L’imprevista pandemia globale ha inciso in modo impattante sullo scenario economico del Paese: è previsto un calo del Pil del 9% nel 2020, ma si stima che potrebbe crollare del 13%. Questo è quanto ha affermato il Governatore Ignazio Visco il 29 maggio scorso nelle Considerazioni finali, in occasione della diffusione della Relazione annuale sul 2019 di Bankitalia.
Le parole di Visco sono molto incisive “possiamo solo riconoscere di sapere di non sapere”, poiché non si tratta soltanto di una crisi economica, ma di una situazione che non ha precedenti, una crisi che muterà le abitudini, i comportamenti e la stessa organizzazione della società.
Il divario tra ricchi e poveri, ossia la disuguaglianza nella distribuzione del reddito netto equivalente da lavoro, misurata dall’indice di Gini, nel primo trimestre del 2020 è aumentata di 2 punti percentuali arrivando al 37%. Eppure, gli interventi del Governo sono stati imponenti per affrontare tale crisi, per la quale sono stati impiegati circa 75 miliardi di euro, che corrispondono al 4,5% del PIL.
In merito alla sostenibilità del debito pubblico, il governatore è ottimista, “la sostenibilità del debito italiano –asserisce- non è in discussione, anche se è previsto un aumento dal 135 % al 156% del debito rispetto al PIL. A tal proposito, l’Italia dovrebbe tornare a crescere e a fare avanzi primari.
Inoltre, preoccupante è lo shock subìto dal mercato del lavoro, gli occupati diminuiranno del 3,8% e avremo 887.680 lavoratori in meno nel 2020. Molti diventeranno precari. I più colpiti sono i giovani, i lavoratori stagionali, i contrattualizzati a termine e gli autonomi. Per queste ragioni, Visco invoca la necessità di un nuovo contratto sociale, ossia di un diverso ed innovativo rapporto tra governo e imprese, economia reale e finanza.
Per quanto concerne il credito, la manovra del governo per offrire liquidità alle imprese è stata incisiva, tuttavia, non sono mancati attriti tra banche e imprese, dovuti alla ingente mole di richieste ricevute dalle banche e ai timori delle stesse di truffe e riciclaggio di denaro. Nonostante ciò, il credito alle società è aumentato di 22 miliardi di euro. Il fondo centrale di garanzia ha ricevuto un numero di richieste di finanziamento molto ingente: sono pervenute circa 395.000 domande per 18 miliardi di euro, il 90% delle quali interamente garantite dallo Stato. Al riguardo vi è il timore che i suddetti prestiti possano creare crediti deteriorati per le banche, mettendole in difficoltà. Pertanto, potrebbe essere necessario un intervento di salvataggio preventivo delle banche. A livello globale, vi è il rischio di una deflazione, che porterebbe a un declino dei prezzi e della domanda aggregata. Lo spread è ancora a livelli inaccettabili per la nostra economia.
Tuttavia, Visco dice di “non perdere la speranza”. “L’Italia – afferma- può farcela”. Il fondo europeo di 750 miliardi di euro per trasferimenti e prestiti agli stati europei costituisce un’importante opportunità, al fine di predisporre misure monetarie proporzionali alla gravità della crisi. Occorre un eccezionale sforzo tecnico e di progettazione per sfruttare le opportunità offerte, ma i fondi europei non potranno essere gratuiti. Visco sostiene, dunque, che occorre un uso attento dei nuovi fondi, invocando in proposito la teoria generale dell’occupazione di Keynes, secondo la quale per gestire una grande guerra serve un piano che consenta di resistere a lungo, che punti su un periodo di sacrifici generali, concepito in uno spirito di giustizia sociale. Se l’Italia non perderà la speranza e seguirà tali raccomandazioni, sicuramente riuscirà ad uscire da questa crisi più forte di prima.
di Manuela Messina