8 marzo 2022, la Giornata Internazionale della Donna si è affacciata in un mondo pieno di tensioni dovute all’invasione della Russia in Ucraina. Al giorno d’oggi non si può non pensare allo stato di pericolo attuale della pace sempre in bilico sul disastroso orlo della guerra.
Le immagini dei media si susseguono e ci riempiono di angoscia e lacrime, perché assistiamo a tutti questi accadimenti con un pesante senso di impotenza e preoccupazione.
In Ucraina le case in pochi giorni sono state completamente distrutte e intere famiglie si sono rifugiate nella metropolitana di Kiev per salvarsi dagli attacchi aerei. Fra queste famiglie una donna ha partorito una bambina, che ha acceso un segnale di speranza: la vita e l’amore si contrappongono all’odio, alla morte, alla guerra.
Se si osservano le fotografie, se si seguono con attenzione i notiziari in televisione, si nota che le donne hanno sguardi pieni di un dolore inenarrabile, ma nell’ansia e nella tribolazione questi occhi determinati emanano una grande forza. Le donne, infatti, diventano leonesse per difendere i loro figli.
La televisione accorcia le distanze e ci troviamo a contemplare con dolore i fiumi di donne che sfilano davanti alle telecamere, silenziose, con le poche cose raccolte in fretta e furia prima di scappare definitivamente dalla loro casa assediata. Così si avviano con i loro figli, attraverso i corridoi umanitari, verso centri di aiuto che arrivano ai confini con l’Ucraina da tutte le parti del mondo. Le storie di cui siamo muti e impotenti testimoni fanno male interiormente perché nulla possiamo difronte questo dramma, ma, proprio in questi tragici avvenimenti, alcune vicende umane colpiscono moltissimo proprio per il coraggio con cui le difficoltà sono affrontate.
Molte donne hanno deciso di portare in salvo i loro figli, lasciando i mariti che sono impegnati per legge a combattere per difendere la loro terra. Strazianti gli addii. Famiglie separate dolorosamente. Alcune donne, soprattutto anziane, hanno deciso di rimanere lì, perché quella è la loro terra, dove sono nate, dove hanno vissuto con i genitori, dove hanno formato una famiglia, i cui figli comunque hanno deciso di andare via. Via da tutte quelle cose, compresa la casa, bene primario dell’uomo, che fino ad un mese fa costituiva la sicurezza, il rifugio, il proprio mondo dove isolarsi.
La comunità internazionale non è rimasta inerte ed ha allestito vari campi profughi dove anziani e giovani hanno trovato un rifugio dove possono rifocillarsi e avere un cambio abiti. Moltissimi sono i vestiti e i giochi per i bambini che stanno improvvisamente affrontando un mondo stravolto e pieno di terrore.
Fra i campi/alloggio è pervenuta un’iniziativa italiana, a Rimini è stato allestito un centro di accoglienza profughi, otto generosi albergatori hanno messo a disposizione le loro strutture, dove finalmente alcune persone provenienti da Suceava, in Romania, al confine con l’Ucraina, hanno preso i pullman che le hanno portate in Italia, lì potranno finalmente rilassarsi lontano dalle bombe, dopo i giorni vissuti nel terrore. Molte sono le donne che hanno viaggiato per raggiungere il centro di Rimini e che hanno salvato i loro figli dalla guerra che ha distrutto le loro case. Tutte hanno comunque intenzione di tornare nella loro patria, dopo la guerra, per ricongiungersi con i familiari che hanno dolorosamente lasciato e cercare di vivere una vita normale. Fra le donne anziane ne spicca una per la sua determinazione: Nonna Zoriana, ha affrontato un viaggio interminabile con le sue due nipotine e si è fermata a Roma in cerca di accoglienza per se stessa e le bambine. Dopo svariati giorni ha trovato una sistemazione grazie alla Protezione civile della Regione Lazio.
Tuttavia, questo 8 marzo, particolare ha visto in Ucraina un altro aspetto della donna che non ha il problema di proteggere e salvare i propri figli, o perché non ne ha, o perché li ha già portati in salvo, ma resta a combattere perché vuole proteggere la propria terra imbracciando un fucile. Al giorno d’oggi sono svariate le donne che fanno questa scelta, ed è stato dimostrato che una donna combattente può superare un uomo in termini di ardore ed indole guerriera. Molte donne, anche in Europa, fanno parte dell’intelligence.
In Ucraina abbiamo notizia di veterane che in un luogo segreto di Kiev fanno parte di un coordinamento femminile che supporta i militari e i civili in questo conflitto, organizzando approvvigionamenti e interventi paramedici.
Si ricorda che le donne che affrontano la guerra e situazioni disagio causate da essa ce ne sono molte altre nel mondo. Pensiamo alle donne curde e ultimamente anche a quelle afghane che pochi mesi fa hanno subito una regressione quando dopo venti lunghi anni di occidentalizzazione della Nazione, i talebani hanno riconquistato il potere spazzando totalmente le conquiste delle donne, che potevano votare e studiare, imponendo nuovamente il velo che non era obbligatorio.
Tornando all’Ucraina, fra le pessime notizie, è arrivata quella degli stupri da parte di soldati russi. Una ragazza di 17 anni dopo lo stupro è stata uccisa.
Lo stupro purtroppo è un crimine dell’uomo generalizzato nel mondo.
Oggi, nel terzo millennio, ancora non è stata sconfitta la violenza sulle donne.
Secondo le statistiche, il 35 per cento delle donne ha subito violenza sessuale oppure è stata sfigurata e subisce anche fra le pareti domestiche chi le alza le mani addosso! Nel 38 per cento dei casi di omicidi di donne, il colpevole è il compagno/marito.
Al mondo esistono 22 milioni di bambine che sono state costrette a sposarsi con uomini molto più grandi, e, centinaia di milioni di altre bambine sono a rischio matrimonio forzato e/o precoce.
Ogni anno in Africa ci sono tre milioni di donne e di bambine a rischio FGM (female genital mutilation, mutilazioni genitali femminili).
L’Italia non è da meno. Basta accendere la televisione e veniamo sempre accolti da notizie di donne uccise dal compagno di vita o da altri uomini.
Si può concludere che la Giornata Internazionale della Donna 2022 è stata segnata da eventi inaspettati e crudeli.
Se per tutte le donne calpestate, stuprate, sfigurate e uccise si accendesse una candela si illuminerebbe il mondo.
di Francesca Caracò