Parte da Dubai ma è italiano lo studio che fa chiarezza sul fenomeno linguistico globale noto come Globish, “inglese globale” espressione che indica quel particolare idioma che si è diffuso nel mondo, specie tra uomini d’affari ed expat.
L’Enciclopedia Treccani alla voce Globish recita: «Termine inglese composto da global ed english che designa l’inglese semplificato parlato dai non anglofoni, capace di soddisfare i bisogni comunicativi basilari. L’efficacia del g. risiederebbe in un lessico ridotto a ca. 1.500 vocaboli, nella rinuncia alle forme idiomatiche, nell’adozione di una sintassi semplificata e di una fonetica meno ostica». Il Collins English Dictionary, invece, è più lapidario : «a simplified version of English used by non-native speakers, consisting of the most common words and phrases only».
Dello studio del Globish si sta occupando l’italiana Monica Perna, English Coach, Ceo a Dubai di Auge International Consulting, un’impresa di Istruzione ed Alta Formazione che alla lingua del futuro su scala globale da 3 anni dedica studi specifici volti ad indagarne i meccanismi e le strutture.
Nel mondo circa 1.5 miliardi di persone parla inglese. Ma di questi, solo 400 milioni è madrelingua. Ciò significa che il 74% della popolazione mondiale utilizza l’inglese come lingua franca, ovvero come mezzo di comunicazione interculturale e per farlo impiega una variante linguistica di facile comprensione, che evita misunderstanding e espressioni figurate.
È questa la lingua che rappresenta al meglio l’epoca presente, l’epoca dei viaggi low cost e della parlata del web, della Microsoft di Apple, di Google, di Facebook e dei social media. Si tratta di un fenomeno sia linguistico-culturale che mediatico, la cui infrastruttura però è economico-finanziaria. Il Globish si basa sul commercio, sulla pubblicità e sul mercato globale.
“Oggi – ha spiegato la Perna – più di un miliardo di persone nel mondo parla il Globish, versione semplificata dell’inglese anglo-americano che comprende le 1.500 parole più utilizzate nella lingua e le strutture grammaticali di immediata comprensione. Più che di una lingua si tratta di un vero e proprio strumento di comunicazione definito come ‘Il dialetto internazionale del terzo millennio’ oggi parlato da circa l’80% della popolazione mondiale”.
Per essere precisi, il termine “Globish”, è stato coniato nel 1998 dal francese Jean-Paul Nerrière, ingegnere informatico della IBM, il quale fu il primo a notare come nelle conferenze internazionali gli uomini d’affari orientali riuscivano a parlare con clienti coreani e giapponesi e a farsi capire in inglese in maniera molto più facile rispetto a quando la conversazione avveniva con dirigenti americani o inglesi. La rapida diffusione di questo inglese globale, secondo la Perna, è dovuta, quindi alla maggiore semplicità del linguaggio che la caratterizza e all’esperienzialità dell’apprendimento ossia al fatto che non vi siano regole da imparare né libri da studiare ma un approccio diretto con la lingua che permette rapidamente a chi la usa di comunicare. Non si tratta, infatti, di una lingua formalmente costruita, ma piuttosto di un dialetto organico che si adatta costantemente, emergendo esclusivamente dall’uso pratico.
“L’errore è nell’approccio didattico ormai anacronistico. – ha sostenuto Monica Perna, che a seguito di una ricerca condotta per oltre 3 anni e con l’esperienza di circa 13 mila studenti e 800mila persone formate in tutto il mondo, è giunta ad elaborare un metodo, chiamato Metodo AUGE, che permette di approcciarsi allo studio della lingua sfruttando tutti i 5 sensi e creando un coinvolgimento emotivo. – La nuova frontiera dell’apprendimento linguistico consiste nel sostituire gli ormai obsoleti corsi di lingue con vere e proprie esperienze virtuali che le avanguardie del Metaverso ci permettono oggi di costruire come protocolli immersivi, interattivi ed esperienziali. Questa nuova dimensione metodologica rappresenta il superamento della didattica tradizionale e dimostra la superiore potenzialità di un approccio basato sul principio del Learning by Doing, lo stesso che è alla base dell’enorme diffusione del Globish”.
di Carlo Marino