E’ doveroso premettere che le cifre esaminate, senza tema di smentite, sono state tratte dal 2° Rapporto del Bilancio Inps 2013, redatto dal Comitato Scientifico di “Itinerari Previdenziali”, presieduto dal prof. Brambilla, cui ha “cooperato” anche l’Inps.
In estrema sintesi, il Bilancio ufficiale dell’Inps 2013 presenterebbe un disavanzo di esercizio pari a €. 80 miliardi, derivante da una spesa totale di €. 269 miliardi, rispetto a 189 miliardi di entrate per contributi versati dai lavoratori. Quale spesa di Bilancio si vuole esaminare? Certamente quella che riguarda le pensioni previdenziali vere e proprie, il cui importo è collegato ai contributi versati da ogni singolo lavoratore.
L’Inps, quale Ente Pubblico strumentale multifunzione, esegue, per conto dello Stato, una serie di attività sia di tipo pensionistico che assistenziale /di sostegno al reddito minimo, per cui, al fine di determinare la spesa complessiva delle sole pensioni, è necessario procedere a una corretta disaggregazione delle prestazioni non pensionistiche che devono essere finanziate dalla Fiscalità Generale, come dettato dalla Costituzione (art.38, 1° comma). Da alcune diapositive, che fanno parte di un pacchetto didattico di video lezioni, consultabile, per un maggior approfondimento, sul sito www.cisal.org, ho quantificato, invece, nel dettaglio, che risultano rendicontati all’interno di detto Bilancio, la spesa di:
- €. 55 miliardi (3,4% del PIL), di cui:
- €. 22 miliardi per Prestazioni Temporanee (Indennità di disoccupazione, la Cassa integrazione guadagni, gli Assegni familiari, i trattamenti di Malattia e Maternità, ecc.);
- €. 33 miliardi per Prestazioni a sostegno del reddito (Le Pensioni integrate al minimo, le Maggiorazioni dei trattamenti minimi, la Quattordicesima mensilità, i Prepensionamenti, le Pensioni e gli Assegni sociali, le Pensioni agli Invalidi Civili, ecc.).
Al netto delle predette prestazioni di natura assistenziale e sociale, la spesa lorda delle sole pensioni previdenziali in quell’anno, sarebbe scesa a €. 214 miliardi di euro, 13,2% del PIL (€. 296 miliardi meno €. 55 miliardi) al lordo dell’Irpef.
L’effettiva uscita per il pagamento dei trattamenti previdenziali, è rappresentata, però, dall’importo delle pensioni erogate ai pensionati, al netto della tassa pagata alla fonte, nell’anno 2013, pari a 43 miliardi di euro, che è una partita contabile di giro, perché lo Stato re-incassa una parte della spesa, ovvero è una “non spesa”.
Perciò la somma complessiva netta delle pensioni, si attesta intorno a €. 171 miliardi (€.214 miliardi meno €. 43 miliardi per tasse) pari al 10,6% di PIL, al disotto della media europea (in Germania, dove le pensioni non sono soggette a tassazione, è dell’11,9%)!
In conclusione, il Bilancio 2013 presenta addirittura un avanzo di gestione pari a €.18 miliardi, scaturente da 189 miliardi di entrata, finanziati dai lavoratori attivi, rispetto ai predetti €.171 miliardi di uscita:
Altro che ” buco” del Bilancio Inps sulle pensioni; altro che la necessità, dal 1990, di 9 Riforme e di 17 interventi legislativi sul sistema pensionistico in Italia; altro che Ape, Rita, Part- time agevolato, Esodati, Quarantunisti, Novantaseisti, Precoci, ecc.
Per eliminare ogni “confusione” di tipo contabile, sarebbe opportuno inserire nel Bilancio dello Stato tutte le spese di sua competenza (Corte Costituzionale, sentenza n.157 del 1980), lasciando comunque in capo all’Inps, come avviene attualmente, la gestione funzionale e amministrativa delle predette prestazioni di protezione sociale.
Il presidente dell’INPS Boeri farebbe bene a fare pulizia in casa propria, proponendo adeguate rettifiche finalizzate alla ricomposizione delle voci del Bilancio INPS, per “evitare”, come affermato testualmente anche dal Presidente della Repubblica, in un messaggio del 10 maggio 2016: “Ogni confusione fra il sistema previdenziale obbligatorio…. e il sistema di sicurezza sociale ….”