Il 7 giugno 2022 è stato presentato presso la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Palazzo Mattei di Giove in Roma il volume: “Dalla Grande Guerra alle Guerre Continue” a cura di Aldo Meccariello e Luca Mencacci e pubblicato per i tipi di Asterios Editore, Trieste nel 2021. Il volume racchiude gli atti del Convegno annuale del Centro per la Filosofia Italiana svoltosi nel 2018 ed era nato nel momento in cui si celebravano i 100 anni della I Guerra Mondiale (2018).
Il volume si dipana attraverso cinque Sessioni: Figure della Guerra, Pólemos, Padre di tutte le cose, Guerra e Mobilitazione totale, La pulsione della Guerra e le sue trasformazioni, I filosofi italiani e la guerra ed è molto ben organizzato: si considerano le idee maturate da vari filosofi: Simone Veil, Bobbio, Emanuele Severino su identità e conflitto fino a giungere ad analizzare le particolarità della guerra moderna che coinvolge la mobilitazione delle masse. Guerra moderna ovvero guerra ibrida.
L’identità sociale e politica occidentale a partire da quell’Iliade, che può essere letta come il primo racconto di formazione, sembra fondarsi su una contiguità tanto contraddittoria quanto ineludibile con la guerra.
Oggi stiamo vivendo in Europa una “Guerra in tempo di pace”, anche se va preso atto che gran parte della popolazione mondiale vive la guerra come una routine. La guerra tra Mosca e Kiev sembra la prosecuzione di una guerra europea del passato e questa guerra, oggi come non mai, non è altro che la distruzione di uomini e merci – o in senso marxista una distruzione di merci (includendo anche gli uomini). I filosofi si soffermano, tra le altre cose, sul fatto che anche il calendario civile è cadenzato sulla guerra: 4 novembre, 25 aprile, 2 giugno. E sembra riprendere quota uno dei più controversi frammenti del filosofo greco Eraclito: «Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re». Oggi la Guerra in Ucraina viene presentata come una guerra di valori: Occidente contro Oriente e per i Russi è una guerra contro la “decadenza” occidentale.
Il libro assume un rilievo del tutto particolare in un momento in cui la guerra ai confini dell’Unione Europea ci riporta al carattere bellicista dell’uomo. La Pace perpetua di Kant è possibile oppure no? Il conflitto sembra essere coessenziale alla natura umana e l’uomo può solo tentare di arginarlo contrapponendo potere a potere e, in questo caso, le forze contrapposte sono Logos e Pólemos ( Logos forze dell’ordine) (Pólemos le forze disgreganti).
I contributi del libro creano tante suggestioni e stimoli. L’eredità del Novecento continua ad essere un grande fardello che non smette di proiettare ombre sul presente. Del Novecento sembra essere rimasto il male, molto presente nel vivere presente. Il male del Novecento è qualcosa di cui non ci si riesce a liberare, una torsione violenta dell’accelerazione degli eventi. La dimensione fondamentale è la passione della ricerca. È comunque sempre più importante svegliarsi e partire alla ricerca del mondo vincendo con la forza del pensiero l’assuefazione alla violenza, all’abitudine. I filosofi saranno costretti a riflettere di nuovo sulla guerra, concetto che sembrava abbandonato negli ultimi tempi, perché in qualche modo bisognerà ricominciare a ricostruire dalle macerie il mondo di domani.
di Carlo Marino