Il messaggio che questo mese si vuole suggerire contiene un pensiero di desiderio e fiducia per l’avvenire, racchiuso nella rappresentazione vivida del germoglio, origine della vita, inizio della rinascita. L’articolo d’introduzione evidenzia questo principio condiviso (La Redazione).
L’immagine che desidero condividere questo mese è il cosiddetto “sepolcro”, un’antica tradizione delle festività cristiane, ancora viva in tante famiglie del Sud. In questo rituale, che non manco di compiere anno dopo anno, vi è tutto il senso della speranza della rinascita e del ciclo della vita, che nulla ferma e che nulla teme. Chicchi di grano, o anche di lenticchie nella mia preparazione, riposti in un angolo buio della casa a germogliare, curati giorno per giorno fino a quando, adornati di fiori, verranno posti in bella mostra nella propria casa oppure portati in chiesa per il Giovedì Santo. Dal buio alla luce, dalla morte del seme alla vita della pianta, credo che non vi sia nulla di più umile e semplice di questa tradizione che celebra la gioia della rinascita e della forza della vita. Ricordo da bambina che si faceva a gara a chi preparava il vassoio più bello: era un dono che il sentimento religioso popolare offriva per adornare il sepolcro di Cristo. Seguire la maturazione dei semi, ben dosare l’irrigazione per arrivare alla giusta altezza dei germogli per la Settimana Santa, era un’arte che si apprendeva insieme alle ricette familiari per i dolci pasquali. Non faccio fatica a pensare che anche i nostri avi latini compissero tale rituale domestico per rendere onore alla madre terra e al suo risveglio primaverile. Meraviglie del sincretismo che ci arricchisce e ci lega con un filo invisibile alla storia. E tale filo ci conduce lontano in quel mondo orientale che ha condiviso con noi molto più di quanto riconosciamo. Sulle tavole degli antichi persiani ed oggi di molti iraniani quando si celebra l’Haft Sin si trova il sabzeh, chicchi di lenticchie, orzo o frumento, germogliati per simboleggiare la rinascita. L’Haft Sin era un modo di preparare la tavola con sette elementi, tra cui il nostro sabzeh, i cui nomi iniziano con la sin (esse in persiano). Il sette era un numero sacro per la religione fondata da Zoroastro e con questa tradizione si vuole augurare agli abitanti della casa fortuna, salute, prosperità, purezza spirituale e lunga vita. Con questi germogli auguro a tutti speranza e forza per guardare avanti con le parole della poesia di Pablo Neruda Ode alla Speranza
Crepuscolo marino,
in mezzo alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
del sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare.
Le onde dicono alla costa salda:
Tutto sarà compiuto.
di Rosaria Russo