I numeri del 2021 sono impietosi: 109 donne uccise dall’inizio dell’anno (contro i 101 del 2020), praticamente un femminicidio ogni tre giorni. Fa riflettere anche il dato sugli autori delle violenze: 93 si sono consumati in ambito familiare o affettivo (ben 63 perpetrati dal partner o da un ex, con un aumento di quattro unità rispetto all’anno precedente); inoltre, quattro donne su dieci lasciano figli piccoli orfani. Si è calcolato che siano 89 al giorno le donne che subiscono violenze di genere, e anche in tal caso l’autore è spesso il partner o una persona con la quale in precedenza c’era stata una relazione affettiva. Tra le regioni più colpite dal fenomeno criminoso Sicilia e Campania (rispettivamente 172 e 152 ogni 100mila abitanti). Positivo il fatto che siano in deciso aumento le chiamate al numero antiviolenza e antistalking (1522), cresciute dell’80%, a riprova che sta decollando la cultura della denuncia sociale. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, parlando a Catania in occasione dalla campagna antiviolenza della Polizia di Stato intitolata “Questo non è amore”, ha ribadito la necessità di norme più incisive, circa la stesura delle quali sta collaborando con la collega responsabile della Giustizia Marta Cartabia. In particolare, saranno varate proposte di legge, che passeranno quanto prima al vaglio delle Camere, dove si preveda un innalzamento delle pene minime edittali e l’estensione dei casi dove si possa disporre per legge l’arresto in flagranza (attualmente obbligatorio solo per gli illeciti con pena minima di cinque anni). Un altro dei limiti da superare è quello della procedibilità a querela della persona offesa, prevedendo invece la perseguibilità d’ufficio, evitando che minacce e violenze possano consentire ai responsabili di restare impuniti. Ulteriore opzione allo studio sarebbe il braccialetto elettronico, per monitorare gli spostamenti dei rei e garantire il rispetto degli obblighi di allontanamento dalla casa familiare e/o del divieto di frequentare luoghi dove si reca la persona offesa, prescrivendo in caso di rifiuto o violazione l’arresto domiciliare. Maria Stella Gelmini, ministra per gli affari regionali e le autonomie, ha proposto a sua volta di estendere alle donne vittima di violenza le stesse tutele previste per i collaboratori di giustizia (cd. Pentiti), garantendo così un adeguato e concreto supporto economico, sociale e lavorativo.
di Paolo Arigotti