La FIALP e la CISAL, nei giorni scorsi, hanno lanciato un forte allarmesui contenuti del DEF, il documento di economia e finanza presentato dal Governo alla stampa ed avviato all’esame delle Camere.
L’allarme è giustificato, paradossalmente, non dalla presenza di qualche singolare previsione, quanto dall’assenza di contenuti riguardo il rinnovo dei contratti di lavoro per il Pubblico Impiego.
Allarme, poi, amplificato dalle modalità e dai toni con cui questo Governo, in armonia con i più recenti, ha illustrato il documento ed ha affrontato i temi legati alle condizioni di lavoro (di vita !) dei dipendenti e dei dirigenti della Pubblica amministrazione: di tutte le erbe un fascio.
Si parla di condizioni di lavoro, infatti, perché le osservazioni e le contestazioni che muoviamo non si limitano ai più immediati e negativi effetti economici del blocco dei rinnovi dei contratti.
Il blocco vigente, che si protrae per il quinto anno, provoca un danno alle attuali capacità di spesa delle famiglie dei dipendenti pubblici (quelle che una volta potevano vantarsi di costituire parte del c.d ceto medio ..) quantificabile in almeno il meno 10 per cento del reddito.
Il danno si prolungherà nel tempo considerando gli effetti negativi che si scaricheranno sulle future pensioni, ridimensionate a causa della staticità del montante contributivo.
A tutto ciò si sommeranno i pensionamenti forzati (i c.d. esodati/esodanti della P.A.), l’ipotesi anche di forme dimobilità, cui aggiungere il pluriennale blocco di ogni progressione professionale (se non in casi eccezionali ed a costo zero: “Brunetta” docet ..).
Situazione, questa, particolarmente insopportabile per quelle migliaia di lavoratori impiegati in mansioni, ruoli e con responsabilità molto superiori a quelle del loro inquadramento professionale e contrattuale.
A fronte di questo il Governo tace e, in silenzio, attrezza un ceppo sul quale adagiare le teste dei dipendenti e dei dirigenti pubblici.
Sono, questi, effetti tutti interni alla macchina organizzativa della Pubblica Amministrazione. E fuori ? e sui cittadini ?
È possibile ignorare quali e quante saranno le ricadute immediate e quelle più in la nel tempo sulla qualità o la continuità dei servizi pubblici ai cittadini di questo malandato Paese?I tagli lineari alle risorse (finanziarie e di personale) delle tante amministrazioni pubbliche hanno provocato e provocheranno effetti diversi, se abbattuti su strutture ospedaliere, sulla scuola, sulla sicurezza, piuttosto che su marginali uffici dediti a maneggiare scartoffie ?
E ancora, non avendo la capacità di colpire direttamente i dipendenti fannulloni e le sacche di assenteismo, si è scelto di mortificare tutti, comprese quelle centinaia di migliaia di “funzionari dello Stato” che quotidianamente mettono in moto e guidano la “macchina pubblica”, con norme punitive (malattia, ecc.) ed il blocco generalizzato delle retribuzioni.
Queste sono state le recenti scelte della Politica. Queste le scelte degli ultimi Governi.
Premesso che le perdite accumulate per effetto del blocco della contrattazione sono ben superiori agli 80 europromessi, ci lascia perplessi l’affermazione della Ministra per la Funzione Pubblica Madìa che paragona gli 80 euro in busta paga, promessi dal Governo ai percettori di redditi più bassi, ad un “..rinnovo contrattuale”.
Richiama alla memoria, così, il vecchio sistema, quando le trattative si facevano direttamente con il Governo e con i suoi (più o meno generosi..) Ministri per la Funzione Pubblica. Almeno, all’epoca, si risparmiavano le spese della costosa macchina ARAN.
Di maggior sollievo è la notizia che, dopo aver considerato l’età media della “popolazione” dei dipendenti pubblici e gli effetti della spending review con i tagli degli organici, la Ministra vorrebbe immettere risorse fresche nella P.A. riaprendo una stagione di assunzioni.
Avendo la nostra Organizzazione formulato proposte concrete di utilizzo dei risparmi possibili nella Pubblica Amministrazione, anche su questa materia, come anche per il rinnovo dei contratti, chiediamo con forza l’effettiva apertura del confronto con il Governo.
Meno rassicuranti sono le smentite del MEF sull’assenza nel DEF, solo per motivi tecnici, della previsione di spese per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici.
È un costo, precisano, che sarà stabilito nella Legge di stabilità.
Ma l’affannosa ricerca di risorse per coprire altre scelte riformatrici del Governo, compresa la c.d. “Ristrutturazione della pubblica amministrazione” che, in soldoni, si manifesterà sostanzialmente come una limatura della spesa per il pubblico impiego in rapida discesa verso l’obiettivo di rappresentare il 9% del PIL, ci fa intuire che anche in quella sede (la vecchia Finanziaria..) poco si potrà trovare.
Infine, la mancanza di un esplicito riferimento ad un rinnovo del blocco dei contratti, ciò che potremmo definire un “rumoroso” silenzio del Governo sulla materia, potrebbe anche nascondere una malcelata volontà di aprire le contrattazioni. Si: ma senza risorse e solo sulla parte normativa.
E ci preoccupa ancor più che a questa ipotesi possano entusiasticamente aderire altre Organizzazioni sindacali non autonome, immemori del crollo del potere d’acquisto delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, distrattesull’automatica attivazione – all’atto dell’apertura del rinnovo dei CCNL – delle ulteriori misure punitive di “brunettiana” memoria e, invece, molto, molto attente al pericolo – per loro – rappresentato da una pronuncia della Corte Costituzionale, a seguito del ricorso presentato dalla FIALP e dalla FLP, convinte dell’illegittimità del blocco della contrattazione.
L’intera nostra Organizzazione è intenta a vigilare, informare ed allertare i lavoratori pubblici, pronta ad attivare tutte le iniziative ed i contenziosi che si renderanno necessari e, nel contempo, a ribadire la disponibilità ad avviare un serrato confronto contrattuale.