Colpo di scena (con stravolgimento delle regole annesso) al Concorso Coesione per l’assunzione di 2.800 tecnici specializzati nelle amministrazioni del Mezzogiorno, il primo a seguire la formula del ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta e che puntava ad accelerare le procedure di selezione. Dopo le polemiche dei mesi scorsi e il malcontento degli under 30, penalizzati dalle nuove modalità di reclutamento, che prevedevano una fase pre-selettiva basata sulla valutazione dei titoli, alle selezioni vere e proprie (ossia alla prova scritta) si è presentato in media il 65% degli ammessi e, in alcune regioni, non si è arrivati neppure alla metà degli 8.582 candidati ammessi per titolo. Nessuno poteva certo aspettarselo, dato che le domande arrivate erano state più di 81mila. Di fatto, il Dipartimento della Funzione Pubblica è stato costretto a rivedere la soglia di sbarramento per la partecipazione alla prova scritta e ad ammettere gli altri 70mila candidati di cui erano già stati valutati i titoli nella fase pre-selettiva. In pratica saranno selezionati anche i candidati ‘scartati’, mentre resteranno fuori tutti quelli che non avevano fatto proprio domanda, scoraggiati esclusivamente dalle nuove regole, perché consapevoli di non poter contare su una formazione più specialistica ed esperienze professionali pregresse. La scelta, invece, è stata quella di procedere con un decreto di modifica del bando, data “l’assoluta necessità – spiega lo stesso Dipartimento – di garantire l’interesse pubblico di vedere ricoperte tutte le 2.800 posizioni ricercate”.
di Massimiliano Gonzi