Il rapporto tra Cina e cristianesimo, continuamente alimentato da secoli di scambi e di condivisione, è uno dei pilastri fondamentali per la creazione di un ponte comunicativo e il consolidamento del dialogo tra Occidente e Oriente.
Queste due realtà geograficamente distanti, infatti, condividono una storia di scambi culturali che spesso si lega all’azione evangelica della Chiesa, portata avanti da monaci missionari in Oriente che viaggiavano lungo tutta la Via della Seta fino a Chang’an (oggi Xi’an), antica capitale cinese. Questa rete commerciale millenaria tra l’Oriente e l’Occidente ha permesso ai missionari di venire a contatto con nuove idee, know-how e credenze, creando un primo vero contatto tra due mondi e realtà culturali estremamente diverse e favorendo così il progresso economico, ma anche quello culturale e sociale. Attraverso questa via di comunicazione si sono cementate alleanze, sono state accolte ambascerie e create occasioni per scambi culturali e religiosi.
L’importanza di una tale piattaforma di scambio e cooperazione ha travalicato il tempo, permettendo la creazione di una rete di cooperazione culturale che ne possa metterne a frutto l’eredità. La Belt and Road Initiative (BRI), conosciuta in Italia dal 2019 anche come Nuova Via della Seta e e in Cina come yidai yilu (一带一路), raccoglie infatti lo stesso spirito di apertura e inclusività che caratterizza la storia di questa secolare via di comunicazione, conferendo al progetto alcuni valori fondamentali, quali: la comprensione reciproca, la cooperazione pacifica, il mutuo vantaggio. In tal senso, la BRI nasce anche grazie all’azione di questi missionari cristiani, che hanno contribuito a forgiare lo stesso “people to people bond” che ha permesso la creazione di legami e relazioni stabili tra popoli molto diversi e che è diventato uno dei pilastri della Nuova Via della Seta.
La Nuova Via della Seta non è solo un’iniziativa di natura economica e commerciale, ma è prima di tutto un programma culturale pacifico, perché solo grazie alla conoscenza degli altri Paesi possono essere instaurate relazioni commerciali solide e durature. Solo attraverso un forte e costante processo di pacificazione, inoltre, si può dare vita a iniziative di cooperazione culturale o commerciale di lungo periodo, imprescindibili per le imprese italiane e in grado di ottenere numerosi benefici comuni. Tale prospettiva, mette al centro di questo processo il tema della pace, della concordia e della vicinanza tra i popoli, quanto mai fondamentale nel periodo emergenziale che stiamo vivendo a livello internazionale.
Oggi il legame che unisce la Cina al mondo cristiano è ancora più forte ed è rappresentato dagli ultimi contatti intercorsi tra la Santa Sede e il governo cinese, volti ad avvicinare due grandi potenze del nostro tempo, una rilevante dal punto di vista geopolitico ed economico, l’altra da quello spirituale. Una possibile visita del Santo Padre alle principali diocesi del “Celeste Impero”, inoltre, segnerebbe una nuova pietra miliare non solo nel dialogo interreligioso, ma anche in quello tra Occidente e Cina, dove la Chiesa cattolica conta già parecchi milioni di fedeli, e che potrebbe altresì creare un importante ponte diplomatico tra queste due realtà. Tale evento storico, inoltre, imprimerebbe un nuovo stimolo per la ricerca e riaffermazione dello stesso processo di pacificazione che è alla base della Belt and Road Initiative, innescando in Cina un nuovo percorso di valorizzazione dei diritti umani, più vicino all’etica e i valori cristiani, che contribuirebbe ad eliminare uno dei principali “punti caldi” nel dialogo tra Cina e Occidente.
In una situazione globale di crescente multilateralismo, infatti, tutto ciò ci ricorda quanto il valore del dialogo e della cooperazione tra i popoli e le istituzioni possa influenzare profondamente il nostro tempo, rendendoci partecipi dell’incontro tra i primari attori di una svolta che possa portare alla costruzione di un nuovo futuro condiviso, più equo e basato su valori concreti che puntano non solo allo sviluppo economico, ma anche al raggiungimento della sostenibilità sociale.
di Michele De Gasperis
Michele De Gasperis, esperto di internazionalizzazione e attrazione di investimenti esteri per le imprese italiane e consulente per istituzioni, società private, enti e amministrazioni pubbliche. È professore e presidente del Dipartimento Belt and Road dell’Università delle Nazioni Unite per la Pace di Roma e il Fondatore e Presidente dell’Istituto Italiano OBOR – 意 大 利 一 带 一 路 研 究 机, un’istituzione italiana che mira a creare sbocchi commerciali e di cooperazione lungo le rotte di Belt e Road.