“La Corte Costituzionale … dichiara l’illegittimità costituzionale sopravvenuta, a decorrere dal giorno successivo alla pubblicazione di questa sentenza nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nei termini indicati in motivazione, del regime di sospensione della contrattazione collettiva, risultante da: art. 16, comma 1, lettera b), del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 15 luglio 2011, n. 111 … “.
Abbiamo festeggiato, nei giorni scorsi, i due anni della sentenza della Corte Costituzionale che, dopo il lungo ed oneroso iter processuale intrapreso dalla FIALP CISAL, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del reiterato blocco del rinnovo dei contratti di lavoro dei dipendenti pubblici.
In questi due anni i lavoratori pubblici e le loro famiglie, già penalizzati dal mancato rinnovo dei Contratti di lavoro dal 2009, hanno aggiunto ulteriori perdite al potere d’acquisto delle retribuzioni e, mai dimenticarlo, delle future pensioni.
In questi due anni il Governo ha comunque ottenuto il raggruppamento dei comparti di contrattazione, come previsto da una delle tante disposizioni della c.d. Riforma Brunetta, mancando però, l’obiettivo di sopprimere organizzazioni sindacali autonome ed ha varato la c.d. Riforma Madia, ovvero l’ennesima Riforma delle Pubblica Amministrazione, più utile ai deliranti attacchi dei mass media, ossessionati dalle campagne denigratorie contro i lavoratori pubblici, che all’efficienza/efficacia della macchina statale a beneficio dei cittadini e del sistema delle imprese.
La citata ministra, poi, dettando all’ARAN gli indirizzi per il rinnovo dei contratti, ammette essa stessa l’inadeguatezza delle risorse stanziate, rinviando alla prossima legge di stabilità.
Oggi, infatti, a fronte di otto anni di blocco contrattuale il Governo offre un caffè, al giorno.
Ed è sulla base di quegli indirizzi che si è aperto all’ARAN mercoledì 19 luglio, il primo dei tavoli di contrattazione, quello per il rinnovo del CCNL dei dipendenti del nuovo Compartone delle Amministrazioni delle Funzioni Centrali (Ministeri, Agenzie fiscali, INPS, INAIL altri Enti pubblici). L’ARAN, infatti, ha aperto i lavori elencando pedissequamente i “capoversi” della Direttiva del Ministro in carica.
In poche parole l’ARAN ha illustrato quella che è la piattaforma della controparte, del datore di lavoro, soffermandosi su alcuni punti per essa di particolare interesse: i vincoli finanziari, le novità della Riforma Madia su disciplina e valutazione, la previdenza complementare. Nessuna fuga in avanti, nemmeno timidi commenti, o approfondimenti o riflessioni sul documento del Ministro.
Nei diversi interventi delle OO. SS. si ritrovano considerazioni comuni riguardo alla scarsità delle risorse previste per il rinnovo del contratto, peraltro molta parte da ricercarsi con la futura legge di stabilità, nonché alla loro destinazione che, diversamente dal sindacato, la controparte vorrebbe indirizzata anche alla retribuzione accessoria ed a favore, lo diciamo noi, di “politiche redistributive”. Ci riferiamo all’opportunità già più volte manifestata dal Governo, di distribuire le risorse verso le retribuzioni più basse, capovolgendo e/o demolendo, così, la scala parametrale tra le retribuzioni. Ci domandiamo, banalmente, avrà ancora un senso retribuire di più chi ha più responsabilità e professionalità ?
Per non parlare, poi, della necessità, a parere del Governo, di ricercare all’interno del contratto soluzioni per annullare il rischio che incrementi del contratto vanifichino l’erogazione del bonus fiscale, i famosi 80 Euro di Renzi.
Siamo al paradosso: il Ministro, con la Direttiva, da una parte richiama i limiti della contrattazione rispetto ai vincoli previsti dalle norme e questo lo fa per frenare i scalpitii di coloro che intravedono nella Riforma Madia l’apertura di ampi spazi, di praterie, per la contrattazione a dispetto della legislazione.
Dall’altra devolve volentieri alla contrattazione (sic!!) l’aggiramento delle norme che hanno previsto e regolato l’erogazione del bonus in questione.
La nostra Organizzazione ha da tempo approvato la propria Piattaforma Contrattuale. Tra gli obiettivi fondamentali, oltre al recupero economico per le retribuzioni, compreso il danno previdenziale maturato in questi lunghi anni, si rivendicano la necessità del superamento del fenomeno del mansionismo ed un generale riconoscimento degli sviluppi professionali e dell’esercizio dei ruoli di maggior contenuto e responsabilità.
Dovrà essere il Contratto, poi, a contenere e rispondere alle disposizioni del citata riforma sulle materie della disciplina e delle performance.
Resta, ancora, la necessità di salvaguardare le specificità delle singole amministrazioni, sia riguardo alla qualità dei servizi offerti all’utenza, sia nei confronti del c.d. utente interno, rispettando le storie lavorative e le dinamiche professionali sviluppatesi.
Inoltre tra le richieste che la nostra Organizzazione porta al tavolo segnaliamo quelle che dovranno avere un impatto positivo su lavoratrici e lavoratori riguardando i temi della malattia e della flessibilità della prestazione lavorativa anche in ottica “tutela della famiglia”.
Infine sottolineiamo alcune nostre specifiche richieste come la decorrenza del CCNL, che deve essere 1 gennaio 2015, in considerazione e rispetto della nota sentenza della Corte Costituzionale del giugno 2015, una definizione dell’architettura contrattuale che abbia a riferimento anche la passata composizione dei comparti, un nuovo modello di relazioni sindacali per un recupero attivo e del ruolo del sindacato, l’omogeneizzazione nelle singole amministrazione dell’interpretazioni applicativa di specifici istituti contrattuali (ferie, malattia, permessi, part-time, ecc..). Con forza è stata espressa la contrarietà a modalità occulte di adesione alla previdenza complementare.
Attendiamo ora la replica della controparte nella prossima riunione.