Il grande storico francese, Fernand Braudel (1902-1985) è noto per aver dato il contributo più innovatore alla comprensione ed all’interpretazione dei fenomeni di lunga durata. Professore al Collège de France, Presidente della VI Section dell’École Pratique des Hautes Études, direttore del Centre de la Recherche Historique, nel suo volume “Civiltà materiale, economia e capitalismo”, pubblicato in Italia per i tipi di Einaudi, prende in considerazione le “strutture del quotidiano” dal XV° al XVIII° secolo.
L’autore considerava quest’opera di circa cinquecentocinquanta pagine, come un saggio per gettare uno sguardo d’insieme sulle strutture del quotidiano: dai cibi al mobilio, dalle tecniche alle città, alle monete. Il tutto per delimitare quella che è la vita materiale.
La vita materiale per Braudel si presenta segnatamente sotto la forma aneddotica di migliaia e migliaia di piccoli fatti di cronaca. Si tratta di microstoria, di microsociologia alla Gurvitch: piccoli fatti che ripetendosi si affermano come realtà in serie.
Si tratta di un volume avvincente, che ricostruisce l’avventura dell’uomo, attraverso il cibo che i diversi paesi offrono, le bevande, i tipi di abitazione, l’abbigliamento, dalle economie di sussistenza fino alle società industriali avanzate.
Lunga durata e civiltà sono ordini preferenziali, che richiamano classificazioni ulteriori inerenti alle società: tutto è sociale ed ordine sociale. Si tratta di socioeconomie. Tuttavia, per l’autore società ed economia non bastano da sole. Lo Stato multiforme, causa e conseguenza insieme, impone la propria presenza, turba i rapporti, li piega a sé.
Il volume si sofferma, poi, sul capitalismo e sui suoi vasti orientamenti, sui suoi giochi che per i comuni mortali hanno un che di diabolico. Il capitalismo, per Braudel, è il solo sistema che abbia una relativa libertà di movimento: a seconda dei momenti, può riuscire a dare un colpo a destra ed uno a sinistra, verso i guadagni del commercio o quelli della manifattura, verso la rendita fondiaria o il prestito allo Stato o l’usura.
Di fronte a strutture poco flessibili, quelle della vita materiale, il capitalismo può scegliere le sfere di attività, in cui vuole immischiarsi ovvero quelle che abbandonerà al proprio destino. Il precapitalismo è stato l’immaginazione economica del mondo, la fonte di tutti i grandi progressi materiali e di tutti i più pesanti sfruttamenti dell’uomo da parte dell’uomo.
di Carlo Marino