Anno da dimenticare per l’economia italiana, ma anche per il fisco: solo fino a giugno – secondo quanto risulta dalle ultime stime della Ragioneria generale dello Stato – sono stati persi 12 miliardi di euro, che, giusto per caso, è esattamente quanto il governo ha stanziato con il decreto d’agosto per sostenere lavoratori, famiglie e imprese ancora alle prese con l’emergenza Coronavirus. Ma se il calcolo si allunga e si guarda agli ultimi 20 anni – spiega la Cgia di Mestre – imprese e contribuenti hanno pagato 166 miliardi di tasse in più. L’associazione chiede, quindi, di arrivare ad una riforma che, soprattutto, riequilibri i prelievi centrali e locali. Un impegno più generale alla riforma della macchina fiscale è stato ribadito anche dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: “La riforma fiscale è decisiva e ci sarà” anche attraverso un “rafforzamento del contrasto all’evasione fiscale”. Recentemente anche l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha ricordato che, di fatto, sul fronte dei pagamenti e accertamenti, è attualmente tutto fermo e le cartelle ricominceranno a viaggiare solo dal prossimo 15 ottobre. Una boccata d’ossigeno per i contribuenti, un salasso per le casse dello Stato, anche se a breve dovrebbero essere rimpinguate dai fondi in arrivo dall’Ue.
Recentemente il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa, ha dichiarato: “I contribuenti che hanno effettuato i versamenti fiscali entro il termine del 30 luglio sono pari al 40% del numero complessivo dell’anno precedente”. Occorrerà, quindi, aspettare i prossimi dati per capire a che punto è ”il buco”. Intanto, le entrate tributarie nel periodo gennaio-giugno 2020 evidenziano una flessione pari a -12.211 milioni di euro (-5,8 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2019. La variazione negativa è conseguenza – spiega la Ragioneria – sia del peggioramento congiunturale sia dell’impatto delle misure adottate dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Le imposte contabilizzate al bilancio dello Stato registrano una diminuzione (-13.983 milioni di euro, -7 per cento) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In flessione il gettito, relativo agli incassi da attività di accertamento e controllo (-858 milioni di euro, -17,2 per cento) mentre risulta in crescita quello relativo alle entrate degli enti territoriali (+354 milioni di euro, +1,6 per cento).
Il mese di giugno – si spiega ancora – ha fatto registrare un risultato positivo (+3,7 per cento), che però non è significativo, perché dovuto al fatto che nel 2019 i versamenti di giugno delle imposte autoliquidate sono slittati al 1° luglio (il 30 Giugno cadeva di domenica), e di conseguenza il confronto tra i due mesi, e anche tra i due periodi, non risulta omogeneo. Quindi, in attesa di tornare all’omogeneità per il confronto si attende di capire quanto lo ‘stop’ e i rinvii decisi dal governo pesino sulla cassa. Il tutto in attesa della riforma fiscale annunciata da Gualtieri, che dovrebbe diminuire un ‘peso’, quello fiscale, diventato negli anni difficile da sostenere. “In termini percentuali, – rimarca Cgia – la crescita in questo ventennio è stata del 47,4, 3,5 punti in più rispetto all’aumento registrato sempre nello stesso arco temporale dal Pil nazionale espresso in termini nominali (+43,9%)”. Cioè le tasse che pagano gli italiani aumentano più di quanto si registri per il prodotto.
di Massimiliano Gonzi