L’origine del nome di Febbraio
Febbraio trae il suo nome da Februus, un dio antichissimo etrusco-italico da cui origina la divinità romana Februa o Febris, legata alla purificazione dalle febbri malariche.
Il 15 febbraio si celebravano nell’antica Roma i Lupercalia, una festa dal complesso e interessante rituale, nel corso del quale, a un certo punto i Luperci, giovani e giovanissimi romani consacrati, si raccoglievano nel Lupercale, una grotta ai piedi del colle Palatino, dove sacrificavano un gran numero di capre, tagliavano le pelli in lunghe strisce, dette februa, e poi si slanciavano seminudi, coperti da pelli di lupo, in una folle corsa agitando queste fruste e colpendo tutti coloro che incontravano.
Le donne desiderose di gravidanza si esponevano ai colpi, certe del potere del rito, che propiziava la fecondazione.
La solennità era talmente radicata nella vita dell’antica Roma che si perpetuò anche nei secoli tardi, fino all’anno 468.
Vani furono gli sforzi dei vescovi per sopprimere l’antica consuetudine, contro la tenacia delle istituzioni pagane, le quali attribuivano le pestilenze e ogni altro danno al fatto che si trascurasse la festa dei Lupercalia.
Il papa Gelasio sembra sia finalmente riuscito ad abolire il rito, forse ancora vivo e riconoscibile oggi nella processione e nelle luminarie del giorno della Candelora, il 2 febbraio.
Queste sintetiche immagini antiche emanano un fascino unico e ci inducono a collegare l’evocazione di tali riti ancestrali e del nome Februa con la febbre e con l’infiammazione rossa e calda lasciata dai colpi delle strisce di capra come dalle frustate.
Il pensiero corre alle influenze di stagione, quando, guarda caso soprattutto a febbraio, si viene colti da febbre e raffreddore, da purificanti sudate al caldo del letto.
A febbraio, che è anche il mese di Carnevale.
Quanta nostalgia per… la solita influenza!
… e quanta inquietante connessione tra le maschere del Carnevale e questo nostro presente mascherato, immersi come siamo nell’atmosfera pandemica dei nostri giorni!
Siamo desiderosi, come le donne e gli uomini antichi, di un intervento soprannaturale di purificazione che ci faccia scatenare, liberare dalle mille inibizioni che sono ormai diventate costume comune, mentre Febbre e Festa danzano insieme in maschera…
di Maria Cristina Zitelli