fake Jam, scelgono la carta della profondità. E la profondità, pur nel cambio del sound e nel passaggio alla lingua italiana, è la scelta etica e musicale che rimane anche nei nuovi panni degli Icona Cluster: meno spesi sul palco del grotesque, ma sempre attenti alla verità al di là della finzione. Fra i concerti che gli Icona Cluster amano ricordare ci sono: il concerto al Tiergarten di Berlino, al CSD – Frankfurt a Francoforte, la partecipazione al Summer Jam Festival a Colonia, il concerto al Cross Club di Praga, allo Smiaf di San Marino e all’Estragon di Bologna.
di Eleonora Marino