Tutto comincia con una comunicazione che ti giunge per posta ordinaria e senza bollo di recapito: Equitalia Gerit S.p.a. sollecita il pagamento di tributi iscritti a ruolo e in caso di mancato pagamento, minaccia l’attivazione di “tutte le procedure di recupero previste dalla normativa vigente”.
Rimani sorpreso perché non hai cognizione di alcuna partita in sospeso e una rapida consultazione dell’archivio della memoria, sezione delle inadempienze, conferma che no, proprio no, non c’è niente da segnalare.
Eppure il contenuto del secondo foglio, in una sintesi quasi inintelligibile, segnala la circostanza del misfatto: Irpef persone fisiche; anno 2004; debito € 263.
A questo importo vanno ad aggiungersi interessi, sanzioni per ritardato versamento e diritti di notifica per un totale di ben 405,74 euro.
Eppure ricordi di aver compilato il modello Unico seguendo rigorosamente le istruzioni e ora gradiresti conoscere l’eventuale errore e il motivo per cui non ti è pervenuto alcun addebito.
A svelare la prima incognita provvede il telefono verde dell’agenzia dell’entrate: si tratta di un semplice errore di trascrizione.
La seconda questione è cosa più complessa. Esiste una raccomandata restituita al mittente dopo il periodo di giacenza di cui non hai avuto segnalazione
Decidi di contattare l’Agenzia delle entrate. Il call center funziona bene, un po’ meno la prassi amministrativa. Nessuna nuova emissione di avviso e pratica immediatamente inoltrata ad Equitalia.
A proposito perché sul modello Unico vengono richiesti sia il recapito telefonico che l’indirizzo e-mail? Mistero!
Un po’ agitato ti rechi da Equitalia ed incredibilmente ottieni tutte, ma proprio tutte le delucidazioni, con tanto di documentazione per fatti che ti riguardano, ma di cui non hai neanche sospettato l’esistenza.
Equitalia, infatti, ha provveduto a notificarti il debito tramite messo, che ha registrato la tua assenza dal domicilio il giorno 16 di Agosto (sì proprio quello successivo alla tradizionale festività estiva).
Della visita infruttuosa, al solito, nessuna traccia ma, conseguenza inesorabile, la registrazione all’albo pretorio del Comune.
Tutto corretto, tutto secondo legge; ma perché ti senti raggirato? Dopo tutto bastava una semplice lettera … una telefonata … una e-mail … e avresti regolarmente pagato.
Ora non c’è più scampo ! Devi pagare tutto, anzi di più!
la gentile signorina di Equitalia, che ha pazientemente raccolto tutte le tue motivate recriminazioni, si vede costretta a notificarti un ulteriore balzello per esserti fatto vivo dopo 30 giorni dall’emissione del fatidico “sollecito”.
A nulla valgono le rimostranze, perché la comunicazione ti è giunta solo pochi giorni prima, ma non puoi dimostrarlo perché pervenuta senza timbro di recapito. In tal caso vale la data apposta in calce alla lettera.
Saldi il tuo debito con l’intimo sospetto di una macchinazione non proprio casuale, ma con l’assoluta ed incrollabile certezza di sentirti suddito dello Stato e non cittadino di questa nostra amata Repubblica.