Anticipato dalle due canzoni, Città deserte e Orbita, Cigni, il secondo album solista di Angelo Sicurella, è uscito il 13 aprile per Limone Lunare Records. Artista raffinato capace di coniugare con estro ed eleganza l’elettronica con il cantautorato, Angelo Sicurella torna con un album profondo, intimo ma universale, a partire da squarci visionari che diventano musica e testo. Un viaggio sonoro di nove canzoni avvolgente, nostalgico, a tratti inafferrabile, tra icone divistiche che fluttuano nello spazio in una immaginata remissione del genere umano.
Cigni è un disco in cui l’amore fa i conti col cemento arido della razionalità. In bilico tra il declino e la rinascita, tra le sconfitte e le possibilità, è un disco che contempla la fine del mondo, scongiurandola. Parla dell’incapacità di accettare i propri fallimenti e della sensazione di inadeguatezza nel condividere i propri sentimenti e fragilità, ma nel profondo guarda ai colori del mondo. Come un cantastorie contemporaneo, Sicurella racconta l’amore nelle sue forme, attraversato da tormenti e catastrofi. in uscita il 13 aprile per Limone Lunare Records.
Si tratta di un disco in cui l’amore affronta le intemperie del mondo, sfiora l’abisso per riemergere verso la luce. Bianco come l’insieme di tutti i colori dello spettro visibile, di tutte le sfumature dell’essere nel mondo.
Scritto dallo stesso Sicurella e prodotto insieme a Francesco Vitaliti, con la collaborazione di Donato Di Trapani (Orbita) e NTNTN (Giungla), Cigni è stato registrato quasi tutto in presa diretta, con una band di formidabili musicisti formata da Carmelo Drago, Simona Norato, Donato Di Trapani, Giorgio Maria Condemi e Giorgio Bovì, tra i Posada Negro Studios di Roy Paci, gli Idigo Studios di Palermo e lo studio di registrazione Limone Lunare.
Arpeggi stellari, melodie celestiali, al contrario, riconducono all’amore e alla possibilità di assoluzione e salvezza. L’album si apre con Fossili, brano che funge da preludio al disco, con la voce come prologo che descrive la fine del mondo su un organo epico. La comparsa di un elemento di rottura, un urlo, detta un cambio di registro, e un solo di chitarra gridato ne accentua il piglio incedente.
La fine del mondo, e ciò che ne rimane, sopraggiunge in Città deserte, dove un gioco di voci e un uso dosato di sintetizzatori, piano e violoncello fanno da sfondo a una storia d’amore immaginata in una città desertificata dalle voracità dell’essere umano, la cui presenza sembra quasi scomparsa, evaporata. Orbita è una ballata d’amore dream pop sui fumi dei copertoni nella tangenziale di una città abbandonata, nei corridoi dei supermercati ormai deserti. Come in un sogno lucido ci proietta in uno spazio romantico e apocalittico, da cui fare ritorno grazie ai ritmi scanzonati di Emi, un’esplosione caleidoscopica di suoni psichedelici, quasi come una cavalcata dei Flaming Lips sulle tracce dei Beatles. Il passo cambia con Proprio tutto, brano con una forte connotazione R&B e con un ritornello che si apre a un pop intimo e melodico per raccontare l’intimità dei due protagonisti che, stretti in un metro quadrato di un bagno pubblico, possono dirsi tutto, proprio tutto. Un po’ Wilco (nelle chitarre), un po’ Alabama Shakes (nell’uso della voce).
Cigni, title-track dell’album, è un brano caldamente pop, dal sapore beatlesiano con reminiscenze da Dark night of the soul degli Sparklehorse e Danger Mouse: una radiografia del genere umano e un invito a lasciarsi andare.
In Universo un basso ostinato e synth accompagnano una riflessione sul senso della vita, una lucida immaginazione da cui realizzare che tutto è molto più che la sola finitezza del mondo: La mia casa è l’universo, canta Sicurella. Il passo diventa una corsa techno di percussioni nel brano strumentale Giungla: synth le cui ritmiche strizzano l’occhio in parte a Nicolas Jaar, impazzano in un’immaginaria corsa forsennata di tutti gli animali della foresta verso la luce. Infine, la quiete dopo la tempesta: l’album si chiude con la ballata Aria. Sai che c’è? Che non riesco a dirmi ti amo. Non riesco a dirlo neanche a te. Anche se lo penso. In fondo, si, nella parte più recondita di me stesso, mi amo. E amo anche te. L’accettazione della possibilità di abbandonarsi, nonostante tutto, nonostante la fine.
di Eleonora Marino