Hidden Histories è un festival con eventi, laboratori, talk e performance alla (ri)scoperta dei luoghi storici di Roma, che si è tenuto a partire dal 28 ottobre 2020. Si tratta di un progetto ideato e curato da Sara Alberani e Valerio Del Baglivo, appositamente pensato per la città di Roma, i suoi abitanti e i suoi visitatori.
Il progetto è stato vincitore dell’Avviso Pubblico “Estate Romana 2020 – 2021 – 2022” e fa parte di Romarama 2020, il palinsesto culturale promosso da Roma Capitale, e realizzato in collaborazione con SIAE.
Roma non è il palcoscenico, lo sfondo, la cornice di Hidden Histories, ma diventa l’essenza, la materia, il metodo. Attraverso la voce di artisti e intellettuali contemporanei il programma ha contemplato tutta una serie di interventi inediti, che hanno puntato a coinvolgere il pubblico in varie iniziative di apprendimento partecipato per rileggere, reinterpretare e ricodificare il patrimonio di Roma. Promuovere una riflessione storico-culturale e socio-politica di determinati luoghi simbolici della città, innescando attraverso l’arte contemporanea percorsi di immaginazione, che li ricontestualizzino alla luce dei grandi cambiamenti sociali e politici in atto. È stata questa la finalità di Hidden Histories.
Nelle parole di Sara Alberani, curatrice del progetto : “Hidden Histories nasce durante i mesi di lockdown vissuti a Roma. Durante questa esperienza la necessità di riappropriarsi dello spazio pubblico – in particolare del centro storico e di alcuni luoghi simbolo della città – si è fatta ancora più forte, così come il bisogno di tornare ad incontrarsi fisicamente, attraverso i nostri corpi. Da queste esigenze prende vita un progetto che intende il patrimonio pubblico (luoghi, monumenti, musei e collezioni) come elementi da cui partire per affrontare le urgenze del presente e per promuovere un approccio vivo e critico alle nostre archeologie, così predominanti qui a Roma. Abbiamo composto una geografia urbana che riunisce molte istituzioni, spazi pubblici e collezioni, che incontrano attraverso un lavoro laboratoriale e site-specific le pratiche degli artisti chiamati a ripensarle. “
Il curatore, Valerio Del Baglivo, dal canto suo ha sottolineato: “Il nostro programma adotta un approccio decoloniale ovvero propone interventi artistici che ripensano in maniera non univoca la storia di monumenti, collezioni ed edifici, ri-configurano le narrazioni storiche, artistiche e politiche che hanno determinato la prevalenza di specifiche forme di conoscenza rispetto ad altre, l’affermarsi di canoni precisi, l’emergere di una supremazia culturale occidentale. Oggi è importante riflettere sul patrimonio artistico, che ci circonda per ricontestualizzarlo alla luce di grandi cambiamenti sociali/politici in atto; e la performance è il medium più adatto perché ci consente, dopo tanto isolamento, di innescare processi di apprendimento corporeo e di farlo in gruppo”.
Varie sono state le iniziative per approfondire anche culture e comunità lasciate fuori dalla narrazione ufficiale, stratificatesi nella babele architettonica e artistica di Roma.
di Eleonora Marino