“IL CORPO È MIO”

Nota introduttiva di questo numero è la trattazione di un argomento di interesse fondamentale e di ricorrente attualità, attraverso l’analisi dei punti salienti del Primo rapporto delle Nazioni Unite rivolto all’autonomia corporea, un tema scottante che riguarda il sacrosanto diritto della persona, a prescindere dall’età ed orientamento sessuale, di poter scegliere in ogni parte del mondo il proprio percorso esistenziale all’interno di qualsiasi contesto sociale, geografico, culturale e familiare, nel rispetto del principio di uguaglianza e della differenza di genere.(La Redazione)

“IL CORPO È MIO”

Primo rapporto delle Nazioni Unite dedicato all’autonomia corporea

Il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) ha da poco pubblicato il suo studio sullo stato della popolazione nel mondo nel 2021, dedicandolo per la prima volta alla bodily autonomy, alla capacità cioè di fare scelte per il proprio corpo senza subire pressioni, interferenze esterne o timore di subire violenze.  

Sembra tautologico affermare che il nostro corpo ci appartiene: e a chi altri se non a noi stessi? Eppure la realtà nel mondo è profondamente diversa. Tutti abbiamo diritto all’autonomia corporea e quindi tutti dovremmo avere il potere di prendere decisioni autonome sul nostro corpo e chi ci circonda, e la società in generale, dovrebbero rispettare queste decisioni. Tuttavia milioni di persone, soprattutto donne e bambine, vedono negarsi il proprio diritto a dire “no” alle relazioni sessuali, alla scelta con chi sposarsi, o ad avere figli nel momento che ritengano adeguato. Privare di tale diritto fondamentale rafforza le disuguaglianze e la violenza generate dalla discriminazione di genere. Al contrario quando le donne e le bambine possono prendere le decisioni fondamentali, che riguardano il proprio corpo, ne ricavano vantaggio non solo in termini di autonomia ma anche di salute, istruzione, reddito e sicurezza. Tutto ciò dà luogo ad un mondo più giusto, favorisce il benessere umano e conseguentemente beneficia tutti noi.

 L’UNFPA sviluppa da anni programmi per appoggiare le persone nella rivendicazione dei propri diritti e decisioni lungo tutto l’arco della propria vita. Sin dal 1994 i programmi messi in atto dall’istituzione si rivolgono non solo alle donne ma anche a persone con orientamento sessuale e di genere diversi, persone con disabilità e minoranze etniche e razziali. Tra i vari interventi che l’UNFPA patrocina vi sono i programmi di pianificazione familiare e quelli che promuovono la partecipazione degli uomini alla cura dei figli.  In collaborazione con l’Unicef, il Fondo Tematico per la Salute Materna cerca di porre fine ai matrimoni infantili, una pratica che nega l’autonomia delle bambine, e alle mutilazioni genitali, violazione dell’integrità corporale. La Conferenza di Nairobi del 2019 su Popolazione e Sviluppo, che ha visto la partecipazione di nazioni, società civile, istituzioni per lo sviluppo ed altre entità, ha voluto rafforzare l’Agenda adottata venticinque anni prima dal Vertice del Cairo. L’impegno è quello di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite entro il 2030 e la salute sessuale e riproduttiva universale è al centro di questo programma: porre fine alla povertà, sicurezza, salute e benessere, realizzare l’uguaglianza di genere e comunità sostenibili, tra i molti altri obiettivi.

Con il rapporto di quest’anno l’UNFPA si propone di dimostrare che l’autonomia fisica è un diritto universale che deve essere rispettato. Allo stato attuale, con un peggioramento dovuto alla pandemia da Covid-19, la cifra delle donne e delle bambine, esposte a violenza di genere e a pratiche nocive come il matrimonio precoce, ha raggiunto livelli senza precedenti. Le forze che impediscono l’integrità e l’autonomia corporea hanno molteplici dimensioni. Al fondo la causa fondamentale è la discriminazione di genere, che riflette e sostiene i sistemi patriarcali di potere e dà luogo a disuguaglianza di genere e mancanza di potere e autodeterminazione. Le norme discriminatorie sono perpetuate dalle comunità ma spesso vengono rafforzate dalle istituzioni politiche, economiche, giuridiche e sociali, come le scuole, i mezzi di comunicazione, e incluso dai servizi per la salute, specialmente per quella sessuale e riproduttiva. Malgrado il fatto che in numerosi paesi esistano espressi diritti costituzionali in materia di uguaglianza di genere, sul piano mondiale le donne in media godono solo del 75% dei diritti giuridici degli uomini (Segretariato Generale delle Nazioni Unite, 2020). In molti casi donne e bambine mancano della possibilità di combattere queste disparità per la scarsa partecipazione alle decisioni politiche e risulta ridotta anche la capacità di avere influenza su ogni altra forma di adozione di decisioni. La marginalità economica, che va a ridurre l’indipendenza economica della donna, ne rende debole anche il potere di prendere decisioni autonome che riguardino il proprio corpo. La disuguaglianza di genere viene amplificata da altre fonti di discriminazione dovute all’età, razza, etnia, disabilità ed anche all’ubicazione geografica. L’intersecarsi di tutte queste condizioni negative non fa che aumentare rischi e impossibilità di esercitare i propri diritti. Purtroppo oggi nessun paese al mondo può affermare di aver raggiunto pienamente la parità di genere. Se così fosse non registreremmo più violenze contro le donne e le bambine, divario salariale, disuguaglianza nella distribuzione dei posti direttivi, ingiusti carichi di lavoro domestico non retribuito, mancanza di servizi per la salute riproduttiva integrali e di qualità, né attentati contro l’autonomia corporea.

C’è da chiedersi come e se sia possibile quantificare il potere di decisione in materia di attenzione alla salute e libertà di scelta nella sfera sessuale, che è un aspetto fondamentale per dare potere e forza alle donne in generale, poiché questa acquisizione aumenta le probabilità di esercitare controllo in altri ambiti di vita. E’ ormai evidente che una donna, una adolescente con scarsa autonomia corporea ha meno probabilità di controllare la sua vita domestica, la sua salute e il suo futuro e di fruire dei suoi diritti. La nozione di autonomia nell’ambito dell’empowerment della donna è emersa negli anni ’70 e si è unita all’aggettivo corporeo nel Programma di Azione, implementato dalla Conferenza Internazionale e dello Sviluppo del 1994. Si trattava di una iniziativa pioniera che poneva come pietra miliare per lo sviluppo sostenibile di cui oggi si parla in ogni situazione, senza ben circoscriverne il senso, favorire l’autonomia delle donne e migliorarne la condizione politica, sociale, economica e sanitaria. Molteplici sono le pratiche che lo studio evidenzia nelle società e nei dati presi a campione: si va dai matrimoni infantili a quelli forzati, dagli abusi su persone con vari tipi di inabilità fino alla schiavitù. Sono circa 40 milioni le persone che subiscono una qualche forma moderna di schiavitù, che è la massima forma di negazione dell’autonomia ed integrità. Le pratiche che abbraccia il termine schiavitù sono molteplici come il lavoro forzato, la servitù per debiti, la tratta di persone. Non mancano altri fenomeni che concorrono a rendere difficile l’autonomia corporea come le crisi umanitarie che smantellano le reti familiari, sociali e giuridiche esponendo al rischio di violenze sessuali, oltre ad aumentare la percezione generalizzata che l’onore delle bambine e delle donne, e quindi dei loro familiari, sia in pericolo. I contesti di conflitti e successivi a questi sono particolarmente favorevoli alla violenza di genere a causa della dissoluzione dello stato di diritto, della sicurezza, della perdita di capitale economico e sociale, le limitazioni alla libertà femminile. Come non ricordare le ideologie estremiste, che hanno sconvolto vaste aree, che hanno fomentato e fomentano il sequestro di donne e bambine da parte di gruppi armati, basti pensare a Boko Aram in Africa Centrale.

L’azione per favorire la bodily autonomy naturalmente passa attraverso l’applicazione di tutto un armamentario giuridico già esistente, programmi sostenuti da vari organismi, ma soprattutto mediante l’istruzione ed il sostegno all’autonomia economica.

di Rosaria Russo