Esce il 1° marzo Città Futura, il primo album di Bassolino, nuovo progetto artistico del pianista, compositore e producer napoletano Dario Bassolino, attivo nel panorama nu-jazz (e non solo) nazionale e internazionale ma soprattutto esponente di spicco della nuova e vivacissima scena musicale partenopea. Il disco esce in digitale e in formato LP 12” per due etichette seminali, la berlinese Jakarta Records e la napoletana Periodica Records, label di “neapolitan electronics e funk music”. La colonna sonora di un ideale film popolato da gangster, cartomanti e cantanti “di giacca”. Animato da voci di piazze brulicanti di vita e da un suono proiettato verso le stelle ma saldamente ancorato a una terra bruciata dal Sole. Un disco carico di groove dal sound “losco, pulp, grottesco e romantico” che affonda le proprie radici nel passato per disegnare una nuova, visionaria “città futura”.
Prodotto insieme a Paolo Petrella, l’album è arricchito da un gruppo di cantanti e musicisti di tutto rispetto – fra cui Linda Feki (LNDFK) e Andrea De Fazio (Parbleu, Nu Genea) – che dialogano fra loro mantenendo le rispettive identità. “Alla base c’è una forte idea di collettivo: ogni musicista ha il suo spazio espressivo e timbrico, cercando di rompere determinati stereotipi di genere e provando a disinnescare il rischio ‘revival’. La sfida è tutta lì”.
Fra percussioni mantriche e melodie arabe, blues metropolitani e atmosfere cinematografiche, allucinazioni sonore, omaggi neomelodici e discofunk orchestrale si avvicendano le sei tracce – Napoli Visionaria, ‘E Parole, Oro di Miele, Città Futura, Malavita e Fuga Finale – di un disco “enigmaticamente pop, di matrice prog e jazzfunk”, come lo definisce lo stesso Bassolino, musicista influenzato da artisti diversissimi, da Hermeto Pascoal ai Goblin, da Tullio De Piscopo a Franco Califano, passando per Lucio Battisti e Airto Moreira.
Prima di tutto, però, Città Futura è un lavoro che rivendica con orgoglio l’affermazione di un sound “meridionale”, nella sua accezione sociologica, al posto dell’inflazionato stile “mediterraneo”. Attraverso un inestricabile groviglio di memoria e invenzione, storia e immaginario, vita e storyboard, l’album rilegge e riattualizza in modo appassionato la cultura pop degli anni ’70 per provare a interpretare il presente, nella convinzione politica che è nelle forme espressive più popolari che si trova la fotografia più autentica di una società. “Sono spesso ispirato dalla filosofia e dalla sociologia. La musica, infatti, per me ha un valore esplicativo di un certo spazio storico e sociale, è rappresentazione della società” afferma l’artista campano, estimatore di Gilles Deleuze e Alberto Sordi, Mario Bava ed Elio Petri, Monicelli e Sciascia, Volontè e Rodolfo Sonego, così come Antonioni e il cartomante napoletano Gennaro D’Auria. Un disco “gramsciano”, insomma. Ispirato da un decennio di crisi, realizzato nel pieno della crisi del nostro tempo.
Città Futura ha la sua genesi nel periodo pandemico, quando Bassolino utilizza il tempo “liberato” per dedicarsi alle sue ricerche incrociate preferite: musicali, storiche, cinematografiche. Parte da una storia dimenticata, quella di Pino Mauro: cantante e attore, pioniere di quel filone dei gangster movies che raccontava storie di contrabbandieri su musiche all’incrocio fra disco-funk e tradizione melodica napoletana, antagonista – nella vita e nei film – dell’idolo popolare Mario Merola. Bassolino si imbatte poi nel film del 1978 di Sergio Corbucci La mazzetta, colonna sonora di Pino Daniele. “È a questo punto che la realtà e la fantasia iniziano a fondersi e inizio ad immaginare un nuovo personaggio, inventato, ma che sarebbe potuto esistere in questo ambiente. È così che ho iniziato a scrivere una sceneggiatura di getto, impersonificandomi nel mio protagonista. È così che sono nate tutte le canzoni del disco” racconta Bassolino. “Erano gli anni in cui eravamo obbligati a stare chiusi in casa. Il mondo contemporaneo iniziava a starmi stretto. Ho avuto tantissimo tempo libero e ho iniziato ad approfondire uno dei periodi più oscuri della Repubblica Italiana che aveva generato un orizzonte culturale irripetibile, con intellettuali come Pasolini e registi come Marco Ferreri, per citarne soltanto alcuni. Nel frattempo, le domande aumentavano e le trame si intrecciavano: la P2 di Licio Gelli, il Patto Atlantico, la Mafia, Calvi e il Banco Ambrosiano, Andreotti e il delitto Pecorelli, le Stragi, la questione Meridionale, Gramsci. Città Futura.”
Il disco si apre con un brano che prende il titolo da un libro dello scrittore napoletano Luigi Compagnone: Napoli Visionaria è una canzone che evoca una immaginaria Piazza Mercato in cui le voci del popolo si moltiplicano e si confondono fra ritmi frenetici, armonie, melodie, chitarre funky e aperture di fiati a metà fra Kokoroko e Napoli Centrale. Un vero e proprio manifesto sonoro di libertà espressiva fortemente ispirata da Processione sul mare, un pezzo di Toni Esposito del 1976. “Napoli Visionaria è la visione della mia città e di tutto ciò che essa rappresenta per me. La grande frenesia del popolo contrapposta all’immutabile bellezza delle pietre millenarie”.
Aperta da una vera e propria galoppata orchestrale frastagliata di improvvise evoluzioni prog, la traccia successiva, ‘E parole, è un brano cantato da Linda Feki (LNDFK) che qui sembra incarnare una versione iperrealista di Teresa De Sio, per celebrare in chiave contemporanea un periodo d’oro della musica italiana.
Bassolino canta invece Oro di Miele, un pezzo che ritorna sulle sonorità da prog italiano mescolandole a fughe lisergiche, ritmi brasiliani e ad atmosfere da cinema exploitation. Subito dopo, arriva Malavita, una canzone “proto-neomelodica” su base disco fine anni’70, affidata alla voce di Gennaro Canaglia, cantante di giacca, raffinato nella sua accezione più popolare, alle prese con il disagio della scelta fra l’amore e il crimine, in un’interpretazione ad alto tasso emotivo e malinconico, come il genere originario richiede. Si arriva così, carichissimi, al blues metropolitano della title-track Città Futura, in cui il tema del sax risuona come un eco del porto, fra soavi voci da commedia sexy, ritmiche prog e atmosfere oniriche.
L’album si chiude nell’unico modo possibile, con un sentito tributo alla cinematografia gangster napoletana. Fuga Finale è una traccia grottesca come un’allucinazione sonora che accompagna l’epilogo dell’ideale pellicola di Bassolino: il protagonista è in fuga dopo un omicidio e prova a nascondersi tra le barche, sulla spiaggia.
di Eleonora Marino